E’ probabilmente più conosciuta all’estero che nella nostra penisola, ma dietro alla beerfirm White Pony c’è il giovane italiano Roberto Orano (Piove di Sacco, Padova) che ha trasformato la sua passione per la birra (bere, viaggi, collezionismo) prima nell’hombrewing e poi in una professione. Nel suo DNA c’è il Belgio (il padre è nato a Liegi) ed è proprio in questa nazione che White Pony ha deciso di andare a produrre: la data di nascita della beerfirm è il 2012 e le birre, che iniziano ad essere distribuite nella primavera dall’anno successivo soprattutto all’estero (il mercato belga assorbe il 50% della produzione), ottengono un buon riscontro: al Kerst Bier di Essen del dicembre 2013 una versione barricata del barley wine chiamato The Oracle viene votata tra le migliori 10 birre del festival.
Il White Pony può sembrare piccolo e timido ma le birre prodotte non lo sono affatto: il portfolio è costituito per la stragrande maggioranza da robuste birre dall’ABV in doppia cifra. Parliamo di Belgian Dark Strong Ales/Quadrupel, Barley Wine e Imperial Stout/Porter, molte di loro anche disponibili in versione barrel aged. In Italia c’è un piccolo impiantino/laboratorio sul quale vengono testate le ricette con cotte da un centinaio di litri, mentre la produzione in terra belga è avvenuta principalmente presso il birrificio 't Gaverhopke (Stasegem) al ritmo di 20/30 HL al mese. A fine 2015 la beerfirm ha comunicato la decisione di spostarsi altrove per raddoppiare i volumi ma anche per migliorare qualitativamente la proprie birre: i candidati credo siano Anders (Halen), Millevertus (Breuvanne-Tintigny) e soprattutto Het Nest (Oud-Turnhout). Verificate la forma delle bottiglie: le nuove hanno il collo allungato, mentre le precedenti sono nella classica bottiglia belga “bassa” stile Duvel. L’aumento dei volumi ha reso possibile l’esportazione verso nuovi mercati (Europa dell’est e Asia) e una maggiore disponibilità anche per Europa, Usa, Canada e Scandinavia; anche l’ Italia, dove sino ad ora non era affatto semplice reperire White Pony, ne ha beneficiato.
Perfettamente nera, forma un buon cappello di schiuma nocciola cremosa e abbastanza compatta, dalla discreta persistenza. Al naso c'è una buona complessità composta da fruit cake, cioccolato, liquirizia e tostature, tutti circondati da una percepibile note etilica; in sottofondo accenni di tabacco e cenere, carne affumicata ma anche una punta di salamoia. L'intensità è discreta, pulizia ed eleganza hanno invece buoni margini di miglioramento. Il gusto rivela una buona intensità e una sensazione palatale importante: il corpo è tra il medio ed il pieno, le bollicine sono poche e la consistenza è densa e oleosa, morbida, quasi masticatible e - in questo senso - più scandinava che belga. Caffè, cioccolato, orzo tostato e liquirizia si dividono la scena bilanciate dal dolce di caramello e fruit cake; anche al palato da ogni tanto capolino una delicata nota affumicata, carnosa e anche qui c'è una lieve salamoia a disturbare un po' la bevuta. L'alcool è molto meno in evidenza rispetto all'aroma, con una bevuta che risulta poco impegnativa, se si considera la gradazione alcolica. Molto bilanciato il retrogusto tra caffè, cioccolato e cenere, molto bilanciata la bevuta tra dolce, amaro delle tostature e acidità dei malti scuri. Il livello è sicuramente buono, pur restando ampi margini di miglioramento soprattutto per quel che riguarda pulizia ed eleganza: non ho ancora assaggiato i nuovi lotti che non vengono più prodotti presso Gaverhopke, ma se vi piacciono le birre "estreme" ed importanti White Pony è sicuramente un nome da segnare sulla vostra agenda.
Formato: 33 cl., alc. 10.1%, lotto 01/2015, scad. 25/02/2019, 5.95 Euro (beershop, Belgio).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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