Il nome di questa birra (Ring your mother, "telefona a tua madre") rimane per me un mistero, mentre tutto il resto è abbastanza decifrabile. Si tratta dell'ennesima birra collaborativa - se ne sentivate il bisogno - che questa volta vedere protagonisti, oltre all'ottimo birrificio inglese Buxton, anche gli olandesi di Rooie Dop ed Oedipus, questi ultimi due da me conosciuti solo di nome ma non ancora di fatto.
Si tratta di una "imperial mild", basata su di una ricetta del 1832 realizzata dalla (ora defunta) Truman Brewery di Londra; la ricetta è stata ovviamente ricostruita dallo storico Ron Pattinson, utilizzando i cosiddetti "brewing logs" dell'epoca. A quel tempo la birra fu semplicemente chiamata con la designazione che si era soliti dare a quel tempo. Cerco di semplificare per i meno "esperti", cercando di non fare errori: in pratica le lettere X e K venivano utilizzate (con tutti i "se" ed i "ma" del caso) per designare rispettivamente ales e stock ales (quelle che oggi chiamiamo old ales). Il numero delle lettere utilizzate ne definiva l'intensità della gradazione alcolica: una birra come questa, con quattro X, aveva un ABV piuttosto elevato, nel caso specifico del 10,45%. Le informazioni necessarie per provare a farla a casa le trovate nel libro di Pattinson chiamato The Home Brewer's Guide to Vintage Beer, nel quale trovate anche una fotografia dell'etichetta originale di quasi duecento anni fa.
L'idea di replicare questa birra del 1832 non è in verità originalissima, vedi il tentativo è già fatto nel 2014 dal birrificio olandese Butcher's Tears. Buxton, Rooie Dop ed Oedipus scelgono, per la loro interpretazione, di utilizzare luppoli americani in grandi quantità, per un ABV finale di 9.5%.
La fotografia qui sopra non rende giustizia al suo colore, un bell'ambrato leggermente velato con nuances che spaziano dall'arancio al rossastro; la schiuma è ocra, fine, cremosa ed ha una buona persistenza. Il naso è pulito e non cerca di nascondere il suo voler essere dolce con una discreta intensità fatta di mango e passion fruit, melone retato, quasi canditi; la nota etilica è abbastanza evidente, mentre in sottofondo s'avverte anche la leggera presenza di sentori resinosi. La bevuta si rivela da subito piuttosto impegnativa: il corpo è quasi pieno, ci sono poche bollicine ed una consistenza morbida che però rallenta di molto la facilità di bevuta. Il gusto prosegue in linea retta senza nessuna variazione: piuttosto dolce e zuccherino, carico di biscotto, caramello, qualche frutto tropicale e candito: nel finale emerge l'amaro, prevalentemente resinoso, che riesce a bilanciare il dolce ma non a ritagliarsi un ruolo di primo piano. La birra è pulita, non ci sono difetti ma, almeno per il mio gusto, finisce per risultare stucchevole e da bere a piccole dosi, visto che l'alcool non si nasconde affatto.
Il risultato che deriva dall'interpretazione di una ricetta per una Imperial Mild del 1832 è in sostanza una Double IPA, molto orientata al dolce: impossibile sapere come fosse duecento anni fa, ma questa versione contemporanea è piuttosto noiosa e abbastanza superflua, se mi passate i termini.
Formato: 33 cl., alc. 9.5%, imbott. 24/02/2015, scad. 24/02/2016.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento