California settentrionale, anni '70: Bob Smith è un homebrewer che frequenta spesso l'Home Brew Shop a Chico, di proprietà di un certo Ken Grossman. Nel 1980 Ken inaugura il birrificio Sierra Nevada e Bob sogna un giorno di poter fare lo stesso; ci vogliono però nove anni prima che ciò possa accadere. Nel 1989 Sierra Nevada si espande e Grossman offre a Smith l'acquisto dell'impianto che sta per dismettere e che aveva assemblato recuperando vecchie attrezzature provenienti dall'industria casearia. Ottenuti i finanziamenti necessari, Bob trova casa nella contea di Humboldt, a Blue Lake, una città in espansione che probabilmente garantisce un buon trattamento fiscale. Chico è 300 chilometri a sud-est, San Francisco 460 a sud, il confine con l'Oregon 170 a nord. Nasce la Mad River Brewing Company, così chiamata dall'omonimo fiume che scorre per 183 chilometri attraversando la contea di Humboldt per poi gettarsi nell'Oceano Pacifico nei pressi di Eureka.
Il 4 dicembre del 1990 vengono venduti i primi fusti della Steelhead Extra Pale in attesa della messa in funzione qualche mese più tardi della linea d'imbottigliamento, anch'essa proveniente da Sierra Nevada. Il birrificio utilizza ancora oggi lo stesso impianto da 20 hl per un potenziale anno, ormai completamente assorbito, di circa 20.000 ettolitri: un progetto di espansione è già stato abbozzato. Dal 2005 il ruolo di head brewer è affidato da Dylan Schatz: oltre a perfezionare le ricette originali di Bob Smith, Dylan è stato capace di far crescere qualitativamente Mad River sino a farla incoronare "Small Brewery of the Year" al Great American Beer Festival del 2010, anno in cui Dylan è stato anche eletto Birraio dell'Anno.
La birra.
Steelhead, nome con il quale viene anche chiamata la Trota Iridea, pesce che assieme ai salmoni affolla il fiume Mad; Steelhead è anche una serie di cinque birre di Mad River: Double IPA, Extra Pale Ale, Scotch Porter ed Extra Stout, quest'ultima anche barricata in botti di Bourbon. La ricetta della Extra Stout prevede malti 2-row, Crystal 70/80, Crystal 135/165, Chocolate, Black Patent e orzo tostato; Willamette e Cascade sono i luppoli utilizzati.
Nel bicchiere è nera ma brillante, sormontata da una generosa testa di schiuma cremosa e compatta, color cappuccino, dall'ottima persistenza. All'aspetto goloso fa seguito un aroma altrettanto promettente: caffè in grani, orzo tostato, frutti di bosco e in sottofondo cioccolato fondente, nocciola, carne e un tocco di cenere vanno a comporre un bouquet davvero molto pulito e piuttosto elegante. Le cose procedono di bene in meglio al palato, a partire dal mouthfeel: corpo medio, poche bollicine, una consistenza morbida e oleosa davvero sorprendente per il contenuto alcolico (6.5%) dichiarato. Il gusto mette in evidenza una gran bella intensità fatta di caffè e orzo tostato, liquirizia e caramello. L'ottima pulizia consente d'indagare più in profondità scoprendo sfumature di cioccolato e di anice. La facilità di bevuta è impressionante, con l'alcool a costituire solo un morbido tappeto in sottofondo: chiude con un finale ben luppolato che ripulisce il palato rinfrescandolo ed un lungo e sorprendente retrogusto amaro di caffè, cioccolato e tostature, un velo di cenere. Una stout bilanciatissima e quasi perfetta nella sua semplicità, davvero molto ben fatta: qualcosa di Mad River ogni tanto arriva anche in Europa, se ne avete l'occasione non dimenticatevi di assaggiarla.
Formato: 35.5 cl., alc. 6.5%, IBU 35.7, lotto e scadenza non riportati, 4.35 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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