Il maestro (Mikkel Borg Bjergsø) e gli allievi (Tobias Emil Jensen e Tore Gynth): un rapporto iniziato nel 2005 quando i due ragazzi, allora sedicenni, si ritrovarono Borg Bjergsø come insegnante di matematica e fisica e, previa autorizzazione, utilizzarono tutti insieme la cucina scolastica per fare i loro esperimenti di homebrewing. Borg Bjergsø in quello stesso anno lasciò la vita accademica per dedicarsi alla birra a tempo pieno aprendo la beerfirm Mikkeller: Jensen e Gynth lo seguirono con qualche anno di ritardo, nel 2010, con la beer firm To Øl che debuttò realizzando una birra collaborativa proprio con l’ex professore, la Overall IIPA.
In questi sette anni le carriere delle due beerfirm hanno avuto un percorso simile, sebbene quella di Mikkeller sia cresciuta di più e più in fretta, guardando soprattutto al di fuori dei confini europei. Nel nostro continente entrambi hanno prodotto la maggioranza delle proprie birre in Belgio da De Proef, entrambi ora hanno un brewpub a Copenhagen (Warpigs per Mikkeller, BRUS per To Øl) e un webshop sul quale vendono merchandising, birre proprie e di birrifici “amici”, entrambi hanno iniziato ad utilizzare il formato lattina. Mikkeller e To Øl hanno poi diversi interessi in comune, tra i quali il Mikkeller & friends (locale + Bottle Shop) a Copenhagen. Lo scorso anno Tobias Emil Jensen ha abbandonato To Øl per dedicarsi ad altri non specificati progetti.
Le birre.
Che i sopracitati protagonisti amino il Belgio non è un segreto: Mikkeller da sempre mette la Orval in cima alle sue preferenze e ha realizzato diverse birre ispirandosi a lei. To Øl ha lanciato qualche anno fa la serie “Fuck Art” nella quale la tradizione belga viene rivisitata in chiave moderna.
Mettiamo allora a confronto due di queste birre, entrambe prodotte in Belgio da De Proef nel 2013; due “quadrpuel” (o “belgian strong ales”, se preferite) che guardano a due classici trappisti senza tempo: Rochefort 10 e Westvleteren 12.
Mikkeller propone la sua Monks Elixir (10%), rinominata per il mercato americano (e credo ormai anche per quello europeo) Monk’s Brew, con una differente etichetta. To Øl risponde con meno romanticismo cancellando qualsiasi legame con il mondo monastico: Fuck Art - This is Advertising (11.3%) è il nome scelto. Curioso come il contenuto alcolico delle loro due quadrupel – quasi a non volersi far concorrenza - rifletta quello delle due grandi trappiste Westvleteren (10.2%) e Rochefort (11.3%).
All’aspetto entrambe si vestono con la classica tonaca di frate, ma la To Øl è molto più torbida; la sua schiuma è perfettamente cremosa con compattezza e finezza superiori a quella di Mikkeller. L’aroma della Monks Elixir è pulito, ricco e complesso, molto intenso: pera, uvetta, datteri e fichi, accenni di ciliegia, amaretto, biscotto al burro, mela al forno e marzapane, una sorta di dessert leggermente speziato e bagnato nell’alcool. La This is Advertising si muove sullo stesso percorso ma lo fa con minor pulizia e finezza, mettendo la componente etilica in primo piano: anche gli esteri fruttati (uvetta e datteri, pera) rimangono nelle retrovie lasciando spazio a zucchero candito e biscotto, spezie, marzapane. Per quel che riguarda il mouthfeel è di nuovo la Monks Elixir a farsi preferire: corpo medio, bollicine ancora vivaci dopo quattro anni di cantina, e una buona scorrevolezza la palato; molto più “ingombrante“ risulta invece la quadrupel di To Øl, pastosa, a tratti al confine del masticabile.
Entrambe le birre danno comunque il meglio di sé al naso, offrendo un gusto molto meno espressivo e ricco: se la cava sicuramente meglio la Monks Elixir, dolce di caramello e biscotto, uvetta e datteri, una delicata speziatura. Il dolce è ben asciugato dal alcool e da un'ottima attenuazione; termina con una lunga scia calda di frutta sotto spirito. This is Advertising gioca la sua partita sul canovaccio biscotto, caramello e pasticceria, zucchero candito, un tocco di spezie: non ci sono quasi esteri fruttati, la componente etilica è molto in evidenza e a tratti quasi brucia, rallentando la bevuta. Nel finale spunta anche una nota americante terrosa, completamente assente nella quadrupel di Mikkeller.
La "sfida" viene vinta in scioltezza dalla Monks Elixir: il livello non è quello delle grandi trappiste ma si tratta di una quadrupel puilta e ben fatta che tiene sotto controllo la componente etilica mostrando almeno un paio di gradi in meno di quelli dichiarati. Delude l'interpretazione di To Øl, una bomba maltata e zuccherata, abbastanza ben attenuata ma assai poco caratterizzata dal lievito. L'alcool non viene supportato da un'adeguata complessità e la noia aleggia sul bordo del bicchiere.
Nel dettaglio:
Monks Elixir, formato 33 cl., alc. 10%, scad. 22/11/2018Fuck Art - This is Advertising, formato 33 cl., alc. 11.3%, scad. 17/04/2018
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento