domenica 23 ottobre 2016

Birra del Borgo ArcheoBirra Etrusca - Anfora

Il progetto chiamato "archeobirra" vede la luce il 22 ottobre 2012 quando i suoi creatori, i cosiddetti "Birreria Brothers" (Leonardo Di Vincenzo, Teo Musso e San Calagione) presentano ufficialmente la birra Etrusca all'Open Baladin di Roma. 
Le "birre ancestrali" hanno sempre affascinato Sam Calagione, fondatore del birrificio Dogfish Head; con l'aiuto e la consulenza del professor Patrick McGovern (archeologo molecolare dell’Universita’ della Pennsylvania ed esperto di bevande fermentate) nel 1999 il birraio americano ha inaugurato la propria serie delle "ancient ales" realizzando la Midas Touch, ispirata dai residui trovati nei vasi della tomba del re Mida di Frigia (Turchia odierna), vissuto all'incirca 2700 anni fa. Sono poi arrivate la Chateau Jiahu, ispirata dai reperti ritrovati in una tomba cinese di 9000 anni fa, la Theobroma, basata su quanto rivelato dell'analisi chimica di frammenti di vasi di 3500 anni fa ritrovati in Honduras, e la Ta Henket, creata grazie ai alcuni geroglifici egizi. 
Il progetto successivo guarda al mediterraneo europeo e Calagione decide di coinvolgere i suoi partner commerciali Di Vincenzo e Musso; si parte da alcune ricerche archeologiche italiane che testimoniano la presenza di bevande fermentate, come riporta il sito di Birra del Borgo: "anche se l’unica testimonianza della presenza di una bevanda chiaramente riconducibile alla birra per la presenza di luppolo e cereali e’ quella di Pombia, in provincia di Novara, risalente alla civilta’ dei Liguri, è facile pensare che anche gli Etruschi e altre popolazioni italiche della stessa epoca storica avessero già scoperto le potenzialità date dalla fermentazione dei cereali. Presso la necropoli etrusca di Casa Nocera, nei pressi di Casale Marittimo in provincia di Pisa, sono stati ritrovati in alcuni vasi funerari oggi conservati al Museo Archeologico di Cecina resti di nocciole, melograni, mele e uva, oltre ad incensieri e alveari: sostanze che servivano ad “aromatizzare” bevande, che fossero a base di uva o cereali, usate sia come offerte funerarie che nella vita comune. Anche nella necropoli etrusca di Prato Rosello ad Artimino  sono stati ritrovati incensieri e resti di pollini."
Con l'aiuto del professor McGovern e di altri archeologici e studiosi italiani i tre birrai redigono la loro interpretazione di una bevanda fermentata di epoca etrusca: grano Saragolla, miele, frutti e succo di melograno, farina di nocciole, uva sultanina, resina, radice di genziana e mirra. Il lievito viene  fornito dal professor Duccio Cavalieri, docente di Microbiologia presso il centro di Ricerca e Sviluppo della Fondazione Edmund Mach di S. Michele all’Adige: si  tratta di un lievito di oltre 1500 anni d'età, isolato da alcuni acini d'uva ritrovati in Toscana. Ognuno dei tre birrifici coinvolti nel progetto fa poi fermentare la birra in maniera diversa: terracotta (grandi anfore da 800 litri) per Birra del Borgo, legno per Baladin e bronzo per Dogfish Head. Qui trovate il video di realizzazione dell'Etrusca, alla quale vengono simbolicamente aggiunti quattro frammenti di luppolo per rispettare i requisiti imposti dalla legge.

La birra.
Fermentata in anfore di terraccotta, materiale poroso che quindi consente uno scambio con l'ambiente circostante: si presenta opaca di colore ambrato scarico, con intense venatura arancio. La schiuma biancastra, di modeste dimensioni, svanisce piuttosto rapidamente nel bicchiere. Al naso, piuttosto complesso, troviamo un caleidoscopio di profumi che includono note lattiche, di sudore e di cantina umida, di melograno ed uvaspina, agrumi, uvetta: è l'aspro a dominare, con il dolce che rimane ben in sottofondo. Il gusto non è da meno e mette in campo una complessità non facile da decifrare: la bevuta è attraversata da una netta acidità lattica che viene solo parzialmente bilanciata dal dolce del miele, del caramello e dell'uvetta. C'è l'asprezza del melograno e dell'uva acerba, c'è una nota acetica che a tratti risulta un po' fastidiosa e c'è una delicata speziatura (mirra?) che a me ricorda lo zenzero: meglio farle raggiungere la temperatura ambiente e far sì che emerga maggiormente il suo carattere vinoso, capace di smussare quasi del tutto le spigolature acetiche. Chiude molto secca, con un accenno amaricante lattico e di frutta secca, qualche suggestione di agrume: l'alcool dichiarato (9.3%) è praticamente impercettibile e l'Etrusca risulta alla fine una birra rinfrescante, mediamente carbonata, che si potrebbe bere senza nessuna difficoltà. E' piuttosto la sua natura sperimentale a suggerirne il lento sorseggiar per cercare di carpirne tutte le diverse sfaccettature.
Formato: 33 cl., alc. 9.3%, lotto LS 369 14A, scad. 04/2017, prezzo indicativo 7.00-8-00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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