Il 6 giugno del 1929 viene presentato per la prima volta presso Lo Studio Des Ursolines di Parigi il cortometraggio Un Chien Andalou, debutto alla regia dello spagnolo Luis Buñuel; nella capitale francese André Breton aveva pubblicato qualche anno prima (1924) il Manifesto del Surrealismo, e a tutti gli effetti Un Chien Andalou si può considerare il primo film surrealista della storia.
All’origine del film ci sono i sogni fatti da Luis Buñuel (un rasoio che recide un occhio) e Salvador Dalí (una mano piena di formiche) in una notte a Figueres; il film viene realizzato in tre settimane (una per la sceneggiatura, due per le riprese) con i soldi prestati dalla madre di Buñuel e con l’aiuto di amici e fidanzate impiegati come attori La stesura avviene con il metodo della “scrittura automatica” del surrealismo, per aprire volutamente le porte all’irrazionale senza utilizzare nessuna logica o significato. Le immagini di Un Chien Andalou sono state tuttavia interpretate sotto i più diversi punti di vista: chi vede nella scena del taglio dell’occhio una metafora del lavoro del regista (“vedere” e “tagliare”), chi il desiderio di tagliare l’occhio dello spettatore per “fargli vedere un mondo completamente diverso” e chi, in una visione psicanalitica, evoca la solita angoscia di castrazione (occhi come simbolo dei testicoli).
Nel nonsense di un'opera surrealista - a quasi novant’anni di distanza - immaginate la trasformazione di un occhio tagliato in una birra da bere: il film di Buñuel e la celebre scena, vengono infatti scelti dal forum "Il Barbiere della Birra" come punto di partenza per realizzare una birra. L’idea trova poi la collaborazione di Luigi 'Schigi" D'Amelio del birrificio Extraomnes: se il cane (chien) è il simbolo dl birrificio di Marnate, una tagliente lametta da barba è quello del forum. Quest'ultimo è la continuazione (o involuzione?) delle vecchie esperienze del newsgroup di it.hobby.birra (spulciando negli archivi troverete anche interventi di coloro che oggi sono divenuti affermati birrai: Campari, Loverier, Di Vincenzo...) e poi del forum di MoBi; il “Barbiere della Birra” è un non-luogo virtuale dove appassionati di vecchia e nuova data discutono di birra, senza risparmiare qualche “rasoiata” o critica, quando è necessaria…. e anche quando forse non lo è.
Un manipolo di utenti partecipa alla cotta che viene realizzata il 20 dicembre 2014 presso il birrificio Extraomnes con l'aiuto del birraio Luigi Schigi D'Amelio; la ricetta era stata precedentemente elaborata nell’apposita sezione “segreta” del forum, (quasi) seguendo il principio della “scrittura automatica” surrealista: proposte, controproposte, aberrazioni ed insulti che avevano fatto nascere una “Belgian Quintupel” di 22.4° Plato e prodotta con l’utilizzo di miele, zucchero candito scuro, uvetta Corinto e Sultanina, mandorle, nocciole e vaniglia.
Fatta la birra, per l’etichetta viene organizzato un concorso pubblico: illustratori, grafici e disegnatori sono invitati ad inviare la propria proposta che deve contenere cane (Cirneco dell'Etna), rasoio/lametta e taglio dell’occhio. Ad insindacabile giudizio degli utenti del forum, tra le quasi cinquanta bozze pervenute viene scelta l’etichetta della giovane grafica romana Eleonora De Martini, con qualche strascico polemico in pieno “Barbiere-style”. Alla vincitrice il premio di 24 bottiglie di Chien Andalou ed un posto in prima fila all'evento di presentazione al “Ma che siete venuti a fà” di Trastevere il 07 Marzo 2015.
Chien Andalou, provocatoriamente definita quintupel, è una Belgian Strong Ale la cui importante gradazione alcolica (11%) l’avvicina pericolosamente a sua maestà Rochefort 10. Il suo vestito è di color marrone piuttosto scuro, con qualche riflesso più chiaro che richiama la tonaca del frate; la schiuma beige è impeccabilmente fine e cremosa, dall’ottima persistenza. L’aroma, pulito ed elegante, è piuttosto ricco e complesso: uvetta e miele, caramello, biscotto, mandorle, sentori di prugna e di vaniglia, lievissima pera; la componente etilica richiama quasi un babà al rum. In bocca il corpo è meno consistente del previsto, tendente al medio anziché al pieno: le bollicine sono poche, con una sensazione generale di morbidezza. Passano in rassegna biscotto e miele, mandorla, zucchero caramellato, uvetta, prugna, datteri. Impressionante il modo in cui l’alcool è nascosto e anche la secchezza che riesce a stemperare il dolce di questa birra; all’inizio si ha quasi l’impressione di una lieve astringenza, che scompare però col passare dei minuti. Il conto arriva solo a fine bottiglia, quando gli 11 gradi in percentuale si fanno sentire: sontuoso il retrogusto, morbido, con un’avvolgente calore etilico di frutta sotto spirito che non va mai oltre le righe. La pulizia è encomiabile ed i quasi sei mesi in bottiglia hanno già iniziato ad ammorbidire le irrequietezze della giovane età: una Quadrupel molto, molto ben fatta che obbliga a recarsi in alcune selezionate località del Belgio, se la si vuole proprio paragonare a qualcosa. E' da gustarsi con calma dopocena, magari accompagnata dal solito cioccolato fondente. E, come per l'ineguagliabile Rochefort 10, è quasi obbligatorio metterne qualche bottiglia in cantina, per vedere come sarà "da grande".
Formato: 33 cl., alc. 11%, lotto 022 15, scad. 31/01/2018, pagata 5.30 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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