Mancava sul blog da tanti, troppi anni: Dark Star Brewing Company, attivo dal 1987 ed uno dei precursori della craft beer revolution inglese, soprattutto per quel che riguarda l’utilizzo di luppoli americani. Il nanobirrificio nasce in un angolo della cantina dell’Evening Star Pub di Brighton, una sorta di istituzione per gli appassionati di Real Ale, di proprietà dell’imprenditore Peter Halliday, del publican Peter Skinner e del birraio Rob Jones; i clienti sembrano apprezzare e l’impianto, poco più grande della pentola di un homebrewer, è insufficiente a soddisfare le richieste che iniziano ad arrivare anche da altri pub. Il birrificio viene inizialmente chiamato Skinners, ma visto che in Cornovaglia ne esisteva già uno con lo stesso nome, viene scelto il nome Dark Star. Così Rob Jones aveva chiamato la sua bitter quando lavorava alla Pitfield Brewery di Londra, ispirandosi all’omonima canzone dei Grateful Dead.
Nel 2001 viene inaugurato ad Ansty il nuovo impianto da 17 ettolitri e viene assunto il birraio Mark Tranter che resterà alla guida di Dark Star sino al 2013, anno in cui si metterà in proprio fondando il birrificio Burning Sky. Nel 2010 c’è un nuovo trasloco, quello nella sede attuale di Partridge Green, venti chilometri a nord ovest di Brighton, nel quale trova posto il nuovo impianto da 50 ettolitri; nel 2011 viene acquistato il pub The Partridge, sempre a in Partridge Green, che funziona come taproom del birrificio. Per anni Dark Star ha privilegiato fusti e cask (90%) rispetto alle bottiglie: nell’agosto 2015 sono arrivate le prime lattine con il debutto dell’American Pale Ale. Attualmente l’head brewer è Andy Paterson, alle spalle tre anni di esperienza presso BrewDog.
Nel 2012 Dark Star annuncia la nascita di una nuova American Pale Ale (5.7%) chiamata Revelation. Il birraio Mark Tranter raccontava: “otto o nove anni fa, quando feci la mia prima American Pale Ale, avevo intenzione di darle un contenuto alcolico del 5.7%; parlando con publican e distributori decidemmo di abbassarlo al 4.7% per meglio soddisfare le richieste del mercato inglese. Nessun problema, ma quel “5.7%” è sempre rimasto nei miei pensieri e, ora che il mercato domestico è evoluto e la gente è disponibile a bere birre più alcoliche in minor quantità, pensiamo sia il momento giusto per riproporlo”. La ricetta prevede malto Best Pale Ale e un mix di luppoli americani che include Warrior, Cascade, Columbus, Crystal e Chinook; visto il grande successo riscosso dalla American Pale Ale, a novembre 2015 la Revelation ha anche debuttato nella versione lattina, corredata di iscrizione Pro amore humulus (per amore del luppolo) e decorata dalla bella grafica pensata da Lon Chan, illustratore free lance di Brighton.
All’aspetto è di colore oro antico quasi limpido; la bianca schiuma è cremosa e compatta ed ha un’ottima persistenza. L’aroma è pulito ma poco e intenso e non particolarmente fresco; pompelmo zuccherato, arancia, profumi floreali. Non c’è molto su cui soffermarsi ed è quindi meglio avvicinare subito il bicchiere alle labbra: il gusto è molto più intenso ed è guidato da un ottimo equilibrio. La base maltata non è invadente ma è ben percepibile: miele, qualche accenno biscottato e caramellato supportano la generosa luppolatura che ripropone pompelmo e arancia, mentre il finale amaro oscilla tra il resinoso e il vegetale ed è di buona intensità. Un’American Pale Ale semplice, pulita e molto bilanciata, poco carbonata, morbida e gradevole al palato, capace di accompagnarvi con soddisfazione nel corso di un’intera serata reclamare particolare attenzione. La lattina in questione non è molto valorizzata dalla freschezza: lotto di produzione o data di scadenza non sono indicati, ma l’impressione bevendola è che abbia già diversi mesi sulle spalle.
Formato: 33 cl., alc. 5.7%, IBU 65, lotto e scadenza non riportati.NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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