Debutta sul blog il birrificio canadese Collective Arts fondato da Matt Johnston e Bob Russell, entrambi provenienti da esperienze lavorative nel marketing per altri birrifici. Nel settembre 2013 i due soci aprono le porte di quella che è inizialmente una beerfirm che produce presso gli impianti della Nickel Brook di Burlington, Ontario: tutte le banche interpellate avevano infatti negato i finanziamenti necessari all'acquisto di sito ed impianti produttivi.
Collective Arts nasce attorno al concetto "la creatività nutre la creatività": se l'artigiano della birra può essere considerato nel suo piccolo un artista, perché non metterlo in contatto con altri creativi? Disegno, fotografia, illustrazione, musica e cinema sono le forme d'arte che Johnston e Russell vogliono far interagire con le proprie birre. Ogni sei mesi la beerfirm indice infatti un concorso aperto a chiunque voglia inviare i propri lavori che vengono poi selezionati da un panel di "esperti": i vincitori vedranno i propri lavori sulle etichette delle bottiglie e delle lattine, riceveranno in premio 200 dollari canadesi e manterranno il diritto d'autore. Dai seicento partecipanti alla prime edizione del 2013 si è arrivati agli oltre duemila artisti che hanno inviato i propri lavori per la sesta edizione: sessantotto i vincitori scelti.
Ma le birre oltre che "belle" devono anche essere buone: Ryan Morrow è il birraio al quale viene affidato questo compito ed i risultati gli danno ragione. Rhyme & Reason è una Pale Ale che diventa una delle craft bier più vendute dal Liquor Control Board dell'Ontario ed il birrificio Nickel Brook non può supportare un'ulteriore crescita di Collective Arts che si trova di fronte ad un bivio: trovare altri birrifici dove far produrre le proprie birre o dotarsi d'impianti propri.
Ma visto che anche Nickel Brook stava pensando di espandersi, Johnston e Russell decidono di unirsi a quel progetto: una banca concede ai due birrifici sette dei dieci milioni di dollari necessari per acquistare e ristrutturare a Burlington l'edificio dove un tempo operava la Lakeport Brewery, acquisita dalla Labatt e poi chiusa definitivamente nel 2010.
Inaugurato nel novembre 2015, la Arts & Science Brewing produce oggi birre sia per Collettive Arts che per Nickel Brook: nei suoi spazi anche una galleria d'arte, dove sono in mostra oltre duecento bottiglie di birra con le relative etichette realizzate dai vari artisti, un Biergarten, la taproom ed una sala da concerti che può ospitare quattrocento persone.
E scaricando l'applicazione gratuita chiamata Blippar, potete utilizzare la realtà aumentata per visualizzare sul vostro telefono informazioni sull'artista che ha realizzato l'etichetta, vedere filmati ed ascoltare musica collegata alla birra che state bevendo.
Le birre.
Tim Barnard è uno degli artisti che nel 2015 è stato selezionato per dare vita all'etichette delle due birre che mi accingo a stappare.
Partiamo da una Gose la cui ricetta prevede malti 2 Row e Pilsner, frumento, coriandolo, sale rosa dell'Himalaia e luppolo Saaz. Dorata e leggermente velata, schiuma bianca un po' grossolana e alquanto rapida nel dissiparsi. L'aroma mette in evidenza la scorza d'arancia, l'asprezza del limone e delle albicocche acerbe, il pompelmo rosa; in sottofondo una nota salina, accenni di coriandolo e di acido lattico. Anche al palato c'è un bel profilo fruttato che ricalca in pieno l'aroma: la bevuta è aspra e lievemente acidula, molto rinfrescante e dissetante. Limone e arancia, albicocca acerba, un velo dolce in sottofondo di pompelmo rosa zuccherato e pesca bianca. Finisce con l'amaro della scorza d'arancia, di breve durata, ed un tocco di sale. Più aspra che acida, questa Gose di Collective Arts è una bella sorpresa: molto gradevole, vivacemente carbonata, intensità elevata a fronte di una facilità di bevuta impressionante. Secchissima, evapora dal bicchiere in pochissimi minuti: il suo habitat naturale è dunque l'estate.
Le cose non vanno altrettanto bene quando si versa nel bicchiere la Papaya Saison: oltre all'omonimo frutta, la ricetta vuole frumento, malti Pilsner e Munich 1, luppolo Citra anche in dry-hopping. Assolutamente limpida e dorata, forma l'atteso e abbondante capello di schiuma cremosa e compatta, dall'ottima persistenza. La nota acidula del frumento apre le danze di un'aroma che ospita anche banana, mango, arancia e ovviamente papaia. Il bouquet è gradevole e pulito, ancora fresco. Molto meno convincente è purtroppo il gusto; frutta praticamente assente, se si eccettua la lieve presenza di papaia, appena sopra la soglia di percezione. La bevuta passa dal biscotto e dal miele dei malti al finale terroso e vegetale, con una marcata astringenza a renderla molto meno dissetante di quanto dovrebbe essere. Ma è soprattutto una Saison priva di una qualsiasi componente rustica e che non regala nessuna emozione: bevuta e dimenticata.
Nel dettaglio:
Gose, formato 35,5 cl., alc. 5.2%, imbott. 08/2016, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)Saison, formato 35,5 cl., alc. 6%, imbott. 08/2016, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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