Hoegaarden è oggi un comune con circa 6000 abitanti nelle Fiandre ma era un tempo un florido centro di produzione di birra: nel diciottesimo secolo, quando la popolazione era un terzo di quella odierna, erano attivi una trentina di birrifici ma nel 1914 ne erano rimasti solamente sei. L'ultimo a chiudere i battenti nel 1957 era stato Tomsin e fu solo grazie all'intraprendenza di Pierre Celis, un lattaio che da giovane aveva lavorato proprio da Tomsin, che Hoegaarden ritrovò una birra di frumento da bere al posto di quelle lager che avevano ormai conquistato quasi tutto il mercato.
Il nuovo birrificio inaugurato da Celis nel 1966 ebbe un buon successo sino al 1985, anno in cui andò distrutto da un incendio; la vicina Stella Artois di Lovanio aiutò Celis nella ricostruzione mettendo il capitale in cambio del 45% delle quote societarie. Ma nel 1988 Stella Artois e Brasserie Piedboeuf formarono il colosso belga Interbrew che diede alla birra di frumento di Celis il nome di Hoegaarden e iniziò a far pressioni per ridurre i costi di produzione: dopo un breve resistenza, nel 1990 il sessantacinquenne Celis cedette definitivamente il birrificio. Nel 2005 la AB-InBev (ex Interbrew) rese pubblica la decisione di chiudere lo stabilimento di Hoegaarden in quanto non più economicamente sostenibile e di spostarne la produzione in altri stabilimenti a Liegi: la gente di Hoegaarden fece sentire la propria voce, i consumatori lamentavano che i primi lotti provenienti da Liegi non erano qualitativamente all'altezza e nell'autunno del 2007 la InBev ritornò sui propri passi annunciando un piano d'investimenti da 60 milioni di Euro per rilanciare l'ex birrificio di Celis.
Proprio in quel periodo in cui Hoegaarden stava per restare di nuovo senza produttori di birra, Jan De Wachter e Mieke De Backer inaugurano il microbirrificio 'tNieuwhuys. Jan era stato "costretto" ad imparare a farsi la birra da solo negli anni in cui aveva vissuto in Sud Africa: da bere c'erano solo Lager industriali e lui voleva qualcosa di più forte. Rientrato in Belgio, compra casa proprio a Hoegaarden e inizia quasi per gioco a produrre la Alpaïde, una robusta (10%) Dark Strong Ale. I volumi crescono e nel 2009 c'è il trasloco dal minuscolo brewpub a locali più grandi e, sopratutto, arriva la prima Witbier di frumento chiamata Huardis (l'antico nome latino di Hoegaarden). La birra nasce come produzione occasionale per festeggiare l'inaugurazione del nuovo birrificio: la introduce al pubblico Jean Blaute (cantante, attore e autore della breve serie televisiva Tournée Générale nella quale esplora la cultura della birra in Belgio) ma c'è sopratutto l'emozionante presenza di Pierre Celis, su una sedia a rotelle, al quale viene dato da bere il primo sorso della nuova Witbier prodotta a Hoegaarden.
Oltre alla Huardis (oggi entrata in produzione stabilmente), Nieuwhuys produce due Alpaïde (scura e chiara), la tripel Kelkske e la belgian ale Rosdel.
La birra.
Ammetto l'acquisto "errato" in un negozio di Lovanio: volevo la Alpaïde "scura", mi sono trovato invece con la Blond nota anche come Cuvée van de Generaal, che dovrebbe anche essere l'ultima nata (2010) in casa Nieuwhuys. Alpaïde immagino sia una dedica alla Contessa Alpeide di Hoegaarden.
Dorata e velata, forma nel bicchiere una perfetta e generosissima testa di schiuma bianca, compatta, molto cremosa e quasi indissolubile. L'aroma mette in evidenza crackers, miele e cereali, zucchero candito, frutta sciroppata e una presenza fenolica che regala spezie (pepe, coriandolo?) ma anche qualche nota meno gradevole di plastica. Il gusto ripercorre sostanzialmente gli stessi passi, con una partenza piuttosto dolce (canditi, miele, frutta sciroppata) che viene parzialmente stemperata dalle vivaci bollicine e da un'ottima attenuazione. Completano il gusto biscotto e spezie, c'è un lieve DMS ma sopratutto non convince molto la chiusura amaricante, un po' sgraziata anche nella sua leggerezza. L'alcool (8.5%) è invece nascosto benissimo - alla belga - facendosi sentire solo nel retrogusto di frutta sotto spirito. Non male questa Alpaïde Blond, benché un po' avara di emozioni: la bottiglia in questione presenta qualche lieve difetto che deteriora un po' la piacevolezza di quella che appare come una strong ale ben attenuata e subdolamente facile da bere.
Formato: 33 cl. alc. 8.5%, scad. 8/12/2017, 1.90 Euro (beershop, Belgio)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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