Asheville, Carolina del Nord: Walt e Luke Dickinson sono seduti in un bar e accarezzano con la fantasia un sogno, ovvero riuscire un giorno ad aprire un microbirrificio e produrre le birre che amano: le IPA della West Coast e le birre acide del Belgio. Da quella serata del 2009 passano tre anni nel corso dei quali viene redatto business plan che si realizza grazie all’aiuto dell’amico Ryan Guthy e dei suoi genitori Rick e Denise.
Homebrewer dal 2001, Walt ha poi accumulato esperienza come birraio presso la Craggie Brewery, la Green Man Brewery e la French Broad Brewery. E' stato lui a regalare al fratello Luke un homebrewing kit in occasione del suo ventunesimo compleanno: anche Luke inizia a trafficare con le pentole in garage e, desideroso di saperne di più, si reca a lavorare come volontario al birrificio Dogfish Head, finendo poi per essere assunto nella Tasting Room, dove rimane a lavorare per qualche anno.
Grazie al finanziamento ricevuto da Rick e Denise Guthy, i fratelli Dickinson riescono ad inaugurare alla fine del 2012 il brewpub Wicked Weed con un impianto da 15 ettolitri che trova spazio all’interno di un edificio degli anni ’30 che un tempo una stazione di servizio della Gulf nel downtown di Ashville: una ventina le spine operative. Ad aiutare Luke e Walt viene assunto il birraio Eric Leypoldt proveniente da Dogfish Head: ma mentre Luke è innamorato di IPA e Imperial Stout, Walt sogna di lavorare con i lieviti selvaggi e gli invecchiamenti in botte. Visto che è pericolosissimo far convivere sotto lo stesso tetto le due cose, nell’ottobre 2014 viene inaugurato il Funkatorium, una seconda unità produttiva con annessa taproom completamente dedicata alle birre acide che si trova nel quartiere South Slope di Asheville.
A luglio 2015 vengono invece aperte le porte di un nuovo birrificio (capacità 58 ettolitri) ad una quindicina di chilometri da Asheville, un investimento necessario per supportare quella crescita di volumi che il brewpub non poteva più sostenere: la location è attualmente dedicata alla produzione e al confezionamento, ma in futuro dovrebbe essere operativa una taproom.
Tra le prime birre prodotte da Wicked Weed, oltre alla flagship Freak of Nature Double IPA c’è anche la massiccia imperial stout chiamata Dark Age ed invecchiata in botti di bourbon che vengono selezionate da tre principali produttori del Kentucky: Blanton's; Buffalo Trace e Four Roses. E' stata anche la prima birra barricata prodotta dal birrificio. Nonostante la notevole gradazione alcolica (12%) Walt Dickinson garantisce che si tratta di una birra “gentile” alla quale il passaggio in botte ha restituito solamente i sapori del bourbon senza passare la componente alcolica/boozy. Sarà vero?
Nel bicchiere arriva un viscoso liquido nero che ricorda l’olio motore, e tuttavia riesce ugualmente a formarsi una bella testa di schiuma cremosa, abbastanza compatta, dall’ottima persistenza. L’aspetto è splendido ma il naso non regala esattamente quel ricco bouquet che vorresti trovare in una birra del genere: il bourbon e la componente etilica sono chiaramente in primo piano e spingono nelle retrovie le tostature, il caffè, il cioccolato. Ancora più nascosti ci sono i profumi di vaniglia, legno, caramello, carne, accenni di salsa di soia. Il mouthfeel è invece perfetto: corpo pieno e poche bollicine per un liquido viscoso che accarezza il palato con garbo, cremosità, sensualità. Tale morbidezza si colloca all'estremo opposto rispetto al gusto; è una imperial stout molto potente che non nasconde assolutamente la sua gradazione alcolica e sembra ostentarla. Al palato c'è tanto bourbon che scalda e brucia un po' obbligando ad un lento sorseggiare: abbiamo caffè, tostature, legno, lontanissimi ricordi di cioccolato supportati da una base di caramello bruciato e frutta sotto spirito. La bevuta è ben bilanciata tra dolce e amaro, ma il finale ricco di bourbon provvede comunque a spazzare via qualsiasi residuo di gusto per riprendersi la scena e non abbandonarla più.
Una imperial stout nella quale la potenza prevale sull'eleganza e sulla complessità: il risultato non rientra nella mie corde, con il bourbon molto in evidenza e l'alcool che obbliga a troppe pause per finire il bicchiere. Il risultato è buono ma non eccelso, e visto che parliamo di 40 euro al litro personalmente non posso ritenermi soddisfatto.
Formato: 37.5 cl., alc. 12%, imbott. 22/03/2016, prezzo indicativo 15.00 Euro (beershop).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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