Ospito sempre con piacere sul blog Eastside, birrificio di Latina fondato nel 2013 da Luciano Landolfi, Alessio Maurizi, Cristiano Lucarini e Fabio Muzio: l’ultima apparizione risale allo scorso gennaio, occasione per tirare le somme di un 2017 ricco di novità. E non è che nei mesi successivi a Latina siano stati con le mani in mano, anzi: la craft beer impone oggi di non restare mai fermi e di offrire agli appassionati sempre qualcosa di nuovo da bere. Il 2018 ha quindi visto arrivare Personal Jesus (10% American Wheat Wine in collaborazione con Birrificio Italiano), Unconditional Love (6,7% Wine Oaked & Dry Hopped American Sour Ale), Hang Loose (6,5% White IPA), Bill Kilgore (6.3% American IPA), Vato Loco (6.7% NEIPA con aggiunta di albicocca ed estratto di bacche di vaniglia), Tripla Doppia (11,5% tripel) e Mea Culpa (11% Belgian Strong Dark Ale). Ne avrò dimenticata qualcuna?
Sun Stroke è la Double IPA di casa East Side e la statua della libertà in etichetta omaggia la nazione che ha “inventato” questo stile: i luppoli utilizzati sono Citra, Cascade, Columbus e Galaxy. La bottiglia in mio possesso è però una “Vermont Edition”: parliamo quindi di una Double NEIPA, torbida e succosa, fermentata con il lievito che negli ultimi anni ha rivoluzionato lo stile. L’aspetto è in effetti simile ad un torbido succo di frutta, la schiuma è cremosa, abbastanza compatta e mostra un’ottima persistenza. Ananas, mango, papaia, pompelmo, mandarino e arancia danno un intenso e caloroso benvenuto; in sottofondo fa capolino anche qualche nota dank. Se consideriamo che le NEIPA non sono certo il palcoscenico ideale per esprimere pulizia e finezza, direi che il risultato è comunque piuttosto positivo. La sensazione palatale è morbida e molto gradevole, “chewy” quanto basta per mantenere comunque una buona scorrevolezza. Il gusto mi sembra un po’ meno definito dell’aroma ma c’è comunque tutto quel che serve per soddisfare chi ama il New England: mango e ananas, agrumi, un finale resinoso di buona intensità e durata. Il tanto temuto “grattino/effetto pellet” che spesso affligge queste birre è qui ridotto davvero ai minimi termini, c’è una buona secchezza e un’ottima intensità. Quest’ultima caratteristica riguarda anche l’alcool (8.5%) che si sente e non fa sconti, riscaldando ogni sorso: personalmente prediligo interpretazioni un po’ meno muscolari dello stile che favoriscono la facilità di bevuta, ma qui si rientra nei gusti personali.
Con la Sour Side andiamo invece in Germania: parliamo di Berliner Weisse, birra di frumento popolarissima nella Berlino del diciannovesimo secolo e poi decaduta al punto che nella capitale era rimasta solo la Berliner Kindl Brauerei a produrla. Le sue caratteristiche sono l’impiego di una percentuale di frumento che varia tra il 25 ed il 50%, una bassa gradazione alcolica, una vivacissima carbonazione e, soprattutto, una spiccata acidità ottenuta mediante una seconda fermentazione in bottiglia aggiungendo lactobacilli. La Craft Beer Revolution, come avvenuto in altri casi, ha saputo riportare in vita quello che l’industria e le grandi multinazionali erano quasi riuscite a sopprimere. Le Berliner Weisse godono oggi di una nuova vita: sono leggere, rinfrescanti e dissetanti, soprattutto se la loro tagliente acidità viene ammorbidita dall’aggiunta di frutta. Nel caso della Sour Side, oltre ad una berliner “pura” ne è stata realizzata una aggiungendo pesca e albicocca ed una con le visciole; proprio in questi giorni ne sta arrivando una al lampone.
Il suo colore rosato è davvero splendido, mentre la vivace schiuma leggermente sporcata di rosa è generosa ma abbastanza rapida nello svanire. Le visciole dominano l’aroma ma sono in buona compagnia: profumi di frumento e impasto di pane, limone, fragoline. Scattante e snella, al palato scorre con velocità davvero impressionante e in breve tempo ci si ritrova con il bicchiere dimezzato; personalmente ci vedrei bene qualche bollicina in più. Nel bicchiere c’è l’asprezza delle visciole e di qualche altro frutto (limone, un tocco di mela), note di pane e frumento, qualche suggestione di fragolina, un’acidità lattica molto ben controllata. Il percorso si chiude con un veloce passaggio amaricante di nocciolo di visciola ma è soprattutto la grande secchezza a ripulire il palato, obbligandolo di fatto a desiderare subito un altro sorso. Bella (in questo caso l’aspetto estetico è davvero notevole), profumata, pulita e facile da bere: un valido alleato nelle giornate più calde dell’anno o un leggero e gustoso aperitivo. A voi la scelta.
Ringrazio il birrificio per avermi inviato le birre da assaggiare. Nel dettaglio:
Sun Stroke (Vermont Edition), 33 cl., alc. 8.5%, lotto 49 18, scad. 01/10/2019, prezzo indicativo 5.00 euro
Sour Side (Cherry Edition), 33 cl., alc. 4.8%, lotto 30 18, scad. 01/07/2019, prezzo indicativo 4.50 euro
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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