Del debutto europeo (Berlino) di Stone Brewing Company già si era parlato: lo scorso giugno sono sbarcate la Stone IPA e l'Arrogant Bastard, per una partenza che personalmente mi ha lasciato con qualche dubbio. Birre buone, ma ancora lontane parenti di quelle muscolose e aggressivamente luppolate prodotte negli Stati Uniti. A luglio si sono aggiunte altre due birre, sempre proposte in lattina: la iconica Ruination IPA e la Cali-Belgique IPA.
Quest'ultima nasce nel 2008, l'anno in cui Steve Wagner (birraio e co-fondatore di Stone) e Mitch Steele (headbrewer) si recano in Belgio dove hanno l'occasione di bere alcune Belgian Ale molto luppolate e vogliono realizzare qualcosa di simile in California. Le idee si concretizzano nella realizzazione della 08.08.08 Vertical Epic Ale, una birra occasionale il cui ceppo di lievito belga viene coltivato nel mosto della IPA di Stone: il risultato soddisfa Wagner e Steele i quali decidono di mettere in produzione regolarmente una Belgian IPA, chiamandola Cali-Belgique. I luppoli utilizzati sono Magnum, Centennial e Chinook, quest'ultimo anche in dry-hopping.
La birra.
L'avevo già bevuta a metà agosto, ad un mese dalla messa in lattina, ma non avevo avuto l'occasione di farne una descrizione dettagliata sul blog: rimedio con un quasi due mesi di ritardo con una lattina dello stesso lotto che ha questo punto ha quasi tre mesi di vita, mentre il birrificio ne pone la scadenza ad aprile 2017. Nel bicchiere si presenta di color dorato, con sfumatura arancio e una testa di schiuma che rappresenta perfettamente la tradizione belga: generosa, cremosa e compatta, dall'ottima persistenza.
L'incontro tra California e Belgio decreta un vincitore netto, al naso: è il Belgio, con la delicata speziatura del lievito, gli esteri fruttati (banana, arancia, frutta gialla) ed i canditi. Non trovo traccia di quella frutta tropicale che invece ricordo essere presente nella lattina bevuta lo scorso agosto; un peccato, in quanto il bouquet olfattivo, benché pulito, risulta meno complesso ed interessante di quello che dovrebbe essere. La sensazione palatale è morbida, il corpo è medio con le bollicine che si collocano esattamente a metà tra la vivacità della tradizione belga e la "tranquillità" di quella anglosassone. Al palato spiccano la crosta di pane, il dolce del miele e dei canditi (pesca, albicocca, arancia) con la banana piuttosto in sottofondo; l'intensità dei sapori è ottima, così come la facilità di bevuta in quanto l'alcool è molto ben nascosto, "alla belga". Il dolce viene bilanciato da una buona secchezza, ma quello che manca in questa lattina è il contributo dei luppoli, che una Belgian IPA dovrebbero entrare in scena per poi assurgersi a indiscussi protagonisti del finale. La loro presenza qui è molto sottotono, con una chiusura nella quale s'avvertono a malapena quelle note terrose e resinose che invece avevo sentito molto più distintamente nella lattina bevuta ad agosto. Il risultato è quasi paragonabile ad una Strong Ale belga, dolce ma ben attenuata; birra pulita e godibile, ma per chi voleva bere una Belgian IPA il risultato lascia un po' (senza) amaro in bocca.
Dal semplice confronto di queste due lattine ne emerge un decadimento piuttosto rapido della luppolatura: se volete assaggiarla, a questo punto vi consiglierei di attendere l'arrivo in Italia del prossimo lotto. Se invece vi accontentate di una Belgian Strong Ale, avete tempo sino al prossimo aprile 2017.
Formato: 33 cl., alc. 6.9%, IBU 77, imbott. 15/07/2016, scad. 11/04/2017, prezzo indicativo 3.30-4.50 Euro (Italia)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento