venerdì 13 ottobre 2017

Mikerphone That One Guitar

Craft Beer Inspired By Music: è questo il motto di uno dei birrificio di Chicago che ha aperto le porte solamente il 15 marzo 2017 ma è già uno dei più chiaccherati. Mikerphone Brewing corrisponde al nome di Mike Pallen, una decina d’anni passati a lavorare nell’industria discografica prima di lasciarla per dedicarsi ad un’altra delle sue passioni, la birra. Bevanda a lui familiare, visto che suo padre lavorava per la Miller Brewing Company di Milwaukee. 
Il suo primo incontro con la birra è all’Università, quando per l’esame di Botanica realizza assieme ad un amico una Brown Ale che ottiene il massimo dei voti: come ricompensa, i genitori gli regalano un kit da homebrewing per inaugurare il loro trasloco a Chicago, avvenuto nel 2004. Mike trasforma in poco tempo il seminterrato in un microbirrificio casalingo, procedendo al ritmo di una cotta al mese e offrendola ai suoi amici e colleghi di lavoro:  la motivazione iniziale era quella di replicare le birre che non riusciva sempre a trovare, come ad esempio Gumballhead dei Three Floyds: “volevo berla e non riuscivo sempre a trovarla, così ne feci un clone e alla gente piacque, me ne chiedevano sempre di più”
Tra quelli che l’assaggiano c’è anche Gerrit Lewis, che sta aprendo Pipeworks; Pallen inizia ad aiutare come volontario molti birrifici di Chicago tra i quali Temperance, 5 Rabbit, Revolution, Begyle e Lake Effect prima di passare a dare una mano a Pipeworks dove conosce il birraio Drew Fox, sul piedi di partenza per andare a fondare 18th Street. Pallen si offre di aiutarlo con i social media nel corso della campagna di crowfunding e lo assiste come aiuto birraio, ricevendo in cambio da Fox preziosi consigli su come mettere in piedi la sua beerfirm chiamata Mikerphone, che intende utilizzare proprio gli impianti di 18th Street. Ma a settembre 2013, quando Pallen è pronto per lanciare Mikerphone, gli viene offerto il ruolo birraio al birrificio BreakRoom; un’occasione per fare esperienza che dura un anno e mezzo, periodo in cui Mike e sua moglie utilizzano tutti i suoi risparmi per commissionare un impianto da 4 ettolitri da installare in Wisconsin, suo stato natale. Gli amici gli consigliano però di non lasciare Chicago e la nuova proposta di Steve Miller, proprietario della SlapShot Brewing Company, arriva al momento giusto: installa il tuo impianto nel mio edificio, a fianco del mio, e fai contemporaneamente il birraio anche per me.  
A marzo 2015 debutta ufficialmente la beerfirm Mikerphone sugli impianti di Miller e Mike non ha neppure il tempo di mettere in funzione i suoi perché SlapShot chiude dopo pochi mesi   costringendolo a produrre altrove (Une Annee Brewery) e a cercare un nuovo spazio nel quale operare finalmente il proprio impianto. La ricerca termina nel grande parco industriale (350 mq) del quartiere di Elk Grove Village, un intricato labirinto di strade che ospita 3600 imprese e 80.000 lavoratori:  un luogo forse non ideale per aprire un birrificio con taproom che però soddisfa l’unico criterio richiesto da Mike, ovvero essere raggiungibile in un quarto d’ora di macchina da casa. 
Il nome Mikerphone inizia a circolare tra i beergeeks di Chicago soprattutto per la sua imperial stout Smells Like Bean Spirit (prodotta con caffè e sciroppo d’acero) ma l’hype inizia ad arrivare solamente grazie alla solita parola magica, “juicy”.  E’ un viaggio in New England, a fine 2015, a far innamorare Mike delle IPA torbide, poco amare e succose: la sua prima New England IPA fatta a Chicago si chiama Special Sauce e “cambiò ogni cosa per noi, cambiò la velocità con la quale riuscivamo a vendere la birra”. Ratebeer incorona Mikerphone come miglior nuovo birrificio dell’Illinois del 2015 e BeerAdvocate come una delle “Best New Breweries” dello stesso anno. A marzo 2017 apre finalmente le sue porte la Mikerphone Brewing al 121 di Garlisch Drive, Elk Grove Village, una taproom con quaranta posti a sedere che celebra l’unione tra birra e musica: alle pareti chitarre, poster, memorabilia musicale e amplificatori a diffondere rock. 
A pochi mesi dall’apertura la capacità produttiva di Mikerphone è già insufficiente nel soddisfare tutte le richieste e Pallen sta già pensando di espandersi nello stesso edificio in cui si trova. La zona industriale non spaventa i beergeeks che affollano la taproom e danno vita a quelle scene ormai tipiche davanti a alcuni birrifici americani: la fila per acquistare le birre. Lo scorso 9 settembre, per l’uscita della versione Barrel Aged dell’imperial stout Vanilla Smells Like Bean Spirit, beergeeks iniziarono a mettersi in fila alle 5.30 del mattino nell’attesa dell’apertura, prevista per le 11; per cercare di accontentare tutti, il birrificio a ridusse all’ultimo momento da tre a due il numero massimo di bottiglie acquistabili a persona, creando molti malumori tra la gente cui fecero seguito delle scuse ufficiali sui social network. 
Sino ad ora le Mikerphone erano disponibili solamente nel poco pratico formato da 75 cl.: in queste settimane hanno finalmente debuttato le bottiglie da 12 once (35.5 cl.)

La birra.
That One Guitar è una Double (New England) IPA prodotta esclusivamente con luppolo Mosaic, utilizzato anche nell'ormai imprescindibile Double Dry Hopping che debutta a fine luglio 2017; il riferimento musicale potrebbe essere Jukebox Hero dei Foreigner: “That one guitar, felt good in his hands, didn’t take long to understand…” 
Nel bicchiere si presente di un opalescente colo arancio sul quale si forma una bella testa di schiuma cremosa e abbastanza compatta, dalla buona persistenza. L'aroma è una danza tropicale nella quale ballano mango e ananas, passion fruit e melone: in sottofondo un po' di "dank" a completare un naso piuttosto intenso, fresco e pulito che riesce anche ad essere quasi elegante. La sensazione palatale non è cremosa e "masticabile" come prevederebbe il manuale di una vera NEIPA ma è ugualmente morbido e gradevolissimo, con la giusta quantità di bollicine. L'alcool (8%) è molto ben gestito e la bevibilità è davvero facile: il gusto ripropone l'opulenza tropicale dell'aroma con uguale intensità e pulizia, un velo caramellato in sottofondo. L'amaro resinoso è molto contenuto, con il (quasi) inevitabile raschiare in gola o "effetto pellet" che dir si voglia molto, molto contenuto. Il risultato è una birra di ottimo livello, juicy ma con criterio, valorizzata dalle poche settimane passate in bottiglia.
Mikerphone, birrificio molto interessante da non perdere se vi trovate a passare per la Windy City: prezzi non economici che riflettono hype e metropoli.
Formato: 75 cl., alc. 8%, lotto non riportato, 14.39 $.

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