Continua a crescere la birra artigianale trentina che vanta oggi una quarantina di attori tra birrifici, brewpub e beerfirm, un terzo dei quali aperti tra il 2016 e il 2017. Tra questi figura anche il Birrificio Km8, operativo a Terres (Val di Non) da luglio 2016.
Titolare è Michele Martini ma a quanto pare ad essere stato prima di tutti “contagiato” dalla passione per la birra è stato il padre Carlo assieme a due amici, tutti dediti all’homebrewing. Ad inizio 2016 l’idea di ristrutturare e mettere a normi gli spazi al piano terra della propria abitazione per mettere in funzione un piccolo impianto (150 litri) dismesso dal Birrificio Rethia: il nome scelto (Birrificio Km8) è ovviamente indicazione geografica del luogo di ubicazione, l’ottavo chilometro della Strada Provinciale 73. Michele viene supportato dal papà Carlo per quel che riguarda la parte commerciale e dai suoi amici Giovanni e Rino rispettivamente per la produzione e le analisi di laboratorio: i tre oltre ad essere homebrewers sono stati anche musicisti ed i nomi delle birre – evoluzione delle loro ricette casalinghe - sono ispirati al mondo della musica.
Le modeste dimensioni dell’impianto permettono grande flessibilità e in un anno di attività Km8 ha già sfornato una dozzina di etichette, quattro delle quali stagionali: assaggiamone un paio.
Le birre.
L’American IPA “della casa” si chiama Bitter Fruit, come l’omonima canzone di Little Steven: Maris Otter, Crystal e Cara Pils sono i malti utilizzati, Amarillo Gold, Citra, Mosaic, Cascade e Centennial i luppoli. All’aspetto è ambrata e forma una bella schiuma biancastra, cremosa e compatta: al naso pompelmo, fiori, qualche nota biscottata e soprattutto una generale sensazione di frutta tropicale, ancora fresca. Bene intensità e pulizia, finezza migliorabile così come lo spettro aromatico che, considerando i luppoli utilizzati, potrebbe essere più ampio. Il gusto marcia spedito sullo stesso percorso: la luppolatura è sostenuta da una solida ma non invadente base maltata, con biscotto e caramello a supportare un po' di pompelmo e frutta tropicale. Il finale amaro resinoso è di discreta intensità, mentre l’alcool non mostra intenzione di nascondersi e si manifesta per quanto dichiarato in etichetta (6.5%). Una IPA che prosegue la tradizione della “vecchia scuola italiana”, quella basata sul contrasto dolce/caramelllo amaro/resina, facendolo con buona intensità e pulizia; margini di miglioramento ce ne sono ma il livello è buono.
Dagli Stati Uniti passiamo al Belgio, vero banco di prova di ogni birrificio e tradizione brassicola alla quale Km8 dichiara d'ispirarsi. Heart of Glass è una Blond Ale che prende il nome dal grande successo dei Blondie. La ricetta prevede malti Pilsner e Sauer Acidulato, frumento, luppoli Sorachi Ace, Pilgrim, East Kent Golding e Citra, quest’ultimo anche in dry-hopping; scorza di limone e un ceppo di lievito belga.
Nel bicchiere si presenta di un luminoso color dorato, leggermente velato e sormontato da una cremosa e compatta testa di schiuma dall’ottima persistenza. Profumi floreali s’affiancano a quelli fruttati di cedro, mandarino e limone, banana, una delicata speziatura. In sottofondo c’è anche però una nota fenolica molto meno gradevole che richiama la plastica e che sporca un po’ quello che sarebbe un bouquet fresco e piacevole. Qualcosa da sistemare anche al palato dove a livello tattile la birra risulta un pochino pesante, soprattutto perché l’ABV (4.8%) imporrebbe invece leggerezza e scorrevolezza: le vivaci bollicine le donano invece vitalità. Il gusto parte dolce (miele, banana, polpa d’arancia) per poi virare progressivamente verso l’amaro della scorza, accompagnato da una delicata speziatura; un po’ debole il finale, dove la birra tende a “spegnersi” prima del previsto anziché concludere il suo percorso con una delicata chiusura luppolata. L’idea di una Belgian Ale moderna e ben luppolata si vede ed è sicuramente interessante, c’è però ancora da lavorare sulla pulizia e sulla personalità per riuscire ad eliminare un po’ di timidezza: il risultato è comunque già gradevole e questa Heart of Glass si beve con discreta soddisfazione.
Sorvolo invece sulla bottiglia di High Hopes, novità dello scorso agosto, che mi è capitata tra le mani: si tratta di un’alta fermentazione realizzata con malto Maris Otter e luppolo Saaz raccolto in Trentino, a Fai della Paganella. Putroppo in questa bottiglia il lievito non ha fatto il suo dovere con il risultato di renderla imbevibile, a meno che non vi piaccia il sapore di un cubetto di lievito o di glutammato.
Luci e ombre per questo giovane birrificio che ha da poco spento la sua prima candelina: abbastanza ben realizzata e priva di difetti la IPA, qualche problemino in più nella Blond Ale d'ispirazione belga.
Nel dettaglio:
Bitter Fruit, 33 cl., alc. 6.5%, IBU 45, lotto 037, scad. 31/12/2018, prezzo indicativo 3.50-4.00 Euro
Heart of Glass, 33 cl., alc. 4.8%, IBU 22, lotto 042, scad. 31/12/2018, prezzo indicativo 3.50-4.00 Euro
High Hopes, 33 cl., alc. 4.9%, IBU 38, lotto 047, scad. 31/12/2018, prezzo indicativo 3.50-4.00 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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