Nel 1276 ad Amburgo si contavano ben 457 birrifici, con il picco di 527 raggiunto alla fine del quattordicesimo secolo, periodo di massima splendore della Lega Anseatica della quale proprio Amburgo era divenuta la capitale "brassicola": dal suo porto più di 100.000 ettolitri di birra partivano ogni anno verso le Fiandre, l'Olanda, la Scandinavia e i paesi Baltici. La seconda guerra mondiale fece tabula rasa e anche quei pochi birrifici che si rimisero in piedi non ebbero vita lunga, finendo per l'essere assorbiti e poi chiusi dalle grandi multinazionali. Fino a poco tempo fa l'unico birrificio rimasto ad Amburgo era la Holsten-Brauerei, controllata dalla Carlsberg, produttore del marchio Astra, ereditato dall'acquisizione della storica St. Pauli Brauerei.
Ma Amburgo non è sempre stata solo Astra; nel 1951 ad esempio il birrificio Elbschloss mise sul mercato per la prima volta la Ratsherrn Pils, ed il marchio Ratsherrn si guadagnò una fetta di popolarità resistendo sino al 1995, anno in cui la Elbschloss fu assorbita dalla Bavaria-St. Pauli che decise di eliminare un concorrente della propria Astra. Nel 2005 il marchio fu acquistato dal Gruppo Nordmann, uno dei più grandi distributori di bevande di tutta la Germania.
Ci sono voluti però cinque anni a farne ripartire la produzione, perché la Nordmann anziché incaricare qualche terzista di realizzare le ricette decide di mettere in piedi qualcosa di più ambizioso: inaugurare un microbirrificio da 50 hl, la nuova Ratsherrn Brauerei, che trova posto in una porzione del ristrutturato vecchio macello nel quartiere Schanzenviertel. Le risorse economiche consentono di affiancare al birrificio nello Schanzen-Höfen anche un Craft Beer Store ed il brewpub con cucina Altes Mädchen Braugasthaus.
La produzione di birra viene affidata a tre birrai: c'è Thomas Kunst, tedesco con un passato da responsabile qualità per AB-InBev, affiancato nel 2011 da Philip Bollhorn. Spetta a loro realizzare temporaneamente le ricette su impianti altrui in attesa dell'inaugurazione del microbirrificio di proprietà, che avviene a marzo 2013: nello stesso anno s'aggiunge al team di birrai l'americano Ian Pyle. E' lui a introdurre nuove ricette e ad espandere una gamma che inizialmente prevedeva solamente i classici stili tedeschi. Pyle voleva diventare un traduttore di tedesco, ma il lavorare come commesso in un beershop di Philadelphia fece nascere in lui la passione per la birra e per l'homebrewing. Terminati gli studi negli Stati Uniti, svolse un periodo di praticantato alla Gröninger Privatbrauerei di Amburgo e alla Schneider & Sohn prima di diplomarsi mastro birraio a Monaco di Baviera nel 2010. Ritornato negli Stati Uniti, entra alla Samuel Adams ma dopo pochi anni è di nuovo ad Amburgo per avvicinarsi alla propria fidanzata Jennifer e portare un pezzo di Craft Beer Revolution americana alla Ratsherrn.
Una APA ed una IPA affiancano le produzioni tedesche nella gamma di birre prodotte regolarmente tutto l'anno, ma è tra le stagionali e le one-shot che Pyle spazia a 360 gradi dagli stili anglosassoni a quelli belgi.
La birra.
Kaventsmann è una Baltic Porter prodotta con malti Vienna, Biscuit, Carabohemian, Coffee e frumento tostato; i luppoli sono Nugget ed Hercules. Praticamente nera, forma un bel cappello di soffice schiuma cremosa, compatta e fine, dalla lunghissima persistenza. Il naso offre una bella pulizia e una buona intensità fatta di pane nero, frutta secca, ciliegia, caramello e in sottofondo sentori di caffè e di cioccolato al latte. Il gusto segue con buona fedeltà l'aroma, con una sensazione palatale piuttosto leggera e abbastanza morbida; la scorrevolezza è garantita, ma per una birra da 6.6% di contenuto alcolico ci si aspetterebbe un po' più di presenza e, sopratutto, d'intensità dei sapori. Domina il pane nero, anche tostato, affiancato da sfumature che richiamano caffè e cioccolato al latte; c'è il dolce del caramello a bilanciare, un lieve fruttato (prugna? uvetta?) e in conclusione, oltre all'acidità dei malti scuri, anche un piacevole tocco di cenere. Si congeda con un breve retrogusto dove convivono caffè, pane tostato e caramello. E' una Baltic Porter nella quale l'alcool non si fa mai sentire e che quindi non scalda; rimane comunque una discreta bevuta molto bilanciata, piuttosto pulita ma un po' carente d'intensità.
Formato: 33 cl., alc. 6.6%, IBU 32, lotto 14:20, scad. 01/06/2016, 3.00 Euro (beershop, Germania)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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