giovedì 4 dicembre 2014

Dieu du Ciel Aphrodisiaque

Occasione sempre lieta, quella di stappare una Dieu De Ciel!, birrificio canadese che vi ho presentato in questa occasione.  Sino ad ora, due bottiglie e due grandi birre: Peche Mortel e Moralitè.    E per confermare il detto “non c’è due senza tre”, ecco l’altrettanto splendida Aphrodisiaque, una (strong) stout che viene prodotta da maggio 2003 con l’aggiunta di cacao biologico e di baccelli di vaniglia. Uno sguardo al beer rating?  Seconda miglior stout al mondo per Ratebeer, dietro alla Beer Geek Breakfast di Mikkeller, e seconda miglior American Stout al mondo per BeerAdvocate, dietro alla (a me sconosciuta) Double Shot della Tree House Brewing Company, Massachusetts, USA. 
Prima di passare a bere, vale la pena soffemarsi qualche istante sulla splendida etichetta, disegnata dall’artista Yannick Brosseau. I suoi lavori si ispirano alla mitologia e ad alcuni pittori del surrealismo-pop americano come Mark Ryden, Audrey Kawasaki  e Nicoletta Ceccoli-Marieke. Sulle etichette vengono spesso raffigurate la divinità di un pantheon immaginario, seguendo l’ispirazione che nasce dal nome della birra. Ovvio quindi dedicare l’etichetta di questa stout ad Afrodite, dea greca dell’amore, della bellezza e dell’arte, figlia di Zeus e Dione (secondo Omero) o, secondo Esiodo, nata dal membro di Urano evirato e gettato poi nel mare dal figlio Crono. 
Una spiga di grano in bocca, “vestita” solamente da un ciondolo che ricorda una fava di cacao: la bellezza di Afrodite è spesso collegata al concetto di armonia e perfezione delle forma, e questa birra non vi si allontana di molto. 
Sensualmente nera, ricoperta da una cremosa coltre di schiuma beige, soffice ma compatta, molto persistente. Al naso il richiamo dell’orzo tostato e del caffè in grani, del cioccolato amaro e della vaniglia; più in sottofondo sentori che ricordano il tabacco ed il cuoio. L’aspetto è del tutto simile a quello di una robusta imperial stout, ma questa Aphrodisiaque di alcool ne contiene solo il 6.5%: la sensazione palatale e l’intensità del gusto sono altrettanto paragonabili a quelle di una imperial stout, fatta eccezione per la ovvia minor presenza dell’alcool. Poco carbonata, morbida e cremosa in bocca, corpo medio, stupisce per l’elevata intensità di caffè, vaniglia e cioccolato amaro: la bevuta è a tratti quasi “polverosa”, quasi a simulare la presenza del caffè macinato e del cacao in polvere. Arriva anche qualche leggerissima nota di prugna disidratata e di tabacco, ed un finale che vede la predominanza dell’acidità e dell’amaro del caffè, assieme ad una leggera luppolatura resinosa  che aiuta a ripulire il palato, lasciando una scia di cioccolato amaro, vaniglia e tabacco. 
Pulitissima, è una birra molto amara ed intensa che si lascia bere senza nessuna difficolta: ma sarebbe un peccato non sorseggiarla con calma, lasciandola scaldare per assaporare tutte le diverse sfumature di gusto ed aroma che cambiano con l’alzarsi della temperatura. Ne esistono anche delle  - buonissime, mi dicono -  versioni  affinate (Élevée En Barriques, in francese è quasi più bello)  in botti che hanno ospitato bourbon e rum,  che qui in Italia probabilmente non vedremo mai. Accontentiamoci di questa, e l’invito per voi è di uscire a comprarla finché si trova. 
Formato: 34,1 cl., alc. 6.5%, imbottigliata 06/2014, pagata 5.50 Euro (beershop, Italia).

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