Riprendiamo l'esplorazione dei nuovi microbirrifici di Londra e dintorni con un nuovo debutto su queste pagine, quello di Howling Hops (letteralmente, "i luppoli che ululano"). Si trova in una zona abbastanza nota ai Beer Hunters, ovvero quella d Hackney, dove nel giro di tre chilometri trovate Pressure Drop, Howling Hops, London Fields e Redchurch Brewery; prendete quindi nota e, nel prossimo vostro viaggio a Londra, pensate ad un bel "Brewery crawling". Viene fondato nel 2012 nel seminterrato della Cock Tavern, praticamente la filiale di Hackney del più famoso Southampton Arms, con 16 handpumps ed 8 spine; il birraio è Ed Taylor, 24 anni, homebrewer da quando ne aveva 18. In precedenza ha fatto il birrario alla Redemption Brewing Company. L'impianto attualmente in uso, molto piccolo, è quello usato agli esordi dalla Camden Town Brewery; chi ha visto le dimensioni del seminterrato, fatica a credere come sia stato possibile trasportarlo per le ripide scale che portano dalla Cock Tavern alla Howling Hops. La maggior parte dela produzione viene consumata al pub sovrastante ed al Southampton Arms, e dunque la distribuzione delle bottiglie è molto limitata anche perché, da quanto leggiamo, Ed non si fida molto dei rivenditori e del modo in cui trattano la birra una volta che ha lasciato le porte del birrificio. La birra viene prodotta due-tre volte a settimana, 650 litri a cotta, ed il resto del tempo vede Ed dedicarsi al suo secondo business la Square Root London, produttore di bibite. Già una cinquantina le etichette elencate su Ratebeer, anche se per lo più si tratta di leggere varanti dello stesso mosto, che consistono in un diverso mix dei luppoli usati a seconda di quanto è disponibile; una tendenza che rispecchia in pieno quella dei "modernisti" londinesi (esempio The Kernel o Partizan), prodighi nel moltiplicare rapidamente il numero delle birre prodotte. Anche le etichette ricordano vagamente le prime Kernel, quelle prodotte prima del trasloco, stampate quasi su carta da pacchi e con il nome della birra scritto mediante un timbro ad inchiostro.
Eccoci a stappare la Export Porter, luppolata con Columbus e Willamette; strana puntualizzazione, non sono molte le Porter che sbandierano i luppoli in etichetta, ma ci vuole poco a capire il perché. Si presenta di un bellissimo color mogano scuro, la schiuma è molto cremosa, beige, fine e compatta, molto persistente. Aroma pulitissimo e molto forte: aghi di pino, pompelmo, fragoline e solo quando la birra s'avvicina alla temperatura ambiente emerge qualche remoto sentore di tostature. Grandioso l'ingresso in bocca: 5.5% ABV, birra scorrevole ma assolutamente vellutata e morbidissima, molto gradevole al palato. Il gusto è decisamente più black dell'aroma; inizio che parte tra tostato e terroso, seguito da una parte centrale fruttata che richiama il pompelmo, ed un ritorno molto amaro finale dove convivono note terrose, resinose ed una tostatura leggermente bruciata con qualche accenno di caffè. L'intensità è davvero notevole, la deriva amara finale è fortissima e forse un po' fuori controllo; porter abbastanza atipica, dove al naso dominano i luppoli ed in bocca c'è comunque una parte agrumata a minare le certezze del bevitore. A tratti somigliante ad una Black IPA, birra interessante, ancora un po' da perfezionare ma già di ottimo livello.
Formato: 33 cl., alc. 5.5%, scad. 01/12/2013, pagata 2.62 Euro (beershop, Inghilterra).
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