Oggi Portland (Oregon) è una delle città americane con il più elevato numero di produttori di birra ma alla metà degli anni ’80 la situazione era molto diversa: lo stato americano vietava dal periodo proibizionista la vendita di birra diretta ai clienti da parte di chi la produceva, ed era quindi illegale aprire un brewpub. Nel 1985 la legge fu finalmente eliminata grazie alle richieste di un comitato che annoverava tra i membri anche Art Larrance, oggi settantaquattrenne; l’anno successivo assieme a tre soci Larrance aprì la Portland Brewing Co. guidandola sino al 1994, anno in cui tramite azionariato fu raccolto il capitale necessario per espandersi. Il risultato della vendita delle azioni fece però perdere il controllo societario a Larrance e soci che furono privati di potere decisionale e preferirono andarsene.
Nel 1998 Larrance è di nuovo in pista ed apre il Raccoon Lodge & Brew Pub e la Cascade Brewing nella zona sud-est di Portland, impianto da 12 ettolitri; ad aiutarlo arriva dalla Portland Brewing una sua vecchia conoscenza, il birraio Ron Gansberg, al quale concede carta bianca. La produzione si basa inizialmente su birre luppolate ma la concorrenza a Portland è grande e farsi strada è difficile; anziché puntare ai grandi numeri, Larrance e Gansberg vogliono aumentare il proprio margine attraverso “prodotti premium”. A Gansberg viene allora l’idea di mettere una English IPA in alcuni barili per simulare il viaggio delle navi dall’Inghilterra all’India; l’esperimento non sembra soddisfare del tutto chi lo assaggia ma dà ai birrai un’idea del potenziale che si potrebbe ottenere dall’utilizzo delle botti. Dalle IPA si passa quindi alla produzione di birre acide con l’utilizzo di lactobacilli e aggiunta di frutta di provenienza locale: lamponi, marasche, albicocche, pesche, fragole e uva. L’intenzione non è quella di replicare i lambic alla frutta del Belgio ma di creare quelle che Cascade chiama “Northwest Sour Ales” e che lancia nel 2006: birre moderatamente acide grazie ai lactobacilli e abbastanza pulite/raffinate visto che non vengono utilizzati brettanomiceti e pedicocchi.
Arrivano le prime medaglie al Great American Beer Festival e nel 2010 Cascade inaugura la Cascade Brewing Barrel House a Belmont Street, 650 metri interamente dedicati alla produzione (12 hl) e all’invecchiamento in legno di birre acide, con taproom annessa con un centinaio di posti a sedere. Nel 2014 botti (1500 circa) e foeders traslocano in un nuovo e più ampio magazzino da 2000 metri quadri dove però non è presente nessuna taproom.
La birra.
Quasi tutte le sour di Cascade vengono prodotte assemblando un blend di alcune “birre base” invecchiate. Con The Vine il birraio Gansberg intende celebrare il matrimonio tra birra e uva, essendo la valle del fiume Willamette particolarmente ricca di vigneti; Gansberg aveva anche lavorato da alcuni produttori di vino prima d’intraprendere la professione di birraio.
Ci sono voluti due anni per perfezionare una ricetta che prevede l’invecchiamento in botte di una tripel, una blonde quadrupel e una golden ale; a ciascuna birra viene poi aggiunto succo di uva bianca (pressato in loco dal birrificio) per la fermentazione in vasche d'acciaio che dura tre mesi. Il blend finale passa poi altri sei mesi in botte con i lactobacilli; al momento della messa in bottiglia viene aggiunto lievito tipo American Ale per la rifermentazione.
Il millesimo 2013 è di un bel dorato antico e limpido, con un piccolo cappello di schiuma biancastra che si dissolve molto rapidamente. Al naso non c'è frutta ma legno umido, polvere, note terrose e di "cantina", pelle, cuoio: un bouquet rustico ma piuttosto pulito. E' solamente al palato che s'inizia a trovare corrispondenza con l'etichetta: l'asprezza dell'uva, del limone e della mela sono ben contrastate da un dolcezza in sottofondo che richiama miele e albicocca disidratata. Il mouthfeel è molto gradevole e morbido, nonostante una carbonazione abbastanza sostenuta. L'alcool (9.3%) è molto bel nascosto e un lieve tepore emerge solamente nel finale assieme ad una lievissima nota amaricante, tannini e nocciolo di pesca.
The Vine (la vite) tiene fede al suo nome, soprattutto in bocca: bevuta piuttosto vinosa, un po' patinata, con il carattere rustico/funky (legno, polvere, paglia) molto in secondo piano. Il livello è sicuramente alto ma il prezzo è piuttosto elevato, sia nella terra d'origine che qui da noi: siamo intorno ai quaranta dollari al litro, a mio parere troppi. Con la metà dei soldi in Europa si riesce ancora ad acquistare una birra come la Vigneronne di Cantillon e salire ulteriormente di livello.
Formato: 75 cl., alc. 9.3%, lotto 2013, prezzo 29,99 $
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