Fondato a Salisburgo nel 1492 come Bräuhaus an der Gstätten, finì in seguito per assumere il nome con il quale lo chiamava abitualmente la gente: Das Haus Bey der Stiegen, ovvero “la casa vicino agli scalini”, con riferimento ad una piccola serie di gradini che si trovavano adiacenti all’edificio. Abbreviato il nome in Stiegl, nel 1863 il birrificio traslocò nel quartiere periferico di Maxglan sotto la guida del nuovo proprietario Josef Schreiner che promosse un ambizioso piano di espansione. Una decina di anni dopo (1875) il birrificio venne distrutto da un grosso incendio e ricostruito in pochi mesi: chi non si riprese dalla tragedia fu Schreiner, deceduto nel 1880. L’attuale proprietaria di Stiegl, la famiglia Huemer-Kiener, è scesa in campo nel 1887 ed ha sapientemente guidato il birrificio attraverso i momenti difficili delle due guerre mondiali.
Nel 1912 a Salisburgo erano operativi ben 174 produttori di birra dei quali Stiegl era il maggiore, con il record di 130.000 ettolitri raggiunto nel 1914: il consumo pro-capite per ogni cittadino era stimato intorno ai 200 litri all’anno. La prima guerra mondiale bloccò di fatto una produzione che riuscì a ripartire piuttosto lentamente solamente nel 1920 a causa della scarsità delle materie prime. Le confische e i danni provocati dal secondo conflitto misero di nuovo in ginocchio un’azienda che nel 1946 fu in grado di produrre solamente 67.000 litri di una birra molto leggera (2.5%); ci vollero oltre due anni (e l’aiuto delle materie prime importate dai militari americani) per poter spillare una birra “normale” a Salisburgo. Ma è solamente negli anni ’60 che Stiegl riesce a ritornare ai volumi prodotti prima delle due guerre. Nel 2005 viene inaugurato il nuovo birrificio a Salisburgo che oggi dà lavoro a circa 600 persone.
La birra.
Appuntamento fisso del mese di dicembre è quello con la Stieglbock, una birra dedicata ai mesi più freddi dell’anno e relative festività; la presentazione avviene solitamente a Salisburgo nel corso della Stieglbockbier-Festes, un evento benefico che ha lo scopo di raccogliere fondi e destinarli a diverse iniziative. La bock viene prodotta in agosto e poi lasciata maturare sino a dicembre.
Nel bicchiere è perfettamente limpida e di un intenso colore dorato; la biancastra schiuma è cremosa e compatta ed ha un’ottima persistenza. Al naso biscotto e pane, qualche nota di miele e di frutta secca, un accenno burroso: fragranza e finezza non sono proprio di casa ma tutto sommato i profumi sono dignitosi nella loro sufficienza, anche se di intensità piuttosto modesta. Bene invece la sensazione palatale: è una birra che sostiene il suo contenuto alcolico (7%) con un corpo medio ed una consistenza morbida senza nessuna deriva acquosa. Il gusto segue fedelmente l’aroma mettendo però in campo una maggiore intensità: biscotto un po’ burroso, crosta di pane, accenni di caramello e miele formano un carattere dolce ben riscaldato da una delicata presenza etilica che accompagna tutta la bevuta, chiusa da un brevissimo passaggio di mandorla amara.
Devo ammettere che quello che c’è nel bicchiere non è affatto male se contestualizzato come prodotto da un birrificio industriale: non c’è fragranza e non regala nessuna emozione, ma è una birra comunque priva di difetti, discretamente intensa e che costa poco più di 2 euro al litro. Direi che ci si può accontentare, se capita nel bicchiere.
Formato: 50 cl., alc. 7%, lotto 16 L271A1 H, scad. 27/03/2017, pagata 1,18 Euro (supermercato, Austria).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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