Continuano gli assaggi di Stillwater Artisanal Ales di Baltimora (Maryland, USA), beerfirm che corrisponde a Brian Strumke. Partito nel 2010, Stillwater ha subito realizzato diverse collaborazioni con birrifici europei, grazie al carattere “zingaro” di Strumke, incapace di restare fermo in un luogo e già abituale frequentatore del nostro continente quando, prima di dedicarsi alla birra, lavorava come produttore e come DJ di musica elettronica.
Queste birre collaborative vennero inizialmente commercializzate nell’ambito della “Stillwater Import Series” proprio per sottolineare la loro origine extra-statunitense; tra le prime arrivate c’è stata una dark saison chiamata appunto 'A Saison Darkly', realizzata nell’estate del 2010 in Belgio assieme al birrificio belga Sint Canarus.
Soli quattordici ettolitri prodotti a quel tempo ed etichettati ancora una volta impeccabilmente da Lee Verzosa, tatuatore, graphic designer ed amico fidato di Brian “Stillwater” Strumke; attualmente la ricetta viene (ri)prodotta in quantità molto più generose presso gli impianti della Two Roads Brewing a Stratford, nel Connecticut, uno dei contoterzisti con cui Stillwater abitualmente.
L’etichetta recita “Saison” ma alcuni siti la classificano come una Belgian (Dark) Strong Ale: 8% l’ABV dichiarato di questa birra realizzata con l’aggiunta di cinorrodo, ibisco e bacche di schisandra, queste ultime raffigurate anche in etichetta.
Il colore è quell’ebano scuro che s’avvicina tantissimo al nero, impreziosito da nuances rossastre e mogano; perfetta la schiuma beige, compatta e cremosa, dalla trama fine e piuttosto persistente.
Fedele al motto “ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti” (cit. l’ispettore “Dirty” Harry Callahan in “Magnum Force - Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan”) ammetto candidamente di non avere nessuna conoscenza dell’aroma e del sapore del cinorrodo (il falso frutto della rosa canina) e della schisandra, e quindi non millanterò di aver riconosciuto la presenza di queste bacche all’interno della birra, la cui descrizione da parte mia sarà sicuramente deficitaria. L’aroma offre piuttosto i profumi del caffè e del pane nero tostato, della liquirizia, qualche suggestione di cioccolato, miele, orzo tostato e terriccio umido. La bevuta inizia abbastanza tranquilla, senza l’esuberante carbonazione che di solito caratterizza le Saison e con un corpo medio: viene riproposto il percorso olfattivo, con pane nero, liquirizia e caffè, con un’evidente componente terrosa che sfocia in una leggera astringenza finale. C’è l’acidità dei malti scuri ma anche una leggera sapidità che, leggo a posteriori, “potrebbe” pervenire dalla schisandra. L’alcool è molto ben nascosto (“alla belga”, si potrebbe dire) con una timida avvisaglia che porta tepore solo nel retrogusto; la chiusura è amara, piacevolmente terrosa, con qualche nota di radici, tostature e, mi sembra, di rabarbaro.
Una birra che risulta molto più facile da bere che da descrivere: il risultato è interessante e affascinante, aggettivi che solitamente sui blog si utilizzano per descrivere in modo gentile qualcosa che non vi è piaciuto e/o che non avete compreso. Nulla di più errato, in questo caso: questa A Saison Darkly è davvero buona e, a posteriori, mi consiglierei di (ri)berla in libertà senza l’obbligo di dover appuntare sul foglio le note di degustazione.Formato: 35.5 cl., alc. 8%, lotto 210:14 15:34, scadenza non riportata, pagata 4.60 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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