“To Øl” ovvero “due birre” (in danese) ma anche due ex-homebrewer ora birrai “zingari”, senza impianti propri. Sono Tobias Emil Jensen e Tore Gynth che nel 2005 al liceo si ritrovano come insegnante di matematica e fisica un tale Mikkel Borg Bjergsø, alias Mikkeller. La direzione scolastica li autorizza ad utilizzare la cucina fuori dagli orari accademici e così si ritrovano, principalmente di notte, a far parte di un piccolo gruppo di aspiranti birrai-scolari guidati da Mikkel. Mentre il loro professore nello stesso anno abbandona rapidamente la vita accademica per dedicarsi a tempo pieno alla birra e diventare Mikkeller, i due studenti partono solamente nel 2010 perché, a loro dire, quando avevano 16 anni "la birra non era esattamente la loro priorità". E partono ricalcando il modello di business del loro mentiore, ovvero quello di essere birrai vagabondi. Il battesimo d’esordio lo tiene ovviamente Mikkeller, con una birra collaborativa tra due birrai-non-birrai (!), la Overall IIPA, che porta loro un po’ di notorietà, necessaria a passare dai 5300 litri prodotti nel 2010 ai 124300 del 2012. Nel 2013 Ratebeer li mette tra i 50 migliori birrifici al mondo, a voi decidere se sia giusto includere in tale classifica gente che sì, va bene, realizza ricette sulla carta ma se le fa poi produrre da qualcun altro. Quell’altro è soprattutto De Proef, birrificio belga molto richiesto ed impegnato, che probabilmente ha trovato per loro posto "in agenda" proprio grazie all'intercessione (leggasi fatturato) del cliente "abituale" Mikkeller. Ed in società con l'ex insegnamente hanno anche aperto il secondo Mikkeller bar a Copenhagen, il Mikkeller & friends: quaranta spine (ed il privilegio, dicono, di essere l'unico luogo al di fuori degli Stati Uniti dove potete bere Three Floyds alla spina), 200 bottiglie in carta, ed un adiacente beershop nel vibrante quartiere di Nørrebro. Insomma, non vi annoierete a Copenhagen. Nel frattempo, in nemmeno tre anni di vita To Øl ha messo in circolazione una trentina di birre, incluse le immancabili versioni "barrel-aged". Evitiamo per il momento i passaggi in legno, e soffermiamoci su una più regolare Black IPA, chiamata Black Maria. La copertina un po' surreale è un collage di quattro fotografie scattate nel cortile interno della stazione di Polizia di Copenhagen; la birra stessa è dedicata (non proprio affettuosamente, crediamo) al comandante di polizia Bjarne. In copertina anche una citazione da The Guns of Brixton dei Clash, dal mitico doppio album London Calling: ”No Need For The Black Maria – Good Bye to the Brixton Sun”, dove però al posto "del sole di Brixton" troviamo "il sole dell'est". L'etichetta dell'importatore italiano sbriga la pratica ingredienti un po' troppo velocemente, ma oltre ad acqua, lieviti, malto (Carafa, caramel e chocolate) e luppolo (Columbus, Centennial, Galaxy e Cascade) ci sono anche lattosio e fiocchi d'avena. Ed è effettivamente nera, questa black IPA; la schiuma che si forma, color nocciola, finissima e cremosa, molto compatta, è praticamente indissolubile. L'apparenza in questo caso non inganna: eccezionale anche l'aroma, forte, pulitissimo, fresco e molto raffinato. Sentori quasi balsamici di aghi di pino, pompelmo appena tagliato; in secondo piano frutta tropicale e, man mano che la birra si scalda, emerge la leggera presenza di tostature. Affondiamo le labbra nella schiuma, per assaporare una birra dalla sontuosa sensazione palatale: corpo medio-pieno, morbidissima, quasi vellutata, mediamente carbonata. L'inizio è fruttato (pompelmo ed arancio, polpa) con un crescendo d'amaro intenso ma molto pulito ed armonioso, con una leggera prevalenza della componente vegetale/resinosa rispetto a quella torrefatta. Si capovolgono le percentuali nel retrogusto, con caffè e tostature più in evidenza rispetto alla parte vegetale. Alcool (8.1%) assolutamente non pervenuto, livello di amaro importante ed intenso, ma dosato con grande eleganza, senza mai strafare, "raschiare" o "asfaltare" il palato; birra solidissima, ma molto facile da bere. Che odiate o no i "birrai zingari", questa è una signora birra; i due ex-allievi ora soci in affari di Mikkeller l'hanno davvero pensata bene, o qualcuno l'ha realizzata in modo impeccabile per loro. La sostanza rimane comunque la stessa. Formato: 33 cl., alc. 8.1%, scad. 12/02/2015, pagata 4.00 Euro (beershop, Italia).
Nessun commento:
Posta un commento