Risale all'ultimo ventennio del diciannovesimo secolo la fondazione del birrificio St. Antonius a Woesten, frazione di Vleteren, Fiandre Occidentali. Quasi completamente distrutto nel corso della prima guerra mondiale, come ma la maggior parte degli edifici di quella zona del Belgio, venne ricostruito nel 1919 e nel 1925 acquistato da Jozef Decaestecker. Il nome viene quindi modificato in Brouwerij Decaestecker e, dopo qualche anno, abbreviato semplicemente in Deca.
Nel 1980 il birrificio fu acquistato da Georges Christiaens che lo ha guidato sino al 2013 anno in cui morì, all'età di ottantatre anni, in uno spaventoso incidente stradale sulla A19 nel quale, a causa della nebbia, furono coinvolti oltre 130 veicoli. Il testimone è quindi passato nelle mani del figlio Nicolas.
La produzione di birra alla Deca era andata progressivamente diminuendo nel corso del tempo: sino alla metà degli anni '90 l'azienda operava principalmente come un magazzino distributore di bevande, producendo soprattutto bibite analcoliche. L'inversione di rotta si ha quando Christiaens decide di iniziare a produrre per conto terzi: dopo alcuni olandesi, sono Nino Bacelle e Guido Devos, ovvero il birrificio De Ranke, a stabilire la propria casa presso la Deca. Una decina di anni dopo furono altri due ex-homebrewers, Urbain Coutteau e Philippe Driessens, ovvero De Struise Brouwers, a rendere "famosi" gli impianti della Deca.
Per quel che riguarda la produzione propria, il sito internet elenca solamente sei etichette ma sono molte di più secondo il database di Ratebeer; quelle più interessanti fanno parte del marchio Vleteren che omaggia il comune di provenienza.
La birra.
Questa zona delle Fiandre Occidentali belghe è la terra delle grandi Strong Dark Ales: a cinque chilometri di distanza da Woesten, dove si trova la Deca, c'è il nuovo birrificio degli Struise; a sette l'abbazia di St. Sixtus/Westvleteren; a diciassette chilometri c'è Watou e la Brouwerij St Bernard e, qualche chilometro prima, la Brouwerij Vaneecke. Non è facile competere con le migliori rappresentanti al mondo di questa categoria stilistica, ma il birrificio Deca ci prova con la sua Vleteren 12 Bruin: quattro varietà di malto, due di luppolo ed un invecchiamento in botte che lascia qualche dubbio. Ratebeer parla di grandi foeders, mentre il birrificio dichiara in un incerto inglese "aged in oak barrels with Port": si tratta quindi di botti ex-porto, o una piccola quantità di porto viene immesso nelle botti assieme alla birra?
L'aspetto non è di certo il suo punto di forza: tonaca di frate, torbido, con intensi riflessi rossastri; più che una schiuma si forma una serie di bolle biancastre che aderiscono ai bordi del bicchiere. L'aroma è caldo ed avvolgente, anche se non brilla d'eleganza: c'è tanta frutta sotto spirito (uvetta, datteri, prugna, frutti di bosco) alla quale s'affiancano i profumi di zucchero candito, legno e vino liquoroso, porto. Poche bollicine al palato, corpo medio, una scorrevolezza che si può definire buona se si considera l'importante gradazione alcolica (12%). Il gusto prosegue in linea retta il percorso iniziato dall'aroma: caramello, accenni di biscotto e una spiccata dolcezza fatta di zucchero candito e tantissima frutta sotto spirito. Oltre a quella già presente nell'aroma, spunta anche la pera. L'alcool riscalda con vigore ma senza eccessi tutta la bevuta, aiutando ad asciugare una buona parte del dolce; il lavoro viene completato dal leggerissimo amaro dei tannini, che accompagnano a fine corsa le note legnose. Lunghissimo il retrogusto, molto dolce, morbido e caldo d'alcool.
Una birra pulita e ben fatta che si sorseggia con piacere e con calma in un freddo dopocena invernale: un po' monodimensionale e non molto raffinata, regala soddisfazioni che non sono all'altezza di quelle date dalle Strong Dark Ales dei birrifici citati sopra. Ma se ci si accontenta, si riesce ugualmente a godere.
Formato: 33 cl., alc. 12%, lotto A, scad. 21/05/2018, prezzo 2.50 Euro (beershop, Belgio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Innanzitutto complimenti per il tuo blog. E la prima volta che commento, ma ti seguo da tanto. Mi fai sempre venire una gran sete :D
RispondiEliminaDetto questo, quando sono stato in Belgio ho avuto la fortuna di comprare un po' delle birre di questo birrificio da un distributore di Vleteren (poco prima di fare una salto a St. Sixtus). Tra queste ho bevuto la birra in oggetto. Concordo con te, non mi piacque un granchè, soprattutto per l'imponente quantità di zuccheri residui. Esite però una sorella minore di questa birra. Il nome è lo stesso, l'etichetta è identica, ma è rossa. Se ti capitasse, di trovarla, merita una bevuta. Zuccheri residui da vera BDSA, elegantissima, e meno alcolica, mi pare fosse 8-9% abv. Sarà stata una bottiglia fortunata, ma è stata senza ombra di dubbio la migliore birra che ho portato a casa dal Belgio.
Grazie.
EliminaLe Vleteren non le ho mai viste in Italia, magari prima o poi la trovo su qualche beershop estero on line. grazie del consiglio.