Kalamazoo, città del Michigan con 75.000 abitanti equidistante (230 chilometri circa) da Detroit e Chicago: qui nel 1980 Larry Bell inizia a farsi la birra in casa e nel 1983 apre con i soldi del regalo di compleanno (200 dollari) un negozietto di materiale per l’homebrewing. E’ aperto dieci ore alla settimana, ma contribuisce a creare un piccolo giro di clienti ai quali Bell inizia a vendere anche la sua birra fatta in casa, attività ovviamente illegale ma che riscuote successo. Ricorda Larry: “una sera Rock Bartley, un musicista di Kalamazoo, bussò alla mia porta alle 10 di sera perché voleva comprare una cassa di birra. Mi spaventai a morte, avevo paura di finire in galera e il giorno successivo mi recai negli uffici governativi per chiedere che cosa dovevo fare per aprire legalmente un birrificio”.
Bell prende in affitto da un idraulico una porzione del suo magazzino in disuso in Kalamazoo Avenue: “allora la zona era molto diversa, nei locali c’erano dei senzatetto e la strada era piena di prostitute, anche di giorno. I locali erano fatiscenti, pioveva dentro e temevamo che il tetto potesse crollare al passaggio di ogni treno sulla ferrovia adiacente”.
Nel settembre 1985 nasce la Kalamazoo Brewing Company, poco più di un negozio di homebrewing con un impianto da 15 HL posizionato sul retro che in un anno produce 158 ettolitri; non è permesso il consumo della birra sul posto e Bell si occupa personalmente della distribuzione in tutto lo stato del Michigan. Nel 1992, stanco di bussare porta a porta, trasforma la licenza che consente l’autodistribuzione in quella di “brewpub”: l’undici giugno dell’anno successivo viene inaugurato l’Eccentric Cafè, ovvero la prima taproom del Michigan. Una primitiva cucina viene affiancata da uno spazio pubblico utilizzato per mostre d’arte e concerti. La crescita esponenziale di Bells va dai 9 impiegati e i 586 ettolitri prodotti nel 1989 ai 450 dipendenti e 364.000 HL del 2014; nel mezzo ci sono l’inaugurazione (2003) del nuovo sito produttivo da 58 HL nella vicina cittadina di Comstock e, nel 2005 il cambiamento da Kalamazoo a Bell's Brewery, un nome che veniva ormai usato da quasi tutti i clienti.
Nel 2008 l’acquisizione di una fattoria da 80 acri a Shepherd, Michigan, nella quale viene coltivato l’orzo; nel 2011 l’apertura del centro logistico di Galesburg, 2700 metri quadri dedicati allo stoccaggio e alla distribuzione di fusti e bottiglie, mentre a maggio 2014 l’inaugurazione del nuovo birrificio da 234 HL e 12000 metri quadrati di Comstock, con l'avvio della linea per la produzione di lattine e un potenziale annuo che si spinge sino a 590.000 ettolitri.
La Birra.
Two Hearted Ale, una delle birre più famose di Bell’s prende il nome dall’omonimo fiume che attraversa la penisola superiore dello stato del Michigan, una destinazione molto popolare per pescatori e turisti. Si tratta dell’evoluzione di una ricetta casalinga di Larry Bell che voleva realizzare una birra molto luppolata da bere nel corso di una giornata di pesca sul fiume: la prima versione prevedeva malti inglesi e luppoli del Wisconsin, ma il risultato fu poco soddisfacente e subito abbandonato. Un secondo tentativo fu fatto dal birraio Robert Skalla, ma è solamente grazie agli aggiustamenti messi in atto da John Mallett (oggi Director of Operations per Bells) e dall’attuale head brewer Andy Farrell che la IPA di Bells è riuscita ad ottenere un grande successo nel Midwest statunitense. Della birra originale sono rimasti solamente il nome e l’etichetta raffigurante una trota: nel 2011 la American Homebrewers Association incoronò la Two Hearted Ale come seconda miglior IPA al mondo, mentre il popolo di Ratebeer la colloca attualmente all'ottavo posto.
Si tratta di una IPA single hop, realizzata solamente con Centennial, il lievito di casa Bell’s e una varietà di malti non specificata; inserendo il numero di lotto riportato in etichetta sul sito di Bells è possibile risalire alla data esatta d’imbottigliamento, che è comunque riportata anche sulla bottiglia stessa.
Il suo colore è dorato antico con riflessi arancio, velato, con una cremosa e compatta testa di schiuma biancastra dall’ottima persistenza; i due mesi passati dall’imbottigliamento si riflettono in un’aroma ancora fresco e pungente, molto pulito ed elegante, benché non esplosivo. C’è una buona prevalenza floreale alla quale s’affiancano le note di aghi di pino e di agrumi (limone, lime, cedro, polpa d’arancio); in sottofondo un accenno molto leggero di mango e ananas. La sensazione palatale è perfetta, morbida e scorrevole, con un corpo medio ed il giusto ammontare di bollicine. Il gusto passa per una base maltata nella quale convivono pane/crackers e un lievi sfumature biscottate/caramellate, un sottofondo necessario a sostenere la bevuta che si svolge principalmente in territorio agrumato con pompelmo, lime, cedro, polpa d'arancio; il carattere "zesty" è splendidamente amalgamato con le note resinose per un amaro intenso e molto elegante, raffinato, lontano da eccessi asfalta-palato. L'alcool è nascosto in maniera impressionante, ma c'à sopratutto una grande secchezza ad aumentare il ritmo dei sorsi con il palato che si ritrova puntualmente pulito ad ogni sorso. Non siamo in California e quindi non cercate in lei quel carattere (ruffiano/piacione) tropicale tipico di una IPA West Coast. Non è forse al passo con le mode attuali, a partire dall'etichetta spartana e quasi "amatoriale", e per quanto sia sempre difficile farsi un'opinione veritiera su birre delicate che hanno attraversato l'oceano, se volete assaggiare una IPA assolutamente ben fatta, pulitissima, molto equilibrata tra i suoi elementi e dalla facilità di bevuta disarmante, ecco la Two Hearted Ale.
Dopo un'assenza abbastanza lunga, diverse Bells sono arrivate di recente in Europa ed anche in Italia, non lasciatevi sfuggire l'occasione di assaggiarle.
Formato: 35.5 cl., alc. 7%, IBU 55, lotto 15449, imbott. 01/03/2016, 5.00 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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