Dopo un’assenza di qualche anno ritorna sul blog il birrificio inglese Siren, fondato nel 2013 da Darron Anley dopo essere stato folgorato qualche anno prima da una pinta di 5 Am Saint di BrewDog; per l’apertura di Siren, nonostante le sue esperienze con l’homebrewing, Anley ha seguito il consiglio dell’amico Jasper Cuppaidge del birrificio Camden Town Brewing: “acquista un impianto grosso il doppio di quello che ti serve, e trovati qualcuno che faccia il birraio”. E’ l’americano Ryan Witter-Merithew, un giramondo con esperienza in Usa (Duck Rabbit) e Danimarca (Fanø Bryghus, che a quel tempo produceva anche per Mikkeller, Evil Twin e Stillwater) a guidare il debutto di Siren portandolo rapidamente in cima alle classifiche di beer-rating del Regno Unito. Nell’estate del 2015 Ryan è rientrato per problemi personali negli Stati Uniti, trovando posto dall’amico Shaun Hill di Hill Farmstead, in Vermont: quasi una rimpatriata, visto che i due avevano lanciato assieme la beerfirm Grassroots quando si trovavano in Danimarca. In sala cottura viene chiamato il tedesco Markus Wegner e, dopo solo un anno, l’americano Kyle Larsen che vanta esperienza alla Double Mountain Brewery (Oregon).
Tra le birre che hanno contribuito a costruire la reputazione di Siren c’è Broken Dream, una “breakfast stout” prodotta con caffè, avena, lattosio e – ammettono alla Siren – un mix di malti non esattamente economico; come sempre avviene in questi casi, dalla birra di successo ne nascono poi sterminate varianti che differiscono per la tipologia e la quantità di caffè utilizzato. Con un ABV leggermente superiore (7,5 anziché 6,5%) la Broken Dream finisce in svariate botti e, in versione ulteriormente potenziata (10%), diventa la robusta imperial stout Shattered Dream, prodotta nel 2014 per festeggiare la centesima cotta in birrificio.
L’idea per l’ultima versione della Broken Dream è nata nel 2015 ma è stata poi realizzata solamente nell’autunno del 2016. Prevede l’utilizzo di caffè invecchiato in botti di bourbon, una soluzione proposta dal vecchio birraio Ryan Witter-Merithew dopo aver visitato il birrificio di San Diego Modern Times, che oltre a birra produce anche caffè: in pratica l’invecchiamento sfrutta l’elevata porosità dei chicchi di caffè prima che vengano tostati, quando sono ancora verdi.
Per dodici mesi chicchi di caffè del Guatemala della Tamp Culture Coffee vengono dunque invecchiati in una botte ex-bourbon. Ma al momento di produrre la Bourbon Coffee Broken Dream, alla Siren si accorgono che per ottenere l’effetto desiderato e far emergere il bourbon nella birra è necessario utilizzare il triplo di caffè che viene normalmente usato per produrre la Broken Dream “normale”.
Nel bicchiere è praticamente nera e forma un generoso cappello di schiuma nocciola cremosa e compatta, dalla buona persistenza. Per quel che riguarda l’aroma, immaginate di mettere naso all’interno di un sacco di caffè: davvero impressionante la pulizia e la definizione dei profumi. Il caffè domina completamente, lasciando in sottofondo un velo di tostature, cenere e mirtillo. La bevuta è invece meno monotematica, il caffè rimane protagonista ma è ben accompagnato dal dolce del caramello e del bourbon, il quale apporta sorprendentemente solo i suoi sapori, spogliandosi della componente etilica. Ne nasce una stout facile da bere, con poche bollicine ed una consistenza che predilige la scorrevolezza senza insistere troppo sulla morbidezza che dovrebbe aver impartito l’avena. Il caffè passa in rassegna tutte le sue forme, dal chicco all’espresso, passando per il macinato ed una bella acidità finale porta un po’ di freschezza ad una bevuta che si conclude con una lunga scia fatta di caffè, tostature ed un leggero tepore etilico.
Stout monotematica ma assolutamente convincente, molto elegante e pulitissima: dà quello che promette (caffè e bourbon) con un’intensità davvero notevole. Il prezzo è purtroppo quasi allineato alle birre “barrel-aged”, anche se qui d’invecchiato c’è solo il caffè: se il genere vi piace è comunque una birra da prendere seriamente in considerazione.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, lotto G714, scad. 04/01/2018, prezzo indicativo 6.00-7.00 Euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento