Pyras, paese nel quale vivono circa duecento anime e che si trova una quarantina di chilometri a sud di Norimberga, nella Baviera: qui dal 1870 la famiglia Bernreuther conduce la Pyraser Brauerei.
Ma la tradizione si può addirittura far risalire al 1649, anno in cui l'immigrato austriaco Hanns Bernreuther arriva in Franconia ed acquista una fattoria che, come era solito a quel tempo, produce anche birra. Dei suoi dieci figli almeno otto si dedicano alla birra, sia gestendo fattorie che ristoranti. A Pyras si stabilisce per primo Johann Adam Bernreuther: è il 1749 quando ventenne acquista la fattoria Zum Angerwirt, dedicandosi soprattutto al legname. Il birrificio arriva solamente nel secolo successivo, quando le attività della fattoria sono messe in crisi dalla limantria, una farfalla parassita capace di defogliare qualsiasi albero; dovendosi reinventare una professione, Adam Bernreuther sceglie la produzione di birra.
Friedrich Bernreuther ha il compito di far rinascere il birrificio dalle sventure della seconda guerra mondiale, ma è sopratutto il figlio Georg, subentrato nel 1969 alla prematura morte del padre, a compiere importanti lavori di ammodernamento e di espansione. Dal 2010 il birrificio Pyraser è guidato da Marlies Bernreuthe, figlia di Georg, a quel tempo la più giovane donna bavarese proprietaria di un birrificio: aveva trentun anni. E' lei ad introdurre le prime novità all'interno di una gamma di birre sino ad allora rispettose della tradizione e dell'editto di purezza: nasce la Pyraser Herzblut, marchio col quale vengono prodotte alcune Bierspezialitäten. Arrivano una Imperial Pale Ale, una Doppelbock invecchiata in botti di whisky (Oaked Whiskey Ultra) e la Belgian Strong Ale chiamata Achims Grand Cru. Ad affiancare Marlies c'è il giovane birraio Achim Sauerhammer che ha raccolto il testimone dal padre Helmut, birraio per Pyraser dal 2001.
La birra.
Restiamo sul classico con una bottiglia di Pyraser Kellerbier: viene prodotta con malti Monaco e Pilsner, luppoli Perle, Hersbrucker, Select. Il suo colore è ambrato, con riflessi ramati e un cremoso cappello di schiuma biancastra, fine e compatta, dalla buona persistenza. Al naso profumi di miele millefiori e camomilla, cereali ma anche qualche puzzetta (skunk) dovuta ad un'eccessiva esposizione alla luce. Che la tradizione tedesca imponga la facilità di bevuta è un dato di fatto ovvio, ma in questa bottiglia di Kellerbier di Pyraser la caratteristica viene portata all'estremo. La birra scivola subito nell'acquoso con poche bollicine ed un corpo abbastanza esile: l'intensità del gusto non l'aiuta a risollevarsi, con pane, miele e cereali che cercano di non annegare nell'acqua. In bocca anche un leggero diacetile, ma a rovinare quel poco che c'è arriva una poco gradevole nota di cartone; chiude con un passaggio amaro velocissimo che riesce ugualmente a dare qualche impressione di gomma bruciata.
Una bevuta piuttosto deludente, con tutte le giustificazioni del caso di una bottiglia che mi sembra essere stata un po' maltrattata: ma al di là di qualche difetto, quello che colpisce maggiormente è l'intensità davvero bassa.
Formato: 50 cl., alc. 4.8%, IBU 18, scad. 07/06/2017
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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