Tempo di debutti sul blog: nello specifico quello di Birra Fon, una realtà piuttosto giovane operativa a Fondo, in Val di Non (TN) dallo scorso maggio 2017. Non ho trovato molte informazioni in rete, ma il team è composto da cinque amici (Alberto, Alessandro, Daniele, Giordano e Marco) che dopo anni di homebrewing hanno deciso di fare il salto nel mondo dei professionisti. Birra Fon ha iniziato producendo presso terzi (The Wall e Serra Storta) ma sta installando in queste settimane il proprio impianto da 5 HL fornito dalla Socis: un passaggio di “status” necessario visto che ritengo non sia il massimo per un consumatore leggere in etichetta “birrificio artigianale trentino” se gli impianti non ci sono e se le birre vengono prodotte in Lombardia. Tra poco la situazione verrà “sanata” e il Birrificio Fon potrà vantarsi di utilizzare “l'acqua proveniente dalle fonti naturali dell'Alta Val di Non”: in parallelo i ragazzi hanno anche iniziato la coltivazione di luppolo. Tre sono le birre al momento disponibili, che andiamo ad assaggiare.
Si parte con Rio Saaz (5.3%), definita Golden Ale in etichetta e Koelsch sul sito di Birra Fon. Al di là delle discordanze, il suo nome si riferisce al torrente Rio Sass che nel corso dei secoli ha originato il canyon di Fondo, creando un dislivello di 145 metri ancora oggi attraversato dall’acqua. La ricetta della birra prevede lievito SafAle K-97, malto Pils e luppoli tedeschi Magnum, Saaz e Hallertauer Mittelfrüh. Nel bicchiere è dorata, leggermente velata e forma una bella testa di schiuma cremosa e compatta, dall’ottima persistenza. Al naso crosta di pane, cereali, leggeri profumi erbacei e una delicata speziatura da “luppolo nobile”: un aroma fresco, delicato e pulito. Il gusto prosegue con la stessa semplicità, aggiungendo qualche nota di miele a supporto della generosa luppolatura che sfocia in un finale amaro di buona intensità tutto giocato sull’erbaceo e sullo speziato. La bevuta è molto bilanciata e pulita, abbastanza attenuata e piuttosto gradevole a livello tattile, rinfrescante: una birra semplice ma ben fatta. Evidente l'inspirazione tedesca e quindi incomprensibile la scritta Golden Ale riportata in etichetta: è tuttavia una "svista" che il contenuto della bottiglia fa subito dimenticare.
Non ci sono invece dubbi stilistici sulla Grhop, un'American IPA (5.6%) prodotta con malti Pale, Maris Otter e Caramunich, segale e fiocchi d'orzo; i luppoli sono Magnum, Simcoe, Amarillo, Centennial e Citra, il lievito è l'immancabilie US-05. Il suo colore si colloca tra il ramato e l'oro antico, la schiuma è impeccabilmente cremosa e compatta: al naso, con discreta intensità, ci sono profumi di pompelmo e resina, aghi di pino, qualche nota dank. Anche in questa birra c'è pulizia e freschezza a valorizzare un bouquet aromatico semplice ma riuscito. E' un'American IPA un po' old school, senza eccessi fruttati: ai malti (caramello, lieve biscotto) il compito di bilanciare la resina e il vegetale dei luppoli. L'unica divagazione è rappresentata da qualche leggera nota di pompelmo, mentre il finale è una lunga scia amara di buona intensità, pungente e non priva di una certa eleganza. Solida e pulita, ben fatta, fresca: un carattere un po' più fruttato le donerebbe un po' di complessità e di modernità, ma qui entriamo nella sfera dei gusti personali. Oggettivamente è una birra di buon livello, facile da bere, pulita e priva di difetti.
Chiudiamo con la Stout chiama Sweet Dreams (5.5%) prodotta con malti Maris Otter, Chocolate, Roasted e Cafè, fiocchi d'avena e lattosio, lievito US-05 e luppolo Challenger. Nel bicchiere è splendida, quasi nera e sormontata da un cappello di schiuma molto fine e compatto. L'aroma regala profumi di caffè (chicchi e macinato) e caffelatte, orzo tostato: pochi elementi ma disposti con precisione e pulizia. La sensazione palatale è molto gradevole, l'avena e il lattosio le donano una morbidezza a tratti quasi cremosa. La bevuta parte del dolce del caramello per virare poi progressivamente verso l'amato del caffè e delle tostature. C'è meno pulizia ed eleganza rispetto all'aroma, ma l'intensità dei sapori rimane di tutto rispetto; il lattosio le dona una dolcezza che ricorda a tratti la panna, c'è qualche suggestione di cioccolato fondente, frutti di bosco e, nel finale, un po' di tabacco accompagna l'amaro del caffè e del torrefatto. C'è ancora spazio per una maggiore pulizia al gusto e una maggior eleganza nelle tostature, ma la bevuta è assolutamente gradevole.
Nel complesso tre birre di livello davvero buono per una beerfirm-quasi-birrificio in attività da pochissimi mesi: anziché cercare subito di stupire prendendosi rischi mi sembra - giustamente - che Birra Fon sia sia concentrata su semplicità, precisione dell'esecuzione e pulizia. Una scelta azzeccata, perché solo dopo aver messo i piedi ben saldi a terra si può provare a spiccare un salto.
Nel dettaglio:
Rio Saaz, 33 cl., alc. 5.3%, IBU 25, lotto 10517, scad. 28/09/2018, prezzo indicativo 3.50 EuroGrhop, 33 cl., alc. 5.6%, IBU 65, lotto 8617, scad. 28/08/2018, prezzo indicativo 4.00 Euro
Sweet Dreams, 33 cl., alc. 5,5%, IBU 34, lotto 23417, scad. 01/02/2019, prezzo indicativo 4.00 Euro
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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