Beer Geek Breakfast, ovvero una delle birre "storiche" della beer firm più famosa al mondo, la danese Mikkeller; un birraio con un'innegabile ed acuta capacità di fare marketing e di vendere bene i propri prodotti che, sebbene fatti presso impianti altrui, sono sì autoindulgenti ma anche di ottima qualità. Non riusciamo a stabilire se questa sia la prima birra dedicata al "geekismo", termine mutuato dalla cultura anglosassone che, nella sua accezione contemporanea, indica una persona con un'interesse, una passione fuori dal comune per qualcosa da portarlo al di fuori della "normalità". E Mikkeller non si è certo lasciato scappare questo fenomeno, alimentando e sfruttando il beer geek di turno, deliziandolo e tentandolo con decine (o centinaia ?) di birre in edizione speciale, limitata, one shot e svariate collaborazioni in giro per il mondo. L'ideale "colazione" per il beer geek è dunque questa (oatmeal) stout brassata con il 25% di (ingredienti derivati dall') avena, una bella batteria di malti (pils, smoked, caramunich, brown, pale chocolate e chocolate), luppoli centennial e cascade, caffè; una ricetta nata nel 2005, ancora prima del debutto "ufficiale" della beer firm al Danish Beer Festival del 2006. E' stata prodotta per molti anni alla Nøgne Ø, ma dal 2013 la scarsa capacità del birrificio norvegese, incapace di soddisfare prima di tutto la domanda dei clienti per le proprie birre, ha costretto Mikkel a spostarsi un po' più ad nord-ovest, sempre in Norvegia, presso la Lervig. Pare che la scelta sia caduta lì proprio perché in sala cottura, a Stavanger, c'è adesso un certo Mike Murphy; il trasloco ha anche comportato un radicale cambio di etichetta, che ha sacrificato il sobrio design scandinavo per qualcosa di più movimentato, come potete vedere in questo "post" comparativo. L'idea iniziale di Mikkel Borg Bjergsø e del suo ex-socio Kristian Klarup Keller era di creare una birra cremosa, vellutata, utilizzando appunto una grande percentuale di avena; le prime cotte sono però poco soddisfacenti, sopratutto nell'intensità della componente "caffè". I due danesi pensano allora di utilizzare direttamente del caffè nella ricetta e chiedono aiuto (per via telematica, immaginiamo) ai colleghi californiani della Alesmith che dal 2012 producono la mostruosa (imperial) Speedway Stout. I suggerimenti sono evidentemente stati colti in pieno, visto che per il (geek) Ratebeer questa Beer Geek Breakfast è la migliore stout al mondo (100/100, media 4.11) e nella classifica delle migliori birre al mondo si posiziona al numero 34. Se vogliamo guardare altrove, in quanto Ratebeer sembra avere una strana predilezione per certi birrifici, sopratutto scandinavi, c'è allora Beer Advocate che incasella questa birra tra le "american imperial stout", attribuendole comunque un 93/100 (4.16 di media) che però non le consente di entrare neppure nella top 50 di categoria. La deriva geek arriva un po' dopo, con il rilascio di almeno una decina di diverse versioni di questa birra, tra "decaffeinata", svariati barrel-aged-amenti, utilizzi di caffè più o meno pregiati e, per chi fosse invece avvezzo a fare colazione con il tè, ecco pure una English Tea Edition. La sete incombe, e questo Maggio molto poco primaverile ci spinge a chiudere un'altra faticosa giornata di lavoro con una avvolgente stout dal bellissimo color ebano, ai confini del nero, sulla quale si forma una splendida "testa" di schiuma color nocciola, cremosissima e molto persistente. Aroma complesso, pulitissimo, molto elegante: dopo la "botta" iniziale di caffè e di torrefatto, troviamo in sequenza orzo tostato, mirtilli, cenere, pancetta affumicata, cioccolato amaro e un piacevole sentore etilico (whisky). Ottime premesse, che l'arrivo in bocca sembra mantenere: cremosissima, vellutata, con un corpo medio ed una carbonazione molto contenuta, coniuga in modo quasi impeccabile morbidezza, rotondità e scorrevolezza. Il gusto è davvero molto intenso, al pari dell'aroma: eclatante la presenza di caffè e di tostature, di orzo, con leggeri sentori di prugne secche, forse mirtilli. C'è una leggera acidità che va a stemperare quella che altrimenti potrebbe risultare un liquido scuro asfalta-palato, ripulendo la bocca, alleviando per qualche secondo la pressione prima dell'arrivo di un lunghissimo retrogusto (davvero) molto amaro, stracolmo di caffè e di cioccolato amaro, leggero ritorno d'affumicato e di alcool. Stipata di caffè, amarissima, si lascia tuttavia bere con una buona facilità senza mai, pur nella sua decisa caratterizzazione, andare oltre il limite. Forse non è il drink ideale per la colazione, ma per un brunch, magari invernale, potremmo farci un pensierino; ma anche qui Mikkel è arrivato prima di noi, ed ha già creato la Beer Geek Brunch Weasel con le sue svariate degenerazioni edizioni. Non importa che vi riteniate dei beer geek o no, questa Beer Greek Breakfast è una gran bella birra e quindi va provata. Formato: 50 cl., alc. 7.5%, lotto 766 C, imbott. 20/02/2012, scad. 20/02/2014, pagata 7.50 Euro (beershop, Italia).
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