La storia della birra di oggi è inevitabilmente collegata a quella raccontatavi un paio di anni fa: Oerbier, la birra "originale" con la quale i fratelli Herteleer inaugurarono il birrificio De Dolle nel 1980. La storia della Oerbier è anche stata attraversata da drastici cambiamenti, il più rilevante dei quali è avvenuto nel dicembre del 1999, quando la Rodenbach, da poco passata sotto al controllo di Palm, decide di sospendere la fornitura del proprio lievito a tutti gli altri birrifici che lo utilizzavano: Kris Herteleer deve trovare una soluzione. Dopo alcuni tentativi falliti con lieviti alternativi, è chiaro che l'unica strada percorribile è quella di "replicare" il precedente lievito della Rodenbach utilizzando le poche scorte rimaste.
Ma i primi esperimenti danno grossi problemi di rifermentazione, che sembra non finire mai, provocando l'esplosione di molte bottiglie. Non tutto il male viene per nuocere però; la prospettiva di perdere tutto ciò che era stato prodotto fa venire a Kirs l'idea di travasare la birra in alcune botti di legno creando la Stille Nacht Reserva e, svuotate le botti 12 mesi dopo, la prima versione della Oerbier Reserva.
Ma è da "un aiuto dal cielo" (almeno così lo chiama Kris) che arriva la soluzione; alcuni fusti non vuoti di Stille Nacht rientrano dalla Finlandia ed è possibile recuperare il lievito originale. Con l'aiuto di un microbiologo se ne inizia la coltivazione: la Oerbier non è esattamente identica a quella prodotta con il lievito fresco di Rodenbach ma il risultato soddisfa ugualmente Kris anche se non tutti gli appassionati.
Da allora oltre alle normale Oerbier ne viene prodotta anche una versione invecchiata per circa 18 mesi in botti francesi che hanno contenuto vino Bordeaux; il contenuto alcolico della Oerbier passa dal 9 al 13% della Oerbier Special Reserva, che viene commercializzata senza regolarità di tanto in tanto.
La birra.
Il millesimo 2013 della Oerbier Special Reserva si presenta nel bicchiere di color ambrato molto carico con intense sfumature rosso rubino; forma giusto un dito di schiuma che, sebbene cremosa, svanisce abbastanza rapidamente. Al naso, ricco e piuttosto complesso, s'intrecciano note lattiche e acetiche, aspre e dolci: aceto di mela, aceto balsamico, ciliegia sotto spirito, uva e uvetta. In sottofondo il dolce del caramello, il legno e gli accenni di vaniglia ma soprattutto un bel carattere vinoso. Intenso, pulito, emozionante. Il gusto non è certo da meno e prosegue nella direzione tracciata dall'aroma: anche qui c'è una riuscitissima convivenza tra note acetiche e lattiche, dolci ed aspre, che si alternano senza sosta. C'è frutta in abbondanza (prugna, uvetta, ciliegia ed uva, visciole e ribes) alla cui freschezza rispondono le note ossidative che ricordano vini liquorosi, sherry: la chiusura è straordinariamente secca, amara di tannini e di lattico, ricca di note vinose e legnose. La bevuta è molto ricca, eppure la sua complessità è di non difficile lettura grazie ad un'ottima pulizia. Non ha l'eleganza di una Consecration (anch'essa invecchiata in botti ex-vino), ma sono proprio gli spigoli e le ruvidezze del carattere della Oerbier Reserva a generare molteplici emozioni. Alcuni sorsi sono quasi rinfrescanti, altri sono avvolti da una vampata etilica mentre altri ancora sono caldi, morbidi ed appaganti, come se stessimo sorseggiando un vino liquoroso.
Ci mette un po' ad "aprirsi" nel bicchiere, ma quando lo fa la soddisfazione è davvero grande e vi accompagna per tutta la serata: è una delle (poche) birre da cantina, non è prodotta con regolare continuità e non è facile intercettarla anche perché ne arrivano sempre quantità piuttosto modeste. Ma se la trovate il consiglio è di prenderne sempre più di una bottiglia per poterne apprezzare l'evoluzione nel corso del tempo.
Formato: 33 cl., alc. 13%, lotto 2013, scad. non riportata.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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