Non è esattamente un debutto sul blog, quello dell'Agrobirrificio Oldo di Cadelbosco Sopra, Reggio Emilia; lo avevamo infatti incontrato, indirettamente, come produttore di alcune birre per conto terzi: Grannie Hoppie, Kill Me in The Morning I e II.
Il birrificio agricolo Oldo – di proprietà dei coniugi Andrea e Francesca Soncini - apre i battenti nel 2012 guidato dalla mano del birraio Francesco Racaniello; sono quasi una decina le birre prodotte, con un netta predilezione per le birre "facili", da bere in grande quantità. Per quel che riguarda a bassa fermentazione, segnalo la Giò, una pils che ottenne il terzo posto a Birra dell’Anno 2014 dietro alle “famose” Grigna e Tipopils nella categoria 1 ” Chiare, basso grado alcolico, “Italian Lager”; la Speriment Ale (Piano Marshall IPA) è stata invece nominata tra le “birre quotidiane, di grande qualità organolettica che hanno come caratteri principali equilibrio, semplicità e piacevolezza” dalla Guida alle Birre d'Italia 2015 curata da Slowfood.
L’impianto da 500 litri del birrificio si trova in un complesso rurale chiamato la Bregola, in via dell’Oldo; nei campi circostanti viene coltivata una parte dell’orzo utilizzato, che viene poi maltato in Austria; lo spaccio è aperto al pubblico tutti i sabati.
Tra le produzioni di Oldo che, come detto, prediligono la facilità di bevuta, l’unica eccezione sembra essere rappresentata per il momento dall’imperial stout chiamata Imperatorskaya; ed è proprio con questa - complice il freddo – che iniziamo.
Purtroppo la bevuta della “imperatrice” non inizia nel migliore dei modi: benvenuto di gushing, birra comunque salvata in extremis grazie al versamento in un paio di bicchieri. Calmate un po’ le acque, la birra si presenta praticamente nera, con una generosa testa di schiuma nocciola un po’ grossolana ma dalla buona persistenza. L’aroma, dall’intensità dimessa e discretamente pulito, offre sentori di orzo tostato, caffè/moka, mallo di noce, liquirizia. Inizialmente disturbato dalle troppe bollicine, dopo qualche minuto di permanenza nel bicchiere il gusto si risolve in un generale insieme di caffè d’orzo e liquirizia, non particolarmente pulito.
A bilanciare le tostature c’è una componente zuccherina, quasi caramellata, ma l’insieme risulta un po’ slegato in bocca, con la sensazione che a parole potrei descrivere come “acqua da una parte, gusto della birra dall’altra”. L’alcool è molto nascosto, persino troppo: la bevuta risulta abbastanza agevole, ma da una imperial stout dal contenuto alcolico importante (10%) sentiresti anche il bisogno di un po’ di calore etilico che qui invece latita ed arriva timidissimo solo nel finale, prendendo la forma della prugna sotto spirito. Chiude leggermente astringente (bustina di tè), con una lieve presenza salmastra/salsa di soia. Le motivazioni appena elencate descrivono una bevuta poco soddisfacente, se devo dire la verità; l'intensità è buona ma sono diversi gli aspetti da migliorare (leggi soprattutto pulizia ed eleganza), gushing a parte.
Formato: 33 cl., alc. 10%, IBU 48, lotto ACO 31, scad. 01/2016, pagata 5.00 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
A 5 euro l'avrei lasciata sullo scaffale a prescindere...
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