Il birrificio Wicked Weed di Asheville, Carolina del Nord, era arrivato sul blog quando le acque erano ancora calme: era l’aprile del 2017, esattamente un mese prima che arrivasse la tempesta. Non per Walt e Luke Dickinson e per la famiglia Guthy, proprietari del birrificio, ma per tutti gli aficionados della craft beer: la vendita alla multinazionale AB-InBev. Wicked Weed andava quindi a far compagnia agli altri ex-birrifici artigianali che compongono il segmento “High End” di Ab-Inbev: Goose Island, Blue Point, 10 Barrel, Elysian, Golden Road, Breckenridge, Four Peaks, Devils Backbone e Karbach. Le cifre dell’acquisizione non sono mai state rivelate ma le dichiarazioni post-vendita sono le stesse che abbiamo sempre letto: “siamo la stessa gente di prima, gli stessi birrai, lavoriamo duro e le birre resteranno identiche a prima. Anzi, saranno migliori grazie al nostro nuovo partner strategico”.
Duecento impiegati, quattro locations operative nei dintorni di Asheveille: il brewpub/ristornare downtown dove tutto è iniziato, il Funaktorium dedicato alle birre acide, un magazzino per gli invecchiamenti in botte e il birrificio da 80 HL nella periferia ad ovest. Operazioni che hanno richiesto grossi investimenti da parte della famiglia Guthy, sino ad allora principale finanziatore dei birrari Walt e Luke Dickinson: difficile resistere alle lusinghe e ai danari di una multinazionale. Quello che ha invece impressionato è stata la reazione immediata della comunità della craft beer: 52 dei 74 birrifici annunciati al festival Funkatorium hanno immediatamente declinato l’invito costringendo Wicked Weed dapprima a posticiparne la data da luglio a settembre e poi a cancellarlo definitivamente.
Il 2017 si è comunque concluso in maniera gloriosa per il birrificio di Asheville: oltre 60.000 gli ettolitri prodotti con un clamoroso aumento del 470% rispetto al 2015. Nell’autunno del 2016 qualche bottiglia era arrivata anche nel nostro continente; all’inizio dell’estate ne è arrivata una quantità ben più vasta e variegata.
El Paraiso (9.5%) è un’imperial stout prodotta con fave di cacao e caffè colombiano della Mountain Air Roasting di Asheville; si tratta dell’evoluzione della Red Eye (8.6%), altra imperial stout al caffè che Wicked Weed aveva prodotto nel 2013 ed era disponibile solamente alla spina. I primi fusti di El Paraiso (arricchita con bacche di Goji e peperoncini Ancho) iniziano ad apparire nel corso della seconda festa di compleanno del birrificio. La commercializzazione in bottiglia avviene solamente a partire da aprile 2016.
Noi andiamo invece ad assaggiare la sua versione barricata in botti ex-bourbon, edizione 2018. Si presenta di un bel color marrone scuro e una schiuma cremosa e compatta che mostra una buona persistenza. Il bourbon non esita a conquistare il palcoscenico: l’aroma è intenso, elegante, pulito, con piacevoli sfumature di vaniglia e legno, prugna e uvetta sotto spirito, cioccolato al latte. All’appello manca solamente il caffè, relegato un po’ troppo in secondo piano. E’ un’imperial stout molto morbida, quasi setosa, senza particolari viscosità e indelebilmente segnata dal passaggio in botte di bourbon anche al palato. Uvetta e prugna sotto spirito, pochissime tostature, qualche accenno di cioccolato e vaniglia nel finale, un po’ di liquirizia: il finale è una lunga scia etilica ricca di bourbon che riscalda e rincuora senza mai andare oltre le righe. Es un medio paraiso, un paradiso a metà quello di Wicked Weed: gran bel naso che non trova corrispondenza al palato dove arriva invece una birra molto meno interessante, poco espressiva, meno pulita e meno elegante. Passaggio in botte e bourbon eleganti ma troppo caratterizzanti al punto di eclissare quasi completamente l’imperial stout: si sorseggia con piacere ma lascia qualche rimpianto per quello che poteva essere ma che non è stato.
Formato 37.5 cl., alcool 11.5%, imbott. 09/02/2018, prezzo indicative 10.00-12.00 euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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