WAR, non “guerra” ma acronimo di We Are Rising ovvero “ci ribelliamo”: questo il nome scelto dal birrificio che apre le porte negli ultimi mesi del 2016 a Cassina de’ Pecchi, una ventina di chilometri ad est di Milano. WAR viene fondato da Francesco Radaelli all’interno dell’azienda agricola che la famiglia gestisce da sei generazioni, la Cascina San Moro. I lavori di ristrutturazione dei fabbricati rurali iniziati nel 2005 hanno dapprima visto la nascita dell’agriturismo San Moro che offre in affitto camere ed appartamenti in un contesto tranquillo dotato di ampi spazi comuni all’aperto, inclusa una bella piscina. Quello che un tempo era il capanno degli attrezzi è l’edificio scelto per ospitare il microbirrificio con impianto Eco Brew Tech di Conegliano Veneto: sala cottura di 5 hl, tre fermentatori dalla capacità di 10 hl, una sala di rifermentazione ed una cella frigo per lo stoccaggio. Il ruolo di birraio è stato affidato a Davide Galliussi, udinese classe 1988 che, dopo il diploma alla VLB di Berlino ha lavora come birraio in un brewpub inglese.
L’azienda Cascina San Moro produce anche l’orzo che viene poi maltato ed utilizzato per la produzione della birre, e sono al momento sei quelle disponibili: Fuji (American Amber Ale), Amen (IPA), Miami82 (Golden Ale), Zelda (Bitter), Babau (Porter) e Helleboro (Blanche). Le grafiche semplici ma ben curate sono state realizzate da Elisa Previtali.
Partiamo dalla Babau, una porter che colora il bicchiere di ebano scurissimo impreziosendolo con lucenti riflessi rossastri; la schiuma è cremosa e compatta ed ha una buona persistenza. Al naso orzo tostato e caffè, in secondo piano gli esteri fruttati (mirtillo) e qualche accenno “fumoso” di cenere: il tutto viene realizzato con pulizia ed un buon livello d’intensità. Il gusto segue abbastanza fedelmente l’aroma, riproponendo generose tostature e caffè sostenute da una base dolce caramellata; in secondo piano liquirizia e cioccolato fondente compongono una bevuta intensa a fronte di un contenuto alcolico contenuto (5%). Abbastanza bene la pulizia, un pochino sottotono il finale nel quale la birra perde un po’ di vigore e evidenzia una leggerissima astringenza: una porter comunque di buon livello, con intense tostature e un’ottima bevibilità. Da affinare ulteriormente pulizia ed eleganza, ma credo sia un fatto quasi inevitabile considerando che il birrificio è partito da pochi mesi.
Mi convince invece di meno la bitter chiamata Zelda, uno stile che (purtroppo) in Italia non è molto frequentato dai birrai: ben vengano le classiche bitter inglesi! Ambrata con venature più chiare ramate, forma una discreta testa di schiuma color ocra, cremosa e compatta. Accanto ai tradizionali profumi di biscotto e frutta secca, al naso c’è una marcata nota di cereale (immaginate di mettere il naso dentro ad un sacchetto di muesli) e, in sottofondo, un filo di gomma bruciata. Il cereale è piuttosto invadente anche in bocca, accompagnando sempre caramello, biscotto, marmellata d’agrumi e qualche accenno di frutta tropicale; anche qui c’è una leggera astringenza nel finale amaro caratterizzato da note terrose e di frutta secca. Nel retrogusto, manco a dirlo, ritorna il cereale. Il profilo aromatico è abbastanza sporco e di bassa intensità, meglio il gusto dove in mezzo al cereale s’intravede una buona idea di bitter. Per quello che ho assaggiato in questa bottiglia ci sono però ancora molte cose da rivedere per dare forma compiuta ad una session beer da pub che ti può tenere compagnia per tutta la serata, pinta dopo pinta, senza mai stancarti.
Babau, formato 33 cl., alc. 5%, IBU 25, lotto 217, scad. 31/12/2017, prezzo indicativo 4.00-4.50 euro (beershop).
Zelda, formato 33 cl., alc. 4.2%, IBU 40, lotto 316, scad. 31/12/2017, prezzo indicativo 4.00-4.50 euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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