E’ Dan Weirback a fondare la Weyerbacher Brewing Company nel 1995 nella città di Easton, Pennsylvania: il nome è ovviamente la leggera storpiatura del suo cognome di origine tedesca avvenuta nel corso del tempo dall’altra parte dell’oceano atlantico. Operoso homebrewer dalla metà degli anni ‘80 ed appassionato beer hunter, Daniel ha alle sue spalle un passato da co-titolare di un’azienda che si occupava di fare manutenzione alle piscine e un’altra che distribuiva snacks e patatine fritte in sacchetto. Nel 1993 è alla ricerca di un nuovo business da intraprendere ed è una vacanza in Vermont assieme alla moglie Sue (e una sosta alla Long Trail Brewery) ad aiutarlo nella decisione: tempo due anni (e trecentomila dollari di finanziamenti) ed è già operativo ad Easton il birrificio Weyerbacher, con l’aiuto del partner Joseph T. Nanovic, oggi ancora tra gli azionisti di minoranza.
Nel 1997, per “cercare di farci notare in mezzo a tutti quei birrifici che facevano American Pale Ale cercando di imitare Sierra Nevada”, Weirback decide di alzare l’asticella concentrandosi sulla produzione di birre più alcoliche; si parte con una Raspberry Imperial Stout - idea elaborata nel passato da homebrewer - seguita dall’(english) barley wine “Blithering Idiot” che diventerà in seguito una della birre più apprezzate del birrificio. Nel 2001 Weyerbacher trasloca in una nuova location di dimensioni pressoché identiche ma con una disposizione degli spazi molto più funzionali alla produzione di birra: l’impianto è stato ingrandito già un paio di volte e sulla decisione di produrre soprattutto birre “dall’alto contenuto alcolico” non si è tornati più indietro: Dan si è recato spesso in Belgio a “studiare” le Strong Ales e le grandi birre trappiste per poi ritornare negli Stati Uniti a realizzare una Tripel chiamata Merry Monks e soprattutto la strong ale “Quad”, che leggo essere stata la prima “Quadrupel” americana a finire in una bottiglia.
Nel 2016 Weyerbacher ha superato i 23.000 ettolitri di birra prodotti e ha chiuso il 2017 sfiorando i 30.000: siamo tuttavia ancora lontani da saturare il potenziale effettivo da 70.000 ettolitri.
Blasphemy è la versione barricata (bourbon) della Quad: debutta nel 2007 come produzione occasionale ed arriva tutt’ora sugli scaffali una volta l’anno, di solito in primavera. Sino al 2010 era filtrata e non rifermentata, venduta in bottiglie da 35,5 cl.; Weyerbacher non era completamente soddisfatto del risultato e nel 2011 optò per bottiglie da 75 cl con tappo a gabbietta, rifermentate. Nello stesso anno ci fu un restyling dell’etichetta raffigurante un corvo nero su di uno sfondo blu. L’etichetta attuale, disegnata da Richardson Comly, risale invece al 2013; non ho trovato informazioni sulla ricetta se non che viene utilizzato il luppolo Simcoe, ma non è certo lui il protagonista di questa strong ale d’ispirazione trappista.
La bottiglia di oggi è invece nata nel 2014 e dopo quattro anni di cantina di presenta di color ambrato piuttosto carico o tonaca di frate cappuccino, tanto per restare in ambito monastico: la schiuma è cremosa e abbastanza compatta, con una buona persistenza se si considera gradazione alcolica ed invecchiamento. L’aroma è pulito e ancora piuttosto intenso: uvetta, prugna, ciliegia, fichi e datteri; è la frutta a dominare relegando in secondo piano il dolce del caramello, mentre il bouquet viene impreziosito da dettagli di legno e di vaniglia. La sensazione palatale è abbastanza rispettosa della tradizione belga: non ci sono ingombranti viscosità ad ostacolare lo scorrimento, il corpo è medio con una delicata carbonazione a renderla morbida e gradevole, l’alcool è abbastanza ben mascherato. La bevuta riparte dall’aroma in un percorso dolce e ricco di biscotto e caramello, frutta sotto spirito (uvetta, prugna, fico), vaniglia: a bilanciare c’è una sorprendente virata finale che chiama in causa l'asprezza di frutti rossi come ribes ed amarena. E’ un finale abbastanza secco che riesce ad asciugare il palato permettendolo di godere in tutta tranquillità di un retrogusto lungo, caldo e morbido nel quale s’incontrano di nuovo frutti dolci ed aspri, delicatamente inzuppati in un tocco di bourbon.
Niente male questa Blasphemy di Weyerbacher: non c’è grossa profondità ma quello che arriva nel bicchiere è godibile e soddisfacente, anche se il carattere belga non è particolarmente evidente/espressivo, e mi riferisco in particolare alla birra “base” che finisce poi ad invecchiare in botte. Il paragone con la St. Bernardus Oak Aged non è del tutto appropriato (botti di calvados anziché bourbon) ma rende vagamente l’idea di come dovrebbe essere la birra base: chi le ha assaggiate entrambe, potrà capire. Considerando che si tratta di una birra barricata che arriva dagli Stai Uniti, questa Blasphemy si trova comunque ad un ottimo rapporto qualità prezzo.
Formato 75 cl., alc. 11.8%, imbott. 08/05/2014, scadenza 08/05/2019, prezzo indicativo 12.00-14.00 euro (beershop) NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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