Rieccoci a parlare – sempre con piacere – della Barrel Aged Series del birrificio Founders di Grand Rapids, Michigan. Sei birre l’anno provenienti dall’enorme “cantina” (virgolette d’obbligo), ovvero una vecchia cava di gesso ora in disuso che si trova a 5 chilometri di distanza dal birrificio. E’ qui dove oggi riposano circa 20.000 barili a 25 metri di profondità e ad una temperatura costante di 3-4 gradi centigradi: inaugurata nel 1890 dalla Alabastine Mining Company, la cava fu utilizzata sino al 1943 quando la società fallì; nel 1957 il dedalo di corridoi e passaggi che si snoda per una decina di chilometri fu acquistato dalla Michigan Natural Storage Company e riconvertito in un magazzino di stoccaggio “naturalmente refrigerato” che viene utilizzato da numerose aziende, oltre che da Founders. La “cantina” di Founders non è visitabile, se non in rare occasioni speciali: nonostante la temperatura delle cave sia bassa, le botti sono state collocate in una zona nella quale operano condizionatori d’aria che permettono di regolare anche l’umidità. I barili vengono riportati in superficie con un montacarichi, caricati su di un camion e consegnati al birrificio; dalle botti la birra viene trasferita in serbatoi d’acciaio e centrifugata per rimuovere i sedimenti. La Barrel Aged Series 2018 ci ha portato KBS (marzo), Backwoods Bastard (aprile), Dankwood (Maggio), Barrel Runner (giugno) e Curmudgeon’s Better Half (agosto): l’ultima birra prevista per novembre sarà annunciata nelle prossime settimane.
Ricordo che la partnership (30%) con il birrificio industriale spagnolo Mahou San Miguel ha tolto nel 2014 a Founders lo status di birrificio artigianale secondo le linee guida dell’American Brewers Association: ma è soprattutto grazie a (o per colpa di) ciò che è oggi possibile assaggiare queste birre anche alle nostre latitudini.
Facciamo un salto indietro all’agosto del 2015 quando Founders annunciava l’arrivo della reDANKulous, un’Imperial Red IPA luppolata con Chinook, Mosaic e Simcoe: faceva parte della Backstage Series, ovvero birre sperimentali/occasionali precedentemente disponibili solo alla taproom di Grand Rapids e distribuite per la prima volta in bottiglie da 75 cl. Inevitabile anche sperimentarne il suo invecchiamento, visto che alla Founders non mancano spazio e botti: nel 2016, dopo 485 giorni passati in botti di bourbon, alla spina della taproom veniva attaccato qualche fusto di Barrel Aged reDANKulous. A luglio del 2017 chi passava da Grand Rapids poteva invece assaggiare per la prima volta un bicchiere di Brandankulous, ovvero reDANKulous invecchiata per 380 giorni in botti di brandy: è attaccata alla spina anche oggi, se siete da quelle parti. I due esperimenti hanno evidentemente convinto il birraio Jeremy Kosmicki sulla validità di una Imperial Red IPA barricata: la produzione è stata incrementata e sono state riempite molte botti di bourbon. Il risultato che possiamo assaggiare oggi in bottiglia, anche dall’altra parte dell’oceano, è stato chiamato Dankwood: “questa birra è un esempio della nostra volontà di spingerci sempre oltre: molti birrifici si limitano ad invecchiare in botte uno o due stili di birra, noi invece non mettiamo limiti alla curiosità e alla sperimentazione”.
Nel bicchiere c’è un bel tramonto infuocato, ambrato carico con intense venature rossastre: in superficie una nuvola di schiuma cremosa e compatta, color ocra, dalla buona persistenza. La contemplazione estetica è però ben presto interrotta da un aroma potente e indicativo del contenuto alcolico di questa Imperial Red IPA: 12.2%. Il bourbon è protagonista ed è affiancato (ovviamente) da quei profumi tipici di una IPA “poco fresca”: il dank qui è diventato un misto resinoso-vegetale, marmellata d’arancia, caramello e biscotto. In sottofondo un velo dolce di vaniglia. La bevuta non è da meno e i primi sorsi sono piuttosto impegnativi: l’alcool si fa sentire sin dall’ingresso, affiancando il dolce di caramello, biscotto e marmellata d’arancia prima dell’arrivo di un’ondata amara resinosa e vegetale, pungente. Un attimo di tregua ed il bourbon è nuovamente protagonista di un retrogusto lunghissimo, intenso, caldo. Alla potenza si contrappone il mouthfeel, docile e a tratti quasi morbido.
E’ indubbiamente ben fatta ma non rientra esattamente nelle mie preferenze la DankWood di Founders: il binomio amaro resinoso e bourbon è per me piuttosto pesante da smaltire e mi obbliga a centellinare il liquido molto lentamente. Dopo un po’ il palato s’abitua e le cose migliorano leggermente, ma personalmente preferisco abbinare il bourbon al profilo dolce di una scotch ale (Backwood Bastard) o all’amaro del tostato/caffè (KBS).
Formato 35,5 cl., alc. 12.2%, IBU 65, imbott. 10/04/2018, prezzo indicativo 5.00-6.00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
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