L’ultimo Salone del Gusto che si è da poco concluso a Torino mi è parso dal punto di vista brassicolo un po’ sottotono rispetto alle edizioni precedenti; se l’Italia era ben rappresentata da quasi cinquanta birrifici, il resto del mondo ha invece segnato il passo con una presenza sempre più ridotta rispetto alle edizioni in cui, per esempio, dominava il glorioso stand dell’American Brewers Association. Al di là di alcuni stand presenziati in pompa magna da importatori e distributori italiani, passeggiando lungo i viali del Parco del Valentino dedicati al “resto del mondo” le occasioni per bere qualcosa si potevano contare sulle dita di un mano.
Dall’Irlanda del Nord sono arrivate qualche bottiglie del microbirrificio Glens of Antrim inaugurato nel 2014 a Murlough, sobborgo di Ballycastle, contea di Antrim, all’estremità settentrionale dell’isola; lo fondano Pat ed Isabella McCarry, marito e moglie che si occupano di tutto, dalla produzione all’etichettatura. Il nome scelto è ovviamente dedicato alle omonime nove vallate, strette e profonde, che si estendono dalla riva del lago Lough Neagh e arrivano sino al mare.
Tre le birre offerte dal microbirrificio: una Irish Red Ale chiamata Rathlin, una golden ale chiamata Fairhead e Lizzie's Ale, l’ultima nata dedicata ai mesi più caldi dell’anno.
Iniziamo ovviamente dalla Rathlin, classica Irish Red Ale dedicata all’omonima isola che si trova al largo delle coste dell'Antrim; di colore ambrato con riflessi rossastri, forma un bel cappello di schiuma ocra, cremosa e compatta, molto persistente. Al naso, di modesta intensità, emergono note di biscotto e cereali, frutta secca; in sottofondo la leggerissima presenza di esteri (frutti rossi) in uno scenario dove la fragranza dei malti si scontra con una pulizia non proprio impeccabile. Uno scenario abbastanza simile si ripropone anche al palato: ai cereali e al biscotto s’affianca un po’ di caramello, con leggere note amaricanti terrose e di frutta secca a bilanciare la dolcezza. Ci sarebbe la giusta secchezza, coerente con i dettami dello stile, ma con qualche scivolata di troppo nell’astringenza. Una birra facile da bere che non rinuncia all'intensità, poco carbonata. leggera e molto scorrevole: fedele alla tradizione, un po’ carente di personalità è soprattutto la pulizia che andrebbe migliorata.
La Blonde Ale estive è invece una dedica a Lizzie, la zia di Pat responsabile dei narcisi piantati attorno al birrificio che ogni anno fioriscono annunciando la fine dell'inverno e l'arrivo della bella (o quasi) stagione.
Si presenta di un bel color oro antico velato, con una compatta testa di schiuma appena biancastra, dalla buona persistenza. L'aroma è delicato ed elegante, anche se non pulitissimo, e regala un gradevole bouquet composto da profumi floreali, di crosta di pane e di miele, cereali e di agrumi (arancia). Birra estiva che scorre ovviamente velocissima e che si lascia bere senza impegno, grazie anche alle poche bollicine. Cereali, miele, arancia e mandarino continuano in bocca il percorso aromatico, mentre la bevuta si chiude con un amaro zesty un po' timido e corto. Perdonabile la leggerissima presenza di diacetile in una bottiglia che si colloca in quella tradizione delle birre che accompagnano, pinta dopo pinta, una serata al pub senza reclamare nessun ruolo di protagonismo e senza mai stancare il palato di chi le beve. Chiamatele "session beer", se vi piace. La secchezza tuttavia non è impeccabile e lo stesso si può dire del livello di pulizia; anche questa Lizzie's Ale pecca un po' nel carattere ma nel complesso mi è sembrata più convincente rispetto alla Rathlin.
Due birre di discreto livello con ampi margini di miglioramento: pulizia innanzitutto e personalità, perché una birra può essere sessionabile, leggera e facilissima da bere pur mostrando un carattere deciso.
Nel dettaglio:
Rathlin Red, formato 50 cl., alc. 4.8%, scad. 20/08/2017, 3.00 Euro
Lizzie's Ale, formato 50 cl., alc. 4.6%, scad. 20/08/2017, 3.00 Euro
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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