domenica 24 novembre 2013

Redhook Long Hammer IPA

Il post di oggi è in qualche modo collegato a quello di qualche giorno fa, sulla Kona Longboard Island Lager; un premio credo però che la Long Hammer IPA della Redhook Brewery l'abbia già vinto. Molto probabilmente è la prima IPA Americana ad arrivare sugli scaffali della grande distribuzione italiana. Il birrificio viene fondato a Seattle nel 1981,  nei vecchi locali di un officina, da Paul Shipman e Gordon Bowker; in quel periodo ancora non si parlava di Craft Beer, ed a Seattle ancora qualcuno ricorda la "Banana Beer", appellativo dato ad una delle prime produzioni delle Redhook. Il nome era ovviamente riferito al ceppo di lievito (belga) usato per produrre la birra, che produceva appunto un aroma che ricordava la banana; ma, nel 1981, a Seattle non c'erano molti bevitori abituati a queste "innovazioni". Nel 1996 è tempo di traslocare in locali più capienti, spostandosi dalla periferia di Seattle a Woodinville, sempre nello stato di Washington; nello stesso anno viene aperto anche un birrificio nella costa opposta, quella ad est, a Portsmouth. Il primo luglio del 2008 il birrificio si "fonde" con l'altro maggior produttore di birra della West Coast, ovvero la Widmer Brothers, dando vita alla Craft Brew Alliance che viene quotata in borsa e che diventa il nono maggior produttore di birra negli Stati Uniti. I grandi numeri fanno ovviamente gola ai grandi, ed ecco che il colosso Anheuser-Busch InBev acquista il 32% delle azioni della società e ne diviene partner per quel che riguarda la distribuzione. Ampissimo il portafoglio della Redhook, che spazia da stili americani a belgi, tedeschi ed inglesi. 
Senza troppo aspettative per il lungo viaggio che l'ha portata sino in Italia e poi sugli scaffali della grande distribuzione, andiamo ad aprire questa Long Hammer IPA, brassata per la prima volta nel 1984 con malti Pale, Caramel e Munich, mentre i luppoli sono Alchemy, Cascade e Willamette.  Nel bicchiere è tra l'arancio e il dorato, leggermente velata; la schiuma, fine, cremosa e mediamente persistente è bianca. Il naso è tutt'altro che fresco, ma mantiene ancora una buona intensità: ci sono gli attesi agrumi, il pompelmo, ma sotto forma di marmellata; sembra quasi frutta candita anziché fresca ed appena tagliata. Qualche sentore di caramello, per un aroma-manifesto di luppoli "stanchi" e poco freschi. Lo stesso scenario si ripropone anche in bocca, dove un discreta intensità sfocia nel caramello e nella marmellata, con una parte amara vegetale/erbacea e leggermente resinosa che - priva della componente fruttata - diventa abbastanza pesante, rallentando la bevuta. Il finale, amaro, si muove sempre tra il vegetale ed il resinoso saturando in fretta il palato. Bottiglia che sembra quasi un manuale descrittivo di una "IPA poco fresca"e maltrattata, e perfetta dimostrazione del perchè le IPA vanno bevute fresche (giovani) e conservate in frigorifero, se possibile: frutta fresca che diviene marmellata, scorza di pompelmo e resina pungente che diventano una sorta di tisana vegetale amara. Birra che risulta sbilanciata sull'amaro, priva di quella componente fruttata, fresca e vivace, che gioca un ruolo fondamentale nel bilanciare la parte amara. Imbottigliata neppure troppo tempo fa (Giugno 2013) ha probabilmente viaggiato al caldo ed in condizioni non ottimali. Nell'impossibilità di immaginare come era all'origine, rimaniamo con una bottiglia tutto sommato bevibile, vittima della distribuzione e tuttavia una migliore alternativa alla maggior parte dei blandi prodotti industriali che trovate sugli scaffali della grande distribuzione.
Formato: 35.3 cl., alc. 6.2%, IBU 44, lotto 20/06/2013 10.43, scad. 30/09/2014, pagata 2.39 Euro (supermercato, Italia).

2 commenti:

  1. Posso chiederti in che supermercato l'hai trovata? Grazie, ciao, Fra.

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