Maggio è mese di festeggiamenti a Placentia (California) dove nel 2008 ha aperto i battenti il birrificio The Bruery fondato da Patrick Rue: qui trovate le birre passate in rassegna sul blog nel corso degli anni. The Bruery ha (anche) costruito buona parte della propria fama grazie a birre dal notevole contenuto alcolico e ovviamente la birra con la quale ogni anno celebra il proprio compleanno non è qualcosa per palati delicati.
Nell 2009 quando nasce Papier, ovvero “carta” in francese: il birrificio la definiva un’interpretazione abbastanza libera di una Old Ale inglese prodotta con il ceppo di lievito (belga) della casa e poi invecchiata in botti di bourbon. 14.5% l’ABV finale. Le cose iniziano a farsi più interessanti a partire dal secondo compleanno quando arriva Coton (“cotone”, 14.5%), riedizione della Papier che viene però blendata proprio con un’imprecisata percentuale della birra prodotta un anno prima. Ad invecchiare nelle botti di bourbon ci finisce dunque una birra “fresca” e una percentuale di una che ha già un anno d’età. Nel 2011 tocca alla Cuir (“pelle”, 14.5%) celebrare il terzo compleanno di Bruery: anche questa prodotta con metodo solera, ovvero blend tra una Old Ale “fresca” e altre due già invecchiate, sottoponendo poi il blend ad un nuovo invecchiamento in botti di bourbon. Nel 2012 Fruet (15.5%) festeggia il compleanno numero cinque seguita l’anno successivo da Bois (“legno”, 15%) e nel 2014 dalla Sucrè (“zucchero”) che alza pericolosamente la gradazione alcolica in percentuale al 16.9. Cuivre (16.2%) spegne la settima candelina nel 2015 e Poterie (“ceramica”, 16.8%) la numero otto; gli ultimi festeggiamenti di maggio 2017 sono avvenuti con Saule (“il salice”, 16.1%). Vero o no, Patrick Rue afferma che nel blend c’è ancora una piccola percentuale di birra di ognuno dei compleanni precedenti.
Mentre la birra dell’anniversario (100% bourbon) è disponibile per tutti e commercializzata attraverso la regolare rete distributiva di The Bruery, ci sono poi svariate varianti accessibili solamente ai soci dei club Preservation Society e Reserve Society. Tra le botti utilizzate per queste versioni speciali della birra dell’anniversario: whisky di segale, brandy, rum, cognac, porto, tequilia, madeira.
Facciamo un passo indietro al 2014 quando Bruery festeggia il suo stesso compleanno con Sucré, “old ale prodotta con lievito belga” invecchiata in botti di bourbon assieme a piccole quantità di altre birre-anniversario realizzate dal birrificio negli anni precedenti. Le candeline vengono spente il 10 maggio in un’appropriata festa che si svolge presso la taproom a Placentia. Senza farlo apposta l’ho stappata esattamente quattro anni dopo la data dell’imbottigliamento stampata al laser sulla bottiglia, ovvero il 25 febbraio 2014.
Nel bicchiere è di uno splendido color ambrato illuminato da intensi riflessi rosso rubino; considerata la gradazione alcolica (16.9%) la schiuma è di dimensioni dignitose e mostra una discreta compattezza e persistenza. L’aroma è potente e caldo, ricco di frutta sotto spirito: immaginate un bicchiere di bourbon nel quale si tuffano uvetta, prugna, fichi, ciliegia e frutti di bosco, solo per citare i più evidenti. In secondo piano c’è una maggior complessità che non è tuttavia difficile da cogliere: dettagli che parlano di vini fortificati, legno e radici, vaniglia, forse cocco tostato. Il mouthfeel non è particolarmente ingombrante ed è un requisito quasi fondamentale per una birra così alcolica: poche bollicine, corpo tra il medio e il pieno. Sorseggiarla, come fareste con un Porto, non è troppo difficile ma richiede tempo e impegno, perché questa Sucré riscalda, e molto: inevitabile pensare a vini fortificati e a tanta frutta sotto spirito, mentre a ricordarci che nel bicchiere c’è comunque una birra ci pensa giusto qualche ricordo caramellato. A quattro anni dalla messa in bottiglia la bevuta è ancora potentissima: una lieve ossidazione è tuttavia percepibile con qualche leggerissima nota di cartone bagnato che si mescola a quelle legnose. Nessun fastidio. Il viaggio termina con un finale infuocato nel quale il bourbon riesce ad asciugare quasi tutta la componente dolce: a seguire c’è una scia praticamente interminabile, un’intensa ondata calda che vi tiene compagnia per diversi minuti, coccolandovi, riscaldandovi e, se non fate attenzione, mandandovi al tappeto.
Prezzo in fascia elevata ma esperienza che secondo me vale la pena fare almeno una volta nella vita, anche perché non è certo questa una birra che vorreste bere tutti i giorni: pur non essendo un mostro di complessità Sucré regala grandi soddisfazioni e più di un’emozione. Obbligatorio condividere l’esagerata bottiglia da 75 centilitri almeno con altre due persone: per chi non ha questa opportunità, è fondamentale dotarsi di un buon tappo per champagne in modo da potervela gustare con calma nel giro di qualche serata.
Formato 75 cl., alc. 16.9%, IBU 25, imbott. 25/02/2014, pagata 31.99 dollari (beershop, USA)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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