Kilowatt, Birrificio Toccalmatto: nata inizialmente come one-shot da quest’anno è entrata in produzione stabile; l’etichetta la descrive come una Golden Double IPA e, la ricetta dovrebbe vedere l’utilizzo ("spregiudicato") di luppoli americani ormai classici (Simcoe e Amarillo) affiancati da due di ultima generazione (Mosaic ed El Dorado), per continuare nel percorso di ricerca e sperimentazione con i luppoli che sempre ha contraddistinto il birrificio guidato da Bruno Carilli (cfr. la Zona Cesarini). Il primo (Mosaic™, anche noto come HBC 369) nasce dall’incrocio di Simcoe e Nugget, ed è stato commercializzato per la prima volta nel 2012 dalla Hop Breeding Company. Vi sono già diverse birre americane che ne fanno uso; il produttore lo descrive come capace di donare un “complesso mix di caratteristiche floreali, tropicali e terrose". El Dorado è invece meno recente: sviluppato nel 2008 e commercializzato per la prima volta nel 2010 dalle CLS Farms, che si trovano nella Moxee Valley (Stato di Washington), ovvero la parte settentrionale della famosa Yakima Valley. Pera, anguria, drupa e canditi sono le caratteristiche dichiarate dal produttore.
Kilowatt, dunque, presentata da una minacciosa etichetta che inneggia alla potenza. Nel bicchiere ci appare di colore arancio/oro carico, molto velato; la schiuma è biancastra e cremosa, con una buona persistenza. L’aroma è abbastanza forte, ancora fresco ed elegante, pulito: molta frutta dolce (polpa d’arancio, mango, ananas, melone retato), qualche sentori di aghi di pino ed erbaceo. Ottimo inizio, che prosegue altrettanto bene in bocca: birra morbida e rotonda, poco carbonata, corpo medio, molto gradevole al palato.
Base maltata di biscotto, leggerissimo caramello e poi una parte centrale in cui la frutta la fa davvero da padrone: s’alternano agrumi e frutti tropicali, con un’intensità davvero notevole, a tratti quasi sciropposa. L’amaro arriva quasi in sordina, non è protagonista ma gioca piuttosto a bilanciare il carattere fruttato dominante; a questo punto t’aspetteresti un’accellerata finale amara, una bella scarica (kilowatt) di resina, erbaceo o scorza di pompelmo, ed invece la birra continua più o meno sullo stesso livello, sempre alto, che però non genera sussulti. Un po’ di resina, molto pompelmo ed un leggero calore etilico che fa capolino per la prima volta. Anche nel retrogusto - amaro - c’è comunque una componente quasi dolce, fruttata, ad ingentilire ed ad abbellire il ricordo dell'ultimo sorso.
Personalmente nell'immaginare una Double IPA (americana) che si chiama Kilowatt e sfodera elettricità in etichetta ("high power beer") mi viene subito da pensare ai nomi "aggressivi" di altre sue colleghe come Ruination IPA (Stone) o Palate Wrecker (Green Flash), giusto per citare le prime due che vengono in mente: birre potenti non solo di nome, ma anche di fatto. Questa Kilowatt è una birra sì intensa, ma di un elegante fruttato piuttosto che di una violenta ondata amara che ti abbraccia il palato per diversi minuti; che è poi, ammettiamolo, quello a cui la maggior parte di noi pensa nell'immaginare una Double IPA potente. Intendiamoci, la birra è ben fatta, pulita e molto gustosa, l'alcool è molto ben nascosto e si beve con buona facilità, ma non dà quella scossa che la sua etichetta vuole annunciare.
Formato: 75 cl., alc. 8%, lotto 13060, scad. 22/07/2014, pagata 10.00 Euro (birrificio).
Kilowatt, dunque, presentata da una minacciosa etichetta che inneggia alla potenza. Nel bicchiere ci appare di colore arancio/oro carico, molto velato; la schiuma è biancastra e cremosa, con una buona persistenza. L’aroma è abbastanza forte, ancora fresco ed elegante, pulito: molta frutta dolce (polpa d’arancio, mango, ananas, melone retato), qualche sentori di aghi di pino ed erbaceo. Ottimo inizio, che prosegue altrettanto bene in bocca: birra morbida e rotonda, poco carbonata, corpo medio, molto gradevole al palato.
Base maltata di biscotto, leggerissimo caramello e poi una parte centrale in cui la frutta la fa davvero da padrone: s’alternano agrumi e frutti tropicali, con un’intensità davvero notevole, a tratti quasi sciropposa. L’amaro arriva quasi in sordina, non è protagonista ma gioca piuttosto a bilanciare il carattere fruttato dominante; a questo punto t’aspetteresti un’accellerata finale amara, una bella scarica (kilowatt) di resina, erbaceo o scorza di pompelmo, ed invece la birra continua più o meno sullo stesso livello, sempre alto, che però non genera sussulti. Un po’ di resina, molto pompelmo ed un leggero calore etilico che fa capolino per la prima volta. Anche nel retrogusto - amaro - c’è comunque una componente quasi dolce, fruttata, ad ingentilire ed ad abbellire il ricordo dell'ultimo sorso.
Personalmente nell'immaginare una Double IPA (americana) che si chiama Kilowatt e sfodera elettricità in etichetta ("high power beer") mi viene subito da pensare ai nomi "aggressivi" di altre sue colleghe come Ruination IPA (Stone) o Palate Wrecker (Green Flash), giusto per citare le prime due che vengono in mente: birre potenti non solo di nome, ma anche di fatto. Questa Kilowatt è una birra sì intensa, ma di un elegante fruttato piuttosto che di una violenta ondata amara che ti abbraccia il palato per diversi minuti; che è poi, ammettiamolo, quello a cui la maggior parte di noi pensa nell'immaginare una Double IPA potente. Intendiamoci, la birra è ben fatta, pulita e molto gustosa, l'alcool è molto ben nascosto e si beve con buona facilità, ma non dà quella scossa che la sua etichetta vuole annunciare.
Formato: 75 cl., alc. 8%, lotto 13060, scad. 22/07/2014, pagata 10.00 Euro (birrificio).
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