La Moneuse è la birra che Marie-Robert Pourtois della Brasserie des Blaugies dedica a un suo avo che divenne a suo modo famoso. Trattasi di Antoine-Joseph Moneuse, nato probabilmente nel 1768 a Marly (Francia) e giustiziato trent'anni dopo a Douai. Una vita 'sbandata' iniziata da ragazzo con furtarelli e qualche rissa per poi entrare in contatto con una banda di ladri chiamata "Les Chauffeurs du Nord", della quale ne assunse in seguito il comando.
La gang, che pare arrivò a contare sino a trecento affiliati, commetteva furti in tutta la Francia meridionale ed in quella che oggi corrisponde alla regione belga dell'Hainaut: una volta entrati nelle case di quelli che credevano essere ricchi, torturavano i malcapitati mettendo i loro piedi nel fuoco del camino per spingerli a confessare dove fosse nascosto il denaro.
Moneuse fu ritenuto responsabile del terribile assalto alla locanda "de la Houlette" del 22 novembre 1795 che si concluse con nove morti: la coppia di albergatori, i loro sei figli ed il dottor Moreaux che era rimasto a dormire lì proprio quella notte: tra le giovani vittime, un bimbo di soli 22 mesi. Il bandito fu finalmente arrestato nel 1797 a Quévy-le-Petit e, dopo un processo durato nove mesi, fu ghigliottinato il 18 giugno del 1798 nella piazza di Douai.
Dal bandito alla birra, che invece presenta una "tranquilla" etichetta che richiama la campagna vallona, oggi non più terrorizzata dalla scorribande del "capitano Moneuse" ma rallegrata da birrifici come la Brasserie Des Blaugies che propone delle ottime Saison o Farmhouse Ales che dir si voglia.
Il suo colore è tra l'arancio carico e l'ambrato, opaco: la generosa schiuma che si forma è biancastra, e cremosa, dalla discreta persistenza. L'aroma apre con le spezie (pepe e coriandolo), seguite da sentori di arancia, zucchero candito, fetta biscottata e di frutta secca. La gradazione alcolica è abbastanza importante (8%) eppure in bocca questa Moneuse sorprende per la sua agilità e leggerezza, grazie anche ad un corpo tra il medio ed il leggero ed una vivacissima frizzantezza. Anzi, i primi sorsi fanno nascere qualche dubbio, perché la birra non è particolarmente intensa: la bevuta cresce però sorso dopo sorso, rivelando una base maltata di pane e fetta biscottata, le spezie dell'aroma (pepe e coriandolo), una parte dolce difficile da definire (miele? arancio?) ed una bella chiusura secca e leggermente amara di mandorla e di noce. L'equilibrio e la facilità di bevuta sono davvero encomiabili, con una componente rustica e terrosa a ricordare che si tratta di una saison, una birra con pochi fronzoli nata per dissetare i contadini durante il lavoro estivo nei campi. Rimango con il mistero dell'alcool: 8 i gradi dichiarati in etichetta, bevibilità da session beer. Una saison un po' atipica se vogliamo, con un gusto non immediatamente decifrabile ma comunque una buona bevuta, se non ai livelli della più "rassicurante" Saison d'Épeautre.
Formato: 75 cl., alc. 8%, scad. 12/2016, pagata 5.43 Euro (beershop, Belgio).
bene, stappa! me la ricordo non di facile lettura, preferisco la loro saison d'epeautre.
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