lunedì 22 ottobre 2018

Dead Centre Seeking Sunshine & Dot Brew Fridge Art IPA

Eccoci ad un nuovo appuntamento con la Craft Beer Revolution irlandese e due dei suoi protagonisti: partiamo da Dead Centre Brewing, beerfirm fondata nel 2017 da Liam Tutty ad Athlone, 120 chilometri ad ovest di Dublino. Tutty ha incontrato per la prima volta la birra artigianale nel 2007  quando viveva in Austrialia. Rientrato in Irlanda ha iniziato con l’homebrewing, mantenendo in un certo senso viva la tradizione di famiglia: sua nonna produceva sidro casalingo. Le sue birre fatte in casa ottengono buoni riconoscimenti nei concorsi e nel 2015 viene assunto nel reparto marketing del birrificio Rye River di Kildare ma alla fine del 2016 viene improvvisamente licenziato. Anziché perdersi d’animo, Tutty sfrutta la sua esperienza per mettere in piedi la propria beerfirm Dead Centre Brewing che s’appoggia sugli impianti del birrificio St. Mel’s di Longford e debutta nell’autunno del 2017 con That Magnificent Beast, una ”juicy oatmeal pale ale” seguita a ruota dalla Marooned IPA, a tutt’oggi l’unica birra che Dead Centre produce regolarmente. 
Sono già in corso i lavori di ristrutturazione di un edificio di Athlone con vista sul fiume Shannon dove entrerà in funzione un impianto da 10 ettolitri: cinquecentro metri quadrati che ospiteranno anche un bar, un ristorante ed una caffetteria: “un birrificio ad Athlone non è economicamente sostenibile senza i proventi del ristorante e del bar“ ammette Tutty.  Grazie all’operato della Irish Craft Canning sono anche arrivate le lattine, formato ormai sempre più indispensabile se si vuole competere sull’affollato palcoscenico della birra artigianale.

La birra.
Seeking Sunshine è la IPA che Dead Centre ha dedicato alla stagione che ci siamo da poco lasciati alle spalle. Malto Pale, frumento, avena, luppoli Citra ed Amarillo: questi gli ingredienti per una birra dorata e velata,  con schiuma cremosa e compatta dall’ottima persistenza. L’aroma è pulito e ancora discretamente fresco: pompelmo, mandarino, passion fruit e papaia, pesca. Semplice ed essenziale, gradevole. Queste premesse positive non sono però completamente mantenute al palato: pane e crackers, un accenno di frutta tropicale, un po’ di pompelmo e un finale zesty  ed erbaceo dall’intensità e dalla lunghezza piuttosto limitate. Capisco le intenzioni di Dead Centre di fare una birra poco impegnativa e facile da bere per la stagione estiva, ma ciò non dovrebbe pregiudicare intensità e personalità, che in questa bevuta latitano.  L’idea mi sembra comunque ben concepita: è una IPA profumata, bilanciata e abbastanza secca: se riuscisse a scrollarsi di dosso un po’ di timidezza, replicando nel gusto quanto di buono espresso nell’aroma, il risultato sarebbe notevole.
Formato 40 cl., alc. 5%, lotto ICC18170, scad. 19/06/2019, prezzo 4.00 euro (beershop, Irlanda)


Da Dublino arriva invece DOT Brew, beerfirm fondata nel 2016  dall’ex-homebrewer Shane Kelly che dopo dieci anni ha coraggiosamente abbandonato la sua carriera in uno studio d’architettura per trasformare il proprio hobby in una professione:  la moglie e i due giovanissimi figli, autori anche di alcuni degli scarabocchi presenti in etichetta, hanno sospirato. Ad affiancarlo, anche come investitori, gli amici Mikey e Pete. Non ho trovato molte informazioni in rete ma da quanto ho capito DOT Brew produce sugli impianti del birrificio Hope di Dublino: Kelly ha preferito investire in un magazzino, in quanto il suo interesse principale sono agli invecchiamenti in legno: whiskey, bourbon, vino.  Accanto a questi prodotti dalla buona marginalità ma di nicchia ci sono inevitabilmente anche delle birre quotidiane: IPA, stout, lager. Sono una trentina le etichette prodotte in due anni d’attività; qualche mese fa sono arrivate anche le lattine.  Alla Session IPA Fridge Art l’onore del debutto.

La birra.
Nel bicchiere è di color oro carico velato: la schiuma è cremosa, abbastanza compatta ed ha una buona persistenza. Il naso non ha particolarmente intenso e non si distingue per particolare livelli di eleganza o pulizia: ci sono comunque dei gradevoli profumi di mango e ananas, pompelmo, papaia. “Session IPA” è una denominazione che aiuta a vendere e quindi non ci si deve sorprendere di vederla applicata ad una birra dall’ABV (5.2%) ben oltre la soglia della “sessionabilità”.  La facilità di bevuta è comunque garantita, la birra scorre veloce tra lievi note mielate e biscottate, frutta tropicale, pompelmo, amaro resinoso e terroso di breve durata. L’intensità dei sapori non è affatto male ma su pulizia e definizione c’è ancora parecchio lavoro da fare; il risultato è una IPA piacevole che tuttavia non lascia un gran ricordo di sé e tende a confondersi assieme a tante sorelle irlandesi che s’assomigliano.
Formato 40 cl., alc. 5,2%, scad. 09/03/2019, prezzo 4,50 euro (beershop, Irlanda)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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