Purtroppo non sono molte le birre del birrificio brianzolo Menaresta che capitano su queste pagine, non per volontà ma principalmente per un problema di reperibilità; il birrificio ha sede in Brianza ma la bottiglia di GiB della quale parliamo oggi l'ho acquistata a Roma! E' tra le produzioni "speciali" di Menaresta, ed ha debuttato per la prima volta nel Giugno del 2013; si tratta si una ricetta elaborata da Marco Valeriani, un ex-validissimo homebrewer e da Aprile 2012 birraio a Menaresta. Sono già sette, con questa, le birre che portano la sua firma. Lo stile di riferimento, se di stile si può parlare, è quello delle Double/Imperial Kölsch; un'invenzione degli americani, che hanno il vizio di fare interpretazioni "pompate", "double" o "imperial" di praticamente qualsiasi cosa. Se non erriamo, dovrebbe essere il primo esempio nel nostro paese; l'origine dello stile è invece ovviamente in Germania, precisamente nella città di Colonia. L'idea iniziale era di produrre una India Pale Ale con luppoli esclusivamente tedeschi, ma in seguito il progetto è cambiato scegliendo un tipo di lievito da Kölsch. Tettnang Perle, Tettnang Tettnanger e Hallertau Mittelfrüh sono i luppoli tedeschi utilizzati; ovviamente un po' più elevata (double) dei parametri di riferimento stilistici la gradazione alcolica (6.2%). Il perché del nome è invece spiegato dal birrificio stesso: "Gib è l’abbreviazione di Gibilè, il soprannome di Marco Valeriani. Gibilè in brianzolo sta per giubileo, pandemonio; quindi “casino”. Casinista e stupidotto!"
Non mi è mai capitato di assaggiare le interpretazioni americane e quindi non ho termini di confronto su quello che mi arriverà nel bicchiere. Il colore è un giallo molto chiaro, quasi paglierino, assolutamente opalescente; la schiuma, bianchissima, è molto generosa e molto persistente, pannosa. Al naso c'è davvero un bel mix intrigante; s'inizia con sentori floreali ma la parte del leone la fanno gli agrumi: molta scorza (limone ed arancio) con qualche intermezzo dolce che a tratti sembra richiamare quasi la frutta tropicale. Nonostante l'intento (double), in bocca la parte maltata mi sembra soccombere all'abbondante luppolatura ed il gusto vira subito sul fruttato, seguendo un po' la moda di questi ultimi tempi, in un mix dolce-amaro di agrumi (polpa e scorza) ben riuscito e di notevole intensità, anche se non esattamente un esempio di eleganza. Chiude "secca ma non troppo", con un amaro ricco di scorza d'agrumi (lime e limone) e note erbacee. Nata a Giugno e quindi con DNA estivo, è effettivamente una birra perfetta per l'estate da bere a grandi sorsi, profumata e ruffiana, con l'alcool subdolamente ben nascosto. Come detto, il risultato sembra un po' seguire la moda delle birre ultra agrumate e, sebbene la dichiarazione d'intenti (double Kölsch) ci faceva curiosi di provare qualcosa di un po' diverso, osserviamo ugualmente soddisfatti il bicchiere vuoto.
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