A brevissima distanza di tempo rieccomi a parlare di Three Floyds, birrificio dell'Indiana del quale vi avevo parlato qualche giorno fa. Passiamo dunque subito dalle parole alla birra andando a scoprire altre tre birre.
Partiamo dall'American Pale Ale chiamata Space Station Middle Finger, nata nel 2013 come birra stagionale disponibile soltanto nel formato "bomber" da 65 cl. ed entrata poi in produzione tutto l'anno; al solito i Floyds non rivelano i luppoli utilizzati ma uno di loro dovrebbe essere l'Azacca. Il perché il "dito medio" sia stato scelto come nome è presto detto: "sin dall'alba dei tempi gli esseri umani hanno guardato in alto nel cielo in cerca di risposte. Dalla sua orbita eterna, la Stazione Spaziale del Dito Medio risponde a tutti". L'etichetta è opera del solito Zimmer Design e dell'artista Dick Smart (?).
Nel bicchiere si presenta di color arancio, con riflessi dorati e una cremosa e compatta testa di schiuma bianca dall'ottima persistenza. Arancio, mandarino e fiori formano un aroma pulito ed elegante ma non particolarmente intenso; in sottofondo qualche nota biscottata. La sensazione palatale è quella - pressoché perfetta - tipica di molte birre dei Floyds: morbida, delicatamente carbonata, grande scorrevolezza. Lo stesso si può dire del tappeto di malti a supporto della generosa luppolatura: caramello, biscotto e miele sono nettamente percepibili ma la loro presenza è delicata e permette agli agrumi di restare in primo piano fino alla chiusura amara, di moderata intensità, dove il terroso incontra la scorza d'arancia. Pulitissima e perfettamente bilanciata, a quasi due mesi dall'imbottigliamento ha già perso un po' di fragranza ma è comunque una APA tecnicamente pressoché perfetta nella quale tutto è al posto giusto e che non stanca mai il palato.
Necron 99 è invece una birra che da quanto leggo in internet ha spiazzato molte persone che l'hanno acquistata, me incluso. L'etichetta, realizzata da Alexis Ziritt e Zimmer Design, riporta infatti le parole "Scorch-Style Ale" con dei caratteri tipografici non troppo chiari che, ad uno sguardo veloce, possono indurre a leggere Scotch-Style Ale. E' appunto quello che ho pensato io, salvo poi scoprire che nella bottiglia c'è in verità un'American IPA, una delle ultime nate (ottobre 2016) in casa Three Floyds.
Il termine scorch vuol dire "bruciacchiato" e onestamente non vedo come possa applicarsi ad una birra che è invece quasi solare nel suo colore che oscilla tra il dorato e l'arancio. L'aroma, d'intensità piuttosto dimessa, porta qualche profumo floreale e reminiscente di frutta tropicale. Di tutt'altro livello è invece il gusto, ricco di mango papaya, passion fruit e melone retato: le poche settimane in bottiglia restituiscono un frutto dolce ma fragrante e delicato, lontano da qualsiasi stucchevole cafonaggine. I malti, biscotto e miele, rispettosi della tradizione del Midwest americano sono sempre ben percepibili ma non invadenti; l'alcool (7.1%) è praticamente invertibile e Necron 99 è una IPA che chiude con una buona secchezza ed un amaro quasi delicato di resina e note terrose e vegetali. Pulizia, equilibrio ed eleganza la fanno anche qui da padrone in una birra tecnicamente davvero ben fatta che si beve con una facilità impressionante.
Chiudiamo questo trittico con Permanent Funeral, una birra realizzata dai Three Floyds assieme agli amici del gruppo grindcore Pig Destroyer; i Floyds non amano molto il termine IPA (ecco il perché di scorch?) e quindi battezzano come Pale Ale questa massiccia birra da 10.5% ABV e 100 IBU. I membri dei Pig Destroyer sono degli homebrewers occasionali ma sopratutto degli appassionati di craft beer, e il loro desiderio di collaborare coi Floyds si è avverato nel 2013; l'idea era di realizzare una versione "potenziata" della Zombie Dust. Permanent Funeral è anche il nome di una canzone tratta dall'album Book Burner del gruppo originario di Washington D.C. Se come me siete completamente ignoranti di grindcore, uno sguardo alla minacciosa etichetta, opera di Orion Landau e del solito Zimmer Design, è sufficiente a schiarirvi le idee; questa Double Pale Ale o Double IPA che dir si voglia viene prodotta occasionalmente. Mi è capitata tra le mani una bottiglia che dovrebbe avere circa quattro mesi di vita: tra il non berla, forse mai più nella vita, e il tentare la sorte, ho scelto per questa seconda opzione.
Il suo colore è un arancio piuttosto carico nel quale trovano spazio venature dorate e ramate: il naso non è ovviamente un trionfo di freschezza ma mantiene una buona intensità e una grande ricchezza di frutta: mango, melone, ananas, passion fruit, arancia e pompelmo, albicocca, miele. Un bouquet ancora molto godibile, dolce ma non stucchevole che lascia solo un po' di rimpianto per non averlo potuto apprezzare qualche mese prima al massimo del suo splendore. Il mouthfeel è perfetto, una Double IPA dal corpo quasi pieno ma estremamente morbida e quasi delicata al palato, con poche bollicine. L'alcool c'è e si sente ma la bevuta non presenta particolari asperità: biscotto, un tocco di miele e di caramello supportano con delicatezza la macedonia di frutta tropicale annunciata dall'aroma a formare una bevuta dolce ma sempre ben bilanciata anche in assenza di un finale amaro. Double IPA potente ma non impervia che termina con una bella scia calda di alcool e frutta tropicale: se dall'etichetta pensavate di trovarvi nel bicchiere una IPA aggressiva, amara e asfalta-palato siete completamente fuori strada. Qui c'è grande pulizia, eleganza ed equilibrio, nessuna deriva cafona, grande maestria nell'esecuzione: quello che c'è nel bicchiere è alquanto soddisfacente, peccato solo non aver avuto la possibilità di berla più fresca.
Nel dettaglio:
Space Station Middle Finger, 35.5 cl., alc. 6%, IBU 50, imbott. 28/06/2017, 3.29 $Necron 99, 35.5 cl., alc. 7.3%, IBU 61, imbott. 11/08/2017, 2.56 $
Permanent Funeral, 65 cl., alc. 10.5%, IBU 100. imbott. 04/2017 ?, 14.29 $
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