Per introdurre la birra di oggi bisognerebbe ripercorre la storia della Gose, uno stile che ha rischiato di scomparire nel secondo dopoguerra dello scorso secolo e che invece è rinato e sta diventando abbastanza popolare anche grazie alla cosiddetta “rivoluzione delle birra artigianale”. Se volete approfondire, vi rimando a questo ed a quest’altro articolo che meglio di me hanno riassunto il passato della Gose.
Riporto solo alcuni cenni, per vostra comodità: si tratta di una birra ad alta fermentazione e prodotta con un’elevata percentuale di frumento (almeno 50-60%); l’associazione Germania-frumento potrebbe farvi istintivamente pensare ad una Hefeweizen, ma ci sono alcune differenze fondamentali: il lievito utilizzato per fare una Gose è poco caratterizzante, l’Editto di Purezza (Reinheisgebot) viene violato in quanto si utilizzano spezie (sale, coriandolo), e vi è un’acidità lattica più o meno marcata dovuta alla presenza di lattobacilli. Il risultato è una birra chiara, leggera ed acidula, molto dissetante e rinfrescante, il cui nome deriva da Goslar, città della Bassa Sassonia dove lo stile ebbe origine e il cui fiume (Gose) aveva un’acqua naturalmente salina dovuta che veniva utilizzata dai birrifici.
Nel diciannovesimo secolo la popolarità delle Gose si spostò da Goslar a Lipsia, dove arrivarono ad esserci quasi ottanta Gosenschenken, ovvero locali dove la Gose veniva servita. Le devastazioni della seconda guerra mondiale provocarono la chiusura di tutti i produttori di Lipsia; nel 1949 solamente la Friedrich Wurzler Brauerei aveva ricominciato a mescere Gose, continuando sino al 1966, anno in chiuse i battenti causa la prematura morte del proprietario Guido Pfnister. La Gose ritornò a Lipsia solamente nel 1986, grazie a Lothar Goldhahn, publican dell’Ohne Bedenken, che riuscì a recuperare alcune ricette originali ed a farle produrre dalla Schultheiss-Weisse-Brauerei di Berlino Est, visto che nessuno dei birrifici di Lipsia aveva mostrato interesse. Dopo vent’anni era così possibile tornare a bere una Gose a Lipsia; nel 1995 Goldhahn fece produrre la “sua” Gose alla Andreas Schneider Brauerei di Weissenburg, Baviera. Il proprietario, Andreas Schneider, s’innamorò a tal punto di questo stile che decise nel 1999 di aprire a Lipsia un brewpub chiamandolo Bayerischer Bahnhof, in quanto situato all’interno della vecchia stazione ferroviaria del centro storico della città tedesca.
Inaugurata nel 1842, nel diciannovesimo secolo la Bayerischer Bahnhof di Lipsia era un importantissimo snodo ferroviario per chi era diretto a sud, verso la Baviera, l’Austria e l’Italia, perdendo importanza solamente nel 1912 quando venne costruita una più funzionale stazione in periferia. Parzialmente distrutta dalle bombe delle seconda guerra mondiale, la stazione riprese a funzionare anche in assenza dei fondi necessari per completarne la doverosa ricostruzione: fu solamente dopo la riunificazione delle due Germanie che fu reperito il denaro necessario per un progetto di ricostruzione che fosse al tempo stesso conservativo e funzionale al ventunesimo secolo. Andreas Schneider non si fece scappare l’occasione e riuscì ad inaugurare, il 19 Luglio del 2000, la nuova Gasthaus & Gosebrauerei Bayerischer Bahnhof; dal 2003, il mastro birraio è Matthias Richter. La maggior parte della produzione viene assorbita dal locale, ma sono comunque disponibili le classiche bottiglie dal lungo collo che, si dice, un tempo non venivano neppure chiuse poiché la schiuma prodotta dal lievito durante la fermentazione formava una specie di tappo "naturale".
Meno affascinante invece la bottiglia che mi è capitata tra le mani, una classica 33 centilitri. Nel bicchiere è dorata, con la velatura che è direttamente proporzionale alla quantità di birra che riuscite a far stare nel classico "cilindretto" nella quale viene servita; molto bello il cappello di schiuma, bianco, cremoso e compatto, dalla buona persistenza. L'aroma è sorprendentemente forte e pulito, con evidenti sentori floreali, di agrumi, di mela ed una discreta mineralità leggermente salina; appena percettibile la speziatura del coriandolo. In bocca regna un gran bell'equilibrio fatto di pane e di miele, agrumi, qualche nota di banana e coriandolo; il gusto è fresco e fragrante, la salinità e l'acidità sono piuttosto contenute e costituiscono solamente delle sfumature della birra, piuttosto che la sua caratteristica principale. Ne esce una birra leggera, semplice e facilissima da bere, molto scorrevole e discretamente carbonata; la leggera acidità la rende particolarmente dissetante, nel pieno rispetto dell''equilibrio e del rigore tipico della tradizione tedesca: dolce, acido e salato s'alternano senza nessun eccesso, dando forma ad una birra facilmente fruibile anche da chi si potrebbe spaventare nel leggere le parole "sale ed acido".
Formato: 33 cl., alc. 4.6%, lotto e scadenza non riportati, pagata 3.30 Euro (beershop, Italia).
Nota: la “recensione/descrizione” della birra bevuta è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Sei ti piacciono le Gose devi provare la Salada del Birrificio Lariano. Piace molto anche a Kuaska!
RispondiEliminail Lariano non lo riesco mai a trovare… dalle mie parti non è molto distribuito.
EliminaNon mi fanno impazzire le Gose, soprattutto se molto spinte su lattico e salato; comunque se trovo la Salada in giro l'assaggio volentieri, grazie del suggerimento