Continua a crescere la scena della craft beer dell'Estonia, nazione che si è fatta conoscere in Italia grazie alle birre del birrificio Põhjala. Il database di Ratebeer include oggi oltre 60 tra microbirrifici e beerfirm, tutti aperti negli ultimi tre anni. Vediamo di conoscerne due.
Sori Brewing si trova nella periferia di Tallinn e viene fondata dai finlandesi Pyry Hurula, Heikki Uotila e Samu Heino, quest'ultimo non più in società oggi. I tre s'incontrano ad un club di appassionati di birra ed iniziano ad abbozzare l'idea di aprire un birrificio; Hurula, un lavoro nella finanza e un'attività in proprio di marketing, si occuperà della parte commerciale. Uotila (ex-marketing on-line) e Heino (microbiologo) sono i due che hanno già esperienza con l'homebrewing dai tempi dell'università e che si prenderanno cura della produzione. Invece di aprire nella nativa Finlandia, con la sua burocrazia e il suo monopolio di stato che regola la vendita degli alcolici, i tre si spostano nella vicina e più amichevole Estonia. Il nome scelto (Sori) è quello del quartiere di Tampere dove si sono conosciuti. Mentre Heino abbandona rapidamente il progetto, Hurula e Uotila danno il via ad un crowfunding di successo che li vede nel 2014 racimolare 450.000 Euro. Le vendite rispondono positivamente e nel 2015 una seconda campagna di crowfunding porta altri 470.000 Euro necessari per una prima espansione; ad affiancare Hurula e Uotila oggi c'è un comitato consultivo formato da cinque dei maggiori investitori che hanno esperienza nella ristorazione, nella finanza e nella distribuzione alimentare.
Una cinquantina le birre prodotte in tre anni di attività, incluso un Sahti realizzato assieme al Birrificio del Ducato.
La birra.
Coffee Gorilla è una Baltic Porter prodotta con sei diverse tipologie di malto e caffè; praticamente nera, forma una bella testa di schiuma beige cremosa e compatta, fine, dalla lunga persistenza. Pane nero, biscotto, delicate tostature, caramello ed esteri fruttati (prugna, accenni di ciliegia sciroppata) compongono un bouquet aromatica pulito e dalla discreta intensità. Purtroppo mi è capitata una bottiglia molto vicina alla data di scadenza e quindi la presenza di caffè è davvero limitata. Al palato scorre bene con poche bollicine ed un corpo medio: il gusto mostra una buona corrispondenza con l'aroma, riproponendo gli stessi elementi. Nel finale il caffè si fa sentire maggiormente, con la bevuta che si chiude in un retrogusto amaro abbastanza intenso nel quale convivono caffè, tostature e note terrose. Una Baltic Porter (7%) abbastanza pulita che riscalda delicatamente mostrando un buon livello di pulizia; le manca un po' di fragranza, peccato non averla incontrata qualche mese prima. Il livello è comunque buono e la bevuta senz'altro soddisfacente.
Formato: 33 cl., alc. 7%, IBU 45, lotto 33, scad. 19/01/2017, prezzo indicativo 3.00/4.00 Euro (beershop).
Formato: 33 cl., alc. 7%, IBU 45, lotto 33, scad. 19/01/2017, prezzo indicativo 3.00/4.00 Euro (beershop).
Passiamo ora a Vaat ("botte", in estone) beerfirm nata nel 2013 a Tallinn sulla quale sono riuscito a trovare pochissime informazioni; da quanto ho capito viene fondata da quattro amici/appassionati estoni e svizzeri (Johan, Markus, Lauri ed Oliver) ed è operativa dal 2015. Le ricette vengono elaborate su di un impianto pilota da 100 litri che si trova a Tallinn, per essere poi realizzate su grande scala altrove. Al momento il birrificio si appoggia all'immancabile De Proef in Belgio e, per un paio di birre destinate al mercato locale, al microbirrificio Must Lips di Tallinn. Tre sono le etichette in produzione regolare: una imperial stout chiamata Jailhouse Brew, una hoppy Vienna chiamata Lager Than Life e la witbier Witty Nelson.
La birra.
Jailhouse Brew, una imperial stout la cui ricetta prevede cinque diverse tipologie di malto, segale, avena e luppoli inglesi. Questa bottiglia dovrebbe far parte del primo lotto prodotto nei primi mesi del 2015, mentre da quanto leggo è già disponibile una nuova versione con una ricetta leggermente modificata.
Nel bicchiere si presenta di colore nero, impenetrabile alle luce e sormontata da una generosa testa di schiuma beige, cremosa e compatta, dall'ottima persistenza. Nonostante sia prodotta dall'infallibile (o quasi) De Proef, l'aroma non sembra promettere molto di buono: quasi assente, non ci sono assolutamente tostature o altri elementi caratteristici dello stile. Si sente invece la componente etilica, accompagnata da poco gradevoli sentori di mela verde. Al palato c'è qualcosa in più ma purtroppo la scarsa pulizia non permette d'apprezzare il caramello e le delicate tostature; ritorna la mela verde, il percorso si chiude con un lieve torrefatto immerso nell'alcooi. Imperial Stout davvero deludente e con una carbonazione elevata che non aiuta a percepire i sapori: ne risulta una sorta di "agglomerato scuro", leggermente tostato che non riesce a soddisfare chi se la trova nel bicchiere.
Formato: 33 cl., alc. 9.1%, lotto B, scad. 12/2018, prezzo indicativo 4.005/5.00 Euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
La birra.
Jailhouse Brew, una imperial stout la cui ricetta prevede cinque diverse tipologie di malto, segale, avena e luppoli inglesi. Questa bottiglia dovrebbe far parte del primo lotto prodotto nei primi mesi del 2015, mentre da quanto leggo è già disponibile una nuova versione con una ricetta leggermente modificata.
Nel bicchiere si presenta di colore nero, impenetrabile alle luce e sormontata da una generosa testa di schiuma beige, cremosa e compatta, dall'ottima persistenza. Nonostante sia prodotta dall'infallibile (o quasi) De Proef, l'aroma non sembra promettere molto di buono: quasi assente, non ci sono assolutamente tostature o altri elementi caratteristici dello stile. Si sente invece la componente etilica, accompagnata da poco gradevoli sentori di mela verde. Al palato c'è qualcosa in più ma purtroppo la scarsa pulizia non permette d'apprezzare il caramello e le delicate tostature; ritorna la mela verde, il percorso si chiude con un lieve torrefatto immerso nell'alcooi. Imperial Stout davvero deludente e con una carbonazione elevata che non aiuta a percepire i sapori: ne risulta una sorta di "agglomerato scuro", leggermente tostato che non riesce a soddisfare chi se la trova nel bicchiere.
Formato: 33 cl., alc. 9.1%, lotto B, scad. 12/2018, prezzo indicativo 4.005/5.00 Euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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