Debutta, se non erriamo, al Villaggio della Birra 2012 la prima (di nuovo, se non erriamo) saison "brettata" italiana : è la Vieille Ville del Birrificio del Ducato. Per i meno esperti, "brettata" significa che contiene lieviti selvaggi, brettanomiceti: è un po' una delle ultime mode tra i produttori di birra artigianale. Dopo il periodo delle India Pale Ale e delle birre ultraluppolate, ecco che pian piano tra il pubblico si sta diffondendo il morbo del brettanomiceto. Nessuna invenzione, sia chiaro (l'Orval viene prodotta così da sempre) ma piuttosto un ritorno alle origini, quando l'infezione dei lieviti selvaggi nelle birre era una cosa abbastanza comune e comunemente tollerata dai palati dei bevitori dell'era pre-refrigerazione artificiale. E' superfluo introdurre questa birra, anche perchè non potremmo fare meglio di quanto scrive il birraio Giovanni Campari sul sito Del Ducato: "Ricordo che fu una giornata molto intensa, calda e faticosa. Lavorammo duramente dalla mattina presto fino alla sera tardi per finire tutta la birra che c’era nel serbatoio, poiché era la prima volta che imbottigliavamo una birra rifermentata nello stabilimento di Fiorenzuola, dovevamo fare in fretta per non rischiare che gli zuccheri aggiunti alla birra innescassero la rifermentazione ancor prima dell’imbottigliamento. (...) lavorammo tutti di buona lena e senza pause nel caldo e nell’umidità di quella lunga giornata che ci fruttò 2400 bottiglie numerate da 75 cl. Questa birra era una scommessa, una scommessa forse un po’ azzardata. Fin dagli anni della prima adolescenza, quando passavo i pomeriggi con gli amici in birerria, una delle birre che mi segnò profondamente fu l’Orval. Una birra unica nel suo genere, che si distingue dalle altre trappiste per freschezza, rusticità e secchezza, ma soprattutto per quel carattere un po’ inafferrabile di complessi sentori di cuoio, cantina, pelle del salame, crosta di formaggio, ruggine; insomma una complessità notevole che si arricchisce man mano che la birra invecchia in bottiglia, trasformandola e rendendola sempre più interessante ed affascinante. Il segreto di questa meraviglia sta nel lavoro del Brettanomyces, un lievito selvaggio che viene aggiunto alla birra prima dell’imbottigliamento. Sapevo di questa pratica di Orval e volli cimentarmi in questa nuova seppur rischiosa sfida: decisi di brassare una saison base, con una ricetta molto semplice (malto pilsner, luppoli di Poperinge e lievito belga) e rifermentarla aggiungendo un singolo ceppo di Brettanomyces prima dell’imbottigliamento".
Bisognerebbe averne un cartone di Vieille Ville in cantina per aprire periodicamente a distanza di mesi una bottiglia e seguire l'evoluzione del gusto in base all'azione di questi lieviti selvaggi. Purtroppo la non facile reperibilità di questa birra ed il suo prezzo non favoriscono questa pratica; vi consigliamo piuttosto di mettere in cantina qualche bottiglia di più economica Orval se volete divertirvi e fare qualche degustazione verticale come questa. Delle 2400 bottiglie prodotte nel 2012 del primo lotto di Vieille Ville a noi è toccata la numero 1291. L'aspetto è di colore arancio pallido, opaco, mentre la schiuma è abbondante, biancastra, un po' grossolana e poco persistente. Molto interessante il naso, dove convivono alcuni dei sentori rustici tipici dei "bretta" (sudore, cuoio, acido lattico/yogurt) con note di cedro, mela verde, erbacee e - più leggere - di legno bagnato. Molto scorrevole e fresca in bocca, leggera, non molto carbonata, con il giusto livello di acquosità. Regna un equilibrio quasi miracoloso tra note di crosta di pane, frutta dolce (albicocca, arancia) ed una spiccata acidità lattica. Se a temperatura bassa si rivela essere una birra molto dissetante e rinfrescante, all'innalzarsi del termometro emerge quasi un carattere vinoso. Chiude ben asciutta, con un finale amaro tra note erbacee, scorza di agrumi ed una leggera nota vinosa. Sorprendente birra, davvero ben fatta e molto versatile, si presta sia a dissetanti e spensierate bevute estive che a una piacevole contemplazione della complessità che si cela dietro la piacevolezza rustica dei primi sorsi. Costasse come una Orval, sarebbe una birra da avere perennemente in cantina o in frigorifero. Un altro grande prodotto da uno dei migliori birrifici italiani. Formato: 75 cl., alc. 6%, lotto 152 11, scad. 12/2018, pagata 11.10 Euro (beershop, Italia).
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