Arriva nella primavera del 2015 la prima India Pale Ale del Birrificio Italiano, quando la moda per questo stile è già scoppiata da tempo e ormai quasi ogni birrificio ne propone una. In verità la birra, ancora senza nome, appare per la prima volta nell’aprile del 2014 alle spine del locale Luppolo 12 di Roma; la ricetta ha evidentemente ancora bisogno di qualche assestamento per soddisfare completamente Agostino Arioli al fine del lancio commerciale ufficiale che avviene dodici mesi dopo.
Asteroid 56013, questo il nome scelto per una IPA che guarda alle interpretazioni della West Coast e che rende omaggio al luppolo protagonista della Craft Beer Revolution americana, quella varietà numero 56013 che fu raccolta per la prima volta nel 1968 alle Mission Bottom Farms di Salem, Oregon. L’intenzione era di trovare un sostituto per il popolare luppolo tedesco Hallertau Mittelfruh, ma i birrifici ai quali fu fatto provare non si mostrarono particolarmente interessati ad utilizzarlo su larga scala. All’inizio degli anni ’70 il prezzo dei luppoli nobili tedeschi subì un forte aumento a causa del Verticillium, un fungo parassita che ne aveva parzialmente compromesso i raccolti; nel 1972 il birrificio Coors decise di acquistare grossi quantitativi di questo luppolo che fu rinominato Cascade in onore della catena montuosa del Nord-ovest; anche Fritz Maytag e la sua Anchor Brewing Company iniziarono ad utilizzarlo per la Liberty Ale, e lentamente le note agrumate (pompelmo) di questo luppolo divennero caratteristiche quasi imprescindibili di ogni American Pale Ale o India Pale Ale che veniva prodotta dai microbirrifci americani.
L’etichetta e il nome scelto rimandano invece a Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Ecupéry, in questo caso impegnato ad annaffiare e a far crescere una piantina di luppolo su uno dei tanti asteroidi.
Nel bicchiere si presenta velata e di colore ramato, con sfumature dorate: la schiuma è bianca e compatta, cremosa, con una buona persistenza nel bicchiere. L’aroma non è quell’esplosione di profumi, talvolta un po’ cafoni, tipica di molte West Coast IPA: mi sembra che si sia scelto di privilegiare l’eleganza e l’armonia, con i profumi di resina e aghi di pino che vengono bilanciati da quelli fruttati di pompelmo, mandarino e ananas. Al palato miele ed un tocco biscottato costituiscono la base maltata a supporto della generosa luppolatura che impartisce subito note di pompelmo e di resina alla bevuta, con un crescendo che sfocia in un finale intenso ed elegante, pungente, piacevolmente rafforzato da un delicato tepore etilico. Corpo medio ed una quantità di bollicine piuttosto modesta danno forma ad una bevuta molto scorrevole e morbida; nonostante la giovane età (imbottigliata a metà agosto) i luppoli di questa bottiglia di Asteriod 56013 non brillano particolarmente di freschezza, ricordando in alcuni passaggi quelli delle IPA Americane che si sobbarcano le attraversate dell'oceano: buone ma quasi prive di anima. In lei non trovo il "sole" della California, la frutta (tropicale) è quasi assente e quello che c'è assume più le sembianze della marmellata che della fragrante frutta fresca; una buona bevuta che tuttavia non lascia completamente soddisfatti.
Formato: 33 cl., alc. 6.6%, lotto 1030, imbott. 11/08/2016, scad. 01/01/2017, prezzo indicativo 4.50/5.50 Euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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