Di North Brewing Company vi avevo brevemente accennato qualche tempo fa in occasione della Double IPA realizzata assieme agli olandesi di Uiltje. Il birrificio inglese è una costola dalla North Bar, uno dei precursori della craft beer a Leeds, soprattutto per quel che riguarda le birre americane: dal 1997 il locale aperto da John Gyngell e Christian Townsley, al quale si sono poi aggiunte sette filiali, attira e soddisfa numerosi appassionati birrofili. Aprire un birrificio è un progetto che Gyngell e Townsley hanno accarezzato per quasi dieci anni, riuscendolo a concretizzare solamente nel 2015 con la messa in funzione di un impianto da 17 ettolitri guidato dai birrai Seb Brink (ex Golden Owl Brewery) e Darius Darwel, provieniente dalla Bristol Beer Factory. Il birrificio è anche dotato di una capiente taproom che può ospitare duecento persone a sedere e ha di recente annunciato l'arrivo di nuovi fermentatori che consentiranno di raddoppiare la capacità produttiva. "Fare birre succose con quintali di luppolo" è l'obiettivo dichiarato di North Brewing che, come vedremo, produce birre torbide cavalcando le "ultime tendenze".
Le birre.
Partiamo dalla IPA della casa, chiamata Transmission (6.9%) e definita dal birrificio una classica West Coast IPA: non vengono dichiarati i luppoli utilizzati. Il suo colore è un arancio piuttosto carico ed opalescente sul quale si forma una schiuma biancastra abbastanza compatta e cremosa. Gli agrumi, sopratutto arancia e pompelmo, sono i protagonisti un aroma che viene arricchito di mango, ananas e qualche nota dank: il bouquet è fresco e di ottima intensità, la pulizia è buona anche se ci sarebbero margini di miglioramento. La sensazione palatale ha invece molto poco della West Coast e mi sembra aspirare al chewy: a livello tattile non è ingombrante ma è sicuramente molto più pesante di una classica IPA californiana. Un velo biscottato in sottofondo è l'unica percezione maltata che si ha in una birra che si spinge subito in territorio fruttato, ribaltando le proporzioni rispetto al naso: molta più frutta tropicale rispetto agli agrumi: si finisce con un amaro resinoso, un po' dank, che gratta leggermente la gola. E' un dettaglio trascurabile, ma c'è. Alcool molto ben controllato in una IPA semplice ma solida e intensa, molto fruttata: il livello è sicuramente molto buono ed un ulteriore salto di qualità si potrebbe fare migliorando pulizia ed eleganza, magari sacrificando un po' l'haze (il torbido) in favore di una maggiore precisione esecutiva.
Non è molto diverso il canovaccio della Paria IPA, una delle ultime produzione di North (settembre 2017): è nata in collaborazione con l'omonimo marchio di abbigliamento per ciclisti. Nonostante sia definita una "old school traditional IPA" non aspettatevi nulla d'inglese nel bicchiere e neppure un'American IPA di vecchio stampo: anche qua si viaggia nel juicy. Simcoe ed Amarillo i luppoli prescelti per farlo.
Il bicchiere si colora di un arancio piuttosto torbido con qualche sfumatura dorata: la schiuma è bianca, abbastanza compatta ed ha un'ottima persistenza. Al naso tanta frutta, equamente divisa tra agrumi (arancia, pompelmo) e tropicale (mango, ananas): c'è anche qualche nota di resina e aghi di pino. Intensità e freschezza ci sono, l'eleganza è migliorabile. Il gusto ricalca in toto l'aroma, riproponendo pregi e difetti in una bevuta ricca di frutta tropicale e un po' di agrumi dal finale amaro resinoso piuttosto pulito, senza il tanto temuto "grattino/effetto pellet". L'alcool si mostra per quanto dichiarato (6%), l'amaro è intenso e pungente ma il ruttino è tropicale: non ci sono grosse differenze con la Transmission e il livello è altrettanto elevato. Anche in questo caso una maggior finezza le gioverebbe sicuramente.
Chiudiamo con la Citrus Pale Ale, frutto della collaborazione tra North Brewing e Verdant, birrificio della Cornovaglia attualmente sul radar di tutti i beergeeks inglesi: il motivo principale dell'hype è sempre quello, il fattore "juicy". Lo scorso settembre è stata messa in commercio quest'American Pale Ale (5.5%) prodotta con avena e scorza d'arancia: nel bicchiere si presenta di un arancio quasi fangoso, torbido, sul quale riesce tuttavia a formarsi una testa di schiuma biancastra abbastanza compatta. Arancia e mandarino sono i protagonisti di un aroma semplice ma intenso nel quale l'eleganza latita: in sottofondo qualche nota di mango e di "verde", vegetale, pellet. Il mouthfeel è piuttosto gradevole e morbido, con qualche velleità cremosa conferitagli dall'avena che porta chi ha il bicchiere in mano a sorseggiare piuttosto che a "trangugiare". Il gusto è perfettamente coerente con l'aroma, riproponendo con intensità davvero notevole arancia e pompelmo supportati da un tocco di mango. L'amaro è piuttosto corto e quasi delicato, un tocco di resina che abbraccia la scorza d'arancia: il risultato è un gradevole e rinfrescante succo di frutta, un po' sgraziato in alcuni passaggi, ma molto ricco ed intenso, sicuramente soddisfacente se è quello che desiderate bere.
Nel dettaglio:
Transmission IPA, 33 cl., alc. 6.9%, scad. 24/01/2018, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)
Paria IPA. 33 cl., alc. 6%, scad. 04/03/2018, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)
Citrus Pale Ale, 33 cl., alc. 5,5%, scad. 04/03/2018, prezzo indicativo 5.00 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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