Fedele al proverbio “non c'è due senza tre” ecco la terza edizione di Kill Me in The Morning, birra prodotta dal Birrificio Oldo di Cadelbosco (Reggio Emilia) in collaborazione con il beershop Wild Hops di Reggio Emilia. Sei le mani che ci lavorano, come per le precedenti due edizioni: oltre a Francesco Racaniello (birraio di Oldo), ci sono l’homebrewer Raffaele Ferrarini e Giovanni Iotti, proprietario del Wild Hops. Viene presentata lo scorso 8 dicembre come “l’ultimo capitolo della saga”, e quindi ne deduco che almeno per il momento non sono previste nuove cotte. Stesso lievito (T58), gradazione alcolica (5.5%) a metà strada tra i primi due episodi (5.3 e 5.8%); i malti sono gli stessi della Kill Me I (Pils e Maris Otter) mentre il parterre dei luppoli, oltre a quelli utilizzati per le precedenti edizioni (Perle, EK Goldings, Apollo e Chinook) vede l’aggiunta del nobile Saaz.
Nel bicchiere è di color arancio, opalescente, con un discreto cappello di schiuma avorio, a trama fine e cremosa, dalla buona persistenza. L’aroma non è particolarmente intenso ma è abbastanza pulito con predominanza di agrumi ed un contorno fatto di sentori erbacei , di spezie, cereali e biscotto. In bocca assoluto protagonista è il luppolo: leggerissima la base maltata (pane e lieve biscotto), qualche note di polpa d’arancia e poi il palato è catturato da un lungo ed intenso amaro vegetale, lievemente speziato, con qualche sfumatura di scorza d’agrumi.
Discretamente carbonata, ha una consistenza “tattile” al palato un po’ pesante che risulta alla fine un po’ in contrasto con il suo voler essere leggera e facile da bere; abbastanza pulita, chiude con una bella secchezza lasciando un lungo ed intenso retrogusto amaro, quasi balsamico, che accompagna per diversi minuti il bevitore. In questa Belgian Ale dal carattere belga surclassato dalla generosa luppolatura non c’è molto equilibrio e la bevuta si sposta rapidamente sul bordo della spremuta di luppolo, un po’ fuori controllo. Mentre la prima Kill Me In The Morning risultava una Belgian Ale moderna e piacevolmente “hoppy” (echi di De La Senne?), questo episodio conclusivo soddisferà forse i malati (cronici) di luppolo ma lascia un po’ troppo amaro in bocca - è il caso di dirlo - a chi cerca invece una birra facile da bere in grosse quantità. Il ritmo di bevuta risulta infatti molto più lento di quello che il contenuto alcolico (5.5%) potrebbe far sperare ed il palato necessita di qualche pausa defaticante - da luppolo - in più del dovuto per terminare il bicchiere. Ringrazio il beershop Wild Hops Rubiera per avermi dato la bottiglia da assaggiare.
Formato: 75 cl., alc. 5.5%, lotto AD054, scad. 15/10/2015.
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