Ci sono un
australiano, un neozelandese, uno svedese ed un sudafricano: può sembrare l'inizio della solita barzelletta, ma qui si fa invece sul serio: Adam Norman, Richard Bull, Anders Hedlund e Darryl de Necker (seguendo l'ordine di nazionalità) fondano a Göteborg nel 2013 il microbirrificio Beerbliotek. Il nome scelto rimanda alla biblioteca ed è esplicativo della filosofia operativa del birrificio: in biblioteca si va per prendere libri a prestito, e solitamente si prende ogni volta un libro diverso, senza tornare su quelli già letti. Questo concetto viene applicato alla produzione delle birre: se non erro solamente una birra viene prodotta tutto l'anno, la Pale Ale Bobek Citra, a soddisfare i requisiti per essere venduta tramite il Systembolaget, monopolio di stato svedese.
Tutta la restante produzione è fatta di birre stagionali, occasionali e leggere varianti di altre birre prodotte, destinate all'export: i 410 ettolitri prodotti nel 2013, primo anno di vita del birrificio, sono stati fatti realizzando ben 36 birre diverse tra le quali dodici IPA in dieci mesi. Questa continua e assurda ricerca di novità asseconda i beergeeks ma anche il comportamento del birraio Adam Norman, il quale ammette di bere raramente la stessa birra più di una volta nei bar, perché ce ne sono sempre di nuove da provare.
Lui e Richard Bull sono i proprietari del Café Doppio di Göteborg, dove due clienti abituali (Anders Hedlund e Darryl de Necker) si trovavano quasi tutte le mattine a bere il caffè e a parlare di birra: dalle appassionate conversazioni si passa all'acquisto di un Braumeister per fare la birra a casa e poi a quello di un impianto Brewfab che inaugura i birrificio di Sockerbruket 11 a Göteborg. Dal debutto di marzo 2013 con la Black Ale Chilli si è arrivati ai 1800 ettolitri del 2015, anno in cui si è concretizzata l'espansione in un secondo sito produttivo ad un solo chilometro di distanza, in Fotögatan 2. Chissà che in futuro uno dei due non venga destinato alla produzione di birre acide; in cantiere c'è anche l'apertura di un bar/pub dove i clienti potranno soddisfare la loro sete di novità.
La birra.
Dalla già vasta libreria di Beerbliotek ecco una Session IPA che debutta a fine 2014, in pieno inverno, per poi essere disponibile in lattina anche a partire dallo scorso marzo 2016: il suo nome, seguendo la prassi introdotta da The Kernel, altro birrificio inglese che ama sfornare novità, è dato semplicemente dai due luppoli utilizzati: l'americano Citra ed il neozelandese Motueka.
Il suo colore opaco si colloca tra il dorato carico e l'arancio, con un bel cappello di schiuma bianca, cremosa e compatta, dall'ottima persistenza. L'aroma offre un bouquet goloso di frutta tropicale (soprattutto mango e passion fruit) al quale s'affianca la marmellata d'agrumi: una semplicità fatta di opulenza più che di finezza, ma se i mesi passati dalla messa in lattina sono effettivamente tre mi sarei aspettato una maggior fragranza/freschezza. In bocca la bevuta inizia senza sorprese: il corpo è ovviamente leggero, la carbonazione delicata a favorire il massimo della scorrevolezza con una consistenza acquosa che non scivola mai "nell'annacquato". La base maltata (crackers) è quella strettamente necessaria a sostenere la generosa luppolatura che prima regala frutta dolce tropicale a richiamare in toto l'aroma e poi dispensa amaro (resina, vegetale, pompelmo) con generosità ma anche con giudizio, evitando di trasformare una birra molto leggere in una tisana verde o in un succo di frutta. L'intensità è senz'altro ottima per la modesta gradazione alcolica, e la chiusura è secca e abile nel rinfrescare il palato e renderlo subito bisognoso di un altro sorso; lasciano invece un po' a desiderare pulizia ed eleganza, che alla fine rendono questa Session IPA un po' grezza e con ampi margini di miglioramento.
Formato: 33 cl., alc. 3.5%, scad. 24/11/2016, 4.50 Euro (beershop, Italia).NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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