mercoledì 29 novembre 2017

DALLA CANTINA: Paul-Bricius & C 'Mpardist Ale 2010

Secondo i dati riportati da Microbirrifici.org Paul Bricius è uno dei più longevi birrifici artigianali siciliani, un primato condiviso assieme al brewpub La Caverna Del Mastro Birraio di Acireale. Correva l’anno 2004 quando Fabrizio Traina,  Paolo Trainito decisero di trasformare l’hobby dell’homebrewing in qualcosa di più grande e professionale: a Fabrizio l’onore e l’onere di ricoprire il ruolo di birraio, iniziato quasi per caso nel garage di casa quando nel 1995 acquistò per curiosità un kit da birra. Dopo un paio d’anni gli estratti furono abbandonati a favore dell’All Grain: fondamentale il coinvolgimento dell’amico Paolo che, titolare di un pastificio, disponeva di un macchinario che poteva servire a macinare il malto. 
Paul Bricius (ovvero Paolo e Fabrizio) apre le proprie porte nel 2004 a Vittoria (Ragusa) con un impianto progettato e costruito da soli, grazie l’aiuto di un fabbro: oltre ai due compagni di homebrewing c’è il socio Luigi Carrubba.  Da cinque anni il birrificio ha anche iniziato a coltivare il proprio orzo che viene poi fatto maltare altrove;  in oltre dieci anni d’attività l’offerta brassicola ha subito pochissimi cambiamenti e si compone di una “Special Ale” una Strong Dark Ale, una Strong Red Ale, una IGA prodotta con mosto di Nero d’Avola, un barley wine chiamato 'Mpardist Ale e una Belgian Strong Dark Ale prodotta in collaborazione con l’Abbazia di Monreale.

La birra.
Malto Maris Otter e luppoli inglesi sono le materie prima utilizzate per realizzare un potente (11%) barley wine chiamato 'Mpardist Ale. La bottiglia che andiamo a stappare fa parte di un lotto di 4554 esemplari prodotto nel 2010 e che ha dormito per qualche anno in cantina: immagino che ne siano stati poi realizzati altri lotti più recenti. 
A sette anni d’età la 'Mpardist di Paul Bricius si presente di torbido colore ambrato, piuttosto carico; la schiuma di modeste dimensioni e piuttosto grossolana, svanisce piuttosto rapidamente. Il naso, al di là delle inevitabili ossidazioni, è una piacevole sorpresa: caldo e intenso, con mela caramellata e pera a guidare le danze accompagnate da toffee, uvetta e datteri, marzapane, vino marsalato. In sottofondo cartone bagnato e qualche nota ematica non disturbano un bouquet aromatico comunque interessante anche se un po’ sbilanciato sull’asse mela-pera. La sensazione palatale è ancora solida: corpo medio, poche bollicine, bevuta potente sostenuta da una robusta gradazione alcolica che riscalda ogni sorso, a tratti bruciando un po’. Purtroppo il gusto non è interessante e ricco quanto l’aroma: caramello, uvetta e datteri sono a tratti soffocati dalla componente etilica, c’è qualche nota ematica e nel finale un pochino di cartone bagnato porta una lieve astringenza.  
E’ un barley wine che si sorseggia senza particolari difficoltà e che riesce comunque a riscaldare e a coccolare in una fredda serata d’inverno; una componente aromatica molto interessante non trova adeguati riscontri in bocca dove la birra ha sicuramente già superato il suo picco e ha iniziato la sua inevitabile parabola discendente. 
Formato: 33 cl., alc. 11%, bottiglia 4216, imbott. 27/08/2010, scad. 01/08/2040.

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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