Debutta sul blog Birra Barbanera, beerfirm attiva dal 2014 a Cavallirio, provincia di Novara; si tratta di una marchio dell’azienda Trematti Srl che si occupa di commercio all'ingrosso di bevande.
Barbanera è la figura attorno alla quale si è scelto di costruire il marchio, ma non pensate al leggendario pirata Edward Teach (1679-1718); qui si parla invece di un fantomatico ed immaginario Dottor Barbanera (1883), avventuriero e commerciante poi divenuto famoso come alchimista (e truffatore) alla metà del secolo scorso quando affermò di aver “scoperto un modo per catturare, ricreare e racchiudere l’essenza delle cose in una bottiglia allo scopo di rivivere all’infinito ricordi, affetti e vissuti persi”.
L'idea ricorda quella dietro all’omonimo lunario che raffigurava sul frontespizio un uomo dalla folta barba nera e che fu stampato per la prima volta a Foligno alla metà del diciottesimo secolo: si fa riferimento ad un misterioso (ed immaginario) astronomo, astrologo e filosofo chiamato Barbanera e famoso in tutt’Italia per i suoi “aneddoti, ricette empiriche e previsioni stravaganti”. Il lunario ed almanacco si diffuse poi in tutt’Italia ed anche all’estero; nel ventesimo secolo i suoi diritti furono acquistati dell’Editoriale Campi che ancora oggi lo pubblica.
Ma ritorniamo in tema; tre sono le birre che compongono la linea “standard” di Barbanera, affiancate da qualche produzione occasionale, e tutte e tre si rifanno alla tradizione belga: La Biondina (Belgian Ale, 5.5%), Irma (Dubbel 7%), La Bigiata (Saison 6%). Il sito internet è molto curato ed incentrato sulla figura dell’occhialuto e baffuto alchimista; belle anche le etichette in stile retrò, quest’ultime peraltro sottoposte ad un recente restyling: meno apprezzabile, almeno per il mio punto di vista di consumatore, il fatto che l’etichetta non indichi dove la birra sia stata prodotta. Non ho niente contro le beer-firm, ma gradirei trasparenza; da quanto ho trovato in internet le birre dovrebbero essere prodotte nel vicino birrificio Diciottozerouno di Oleggio Castello (No).
La birra.
"La bigiata" è uno dei tanti termini italiani che significano "marinare la scuola"; un'attività alla quale si è più propensi durante la bella stagione o nelle ultime settimane dell'anno scolastico, quando ormai le energie sono in riserva. Ben si abbina a questo periodo una Saison, stile brassicolo che identifica birre storicamente destinate al consumo nella tarda primavera/estate e al ristoro dei braccianti agricoli nel corso delle lunghe e faticose giornate di lavoro.
La Bigiata di Barbanera è una Saison prodotta, se non erro, con scorza d'arancia, coriandolo e cardamomo. Si presenta di color dorato con diversi sconfinamenti nell'arancio, velato; la bianca e cremosa schiuma si rivela piuttosto generosa e compatta, con un'ottima persistenza nel bicchiere. L'aroma apre con profumi di scorza d'arancia e limone, polpa d'arancio, qualche nota di banana e una speziatura abbastanza decisa che richiama cardamomo, chiodi di garofano e coriandolo; in sottofondo anche sentori di erbe officinali, ma anche una deriva fenolica meno gradevole di plastica che va a sporcare quello che altrimenti sarebbe un bel biglietto da visita. Al palato la vivace carbonazione dona vitalità e piacevolezza al corpo medio: il gusto parte da una soffice base maltata di biscotto e miele alla quale s'affiancano le note dolci e fruttate della polpa d'arancia e della pesca. L'inizio zuccherino è ben bilanciato da una lieve nota acidula (avrei scommesso sul frumento, ma l'etichetta non lo riporta tra gli ingredienti) e soprattutto da un finale amaro di erbe officinali, corto ma di buona intensità. La bevuta risulta facile e scorrevole, con quel piacevole carattere ruvido e rustico che non dovrebbe mai mancare in una Saison: peccato per la parte fenolica un po' fuori controllo che, oltre l'aroma, sporca anche il gusto nel quale registro una lieve astringenza finale. Sistemato questo, ne rimarrebbe una buona Saison dalla buona intensità, dissetante e rinfrescante. Discorso a parte merita il capitolo spezie: mi era capitato d'assaggiare questa birra l'anno scorso alla spina e più che le spezie avevo notato una banana un po' troppo invadente. In questa bottiglia le spezie sono invece abbastanza in evidenza, anche al gusto: io da sempre sposo il motto di un noto birraio belga il quale sostiene che "quando si riescono a nominare le spezie usate nella birra, vuol dire che ne hai messe troppe", ma è alla fine una questione di gusti.
Oltre a piatti delicati, pesce e formaggi freschi, il birrificio la consiglia in abbinamento al brano Maple Leaf Rag di Scott Joplin, ai Diari di Paul Klee ed al cortometraggio La lune à un mètre di Georges Méliès.
Formato: 50 cl., alc. 6%, scad. 18/06/2016, 5.50 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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